Circuito delle Americhe, un tracciato che ricorda Istanbul, Silverstone, Hockenheim, partorito da Hermann Tilke

Un andamento altalenante caratterizza la pista di Wandering Ceek, a Sud-Est di Austin, capitale del Texas. Tre settori: il primo medio, il secondo veloce e il terzo tortuoso. Carico aerodinamico medio basso. Gomme Pirelli hard (spalla arancione) e medium (spalla bianca). Probabili due pit stop, ma la temperatura può determinare le scelte strategiche per la gara

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La pista di Austin è stata progettata da Tavo Helmund, Kevin Schwantz, campione di motociclismo, e poi realizzata dall’architetto Hermann Tilke, il progettista preferito di Ecclestone. Il tracciato sorge a Wandering Ceek, a sud-est di Austin, capitale del Texas. La costruzione della pista iniziò nel 2011, anno in cui avrebbe dovuto svolgersi per la prima volta il GP di Formula 1 che riportava gli Stati Uniti nel Circus. Vi fu però un rallentamento nella costruzione, dovuta più a dissidi tra i soci dell’originaria società di gestione. Poi tutto si risolse e il debutto avvenne lo scorso anno.

Il tracciato si dipana per 5,513 km, in senso antiorario, con 20 curve e due lunghi rettilinei, dove insistono le due zone DRS (la prima dalla curva 11 alla curva 12, la seconda dalla curva 20 alla curva 1). Velocità massima intorno ai 315 Km/h (con DRS aperto), 305 km/h senza l’ausilio del dispositivo di ala mobile posteriroe. Otto staccate violente, 5.5 G di forza in frenata in curva 12. Gara di 56 giri, per totali 308,405 chilometri.

È una delle piste più veloci del mondale di F1 e una delle più belle, non solo per il pubblico, che può seguire la gara su gradinate strategiche collocate in vicinanza delle curve, ma anche per piloti e tecnici. Curve impegnative, veloci e interessanti per i piloti, mixate a curve tecniche, lente e impegnative, un impegno ulteriore per gli ingegneri nel trovare il giusto bilanciamento della monoposto.

Il primo settore è caratterizzato da una ripida salita dal rettilineo di partenza, con al culmine la curva 1 a gomito verso sinistra: la particolarità di questa piega è l’ampiezza e il fatto che per i piloti è difficile individuare il punto di corda, perché cieca fino alla fine. Segue un tratto più guidato, di media velocità, con curve in successione e un tratto che presenta cambi di direzione simili a quelli delle curve  Maggots-Becketts di Silverstone, con forti variazioni di pendenza.

Nel secondo settore, il più veloce, la curva 8 a gomito immette nel rettilineo più lungo – di 1,2 Km – in cui è stabilita la prima “Zona DRS” che dà ottime occasioni di sorpasso. L’ultimo settore, ricco di curve molto lente e ad angolo retto (in stile mototrome di Hockenheim), è rappresentato dal tratto tecnicamente più impegnativo, in cui risulta fondamentale la trazione, e che termina nella curva 19, a sinistra in discesa, da affrontare a velocità media e bollata dai più come la più difficile della pista.

Lo stress dell’impianto frenante è medio-alto e dal punto di vista delle gomme i due settori più impegnativi sono il primo con la curva 1, dove le gomme devono fornire una trazione ottimale; e il secondo con la curva 11, dove il pilota è portato a frenare in modo brusco quando la vettura è già in curva, creando una distribuzione delle forze sulle gomme esterne non uniforme. Per questa curva è essenziale una mescola che garantisca un buon grip, onde evitare pericolosi rollii verso l’esterno, che pregiudicherebbero l’inserimento e la massima performance nel rettilineo più lungo.

Le gomme avranno un consumo medio, dovuto in piccola parte a un effetto degrado causato dal bitme dell’asfalto posato sul tracciato, che fa emergere le pietre sottostanti man mano che si degrada; ma soprattutto perché su questo tracciato, viene scaricata molta energia sugli pneumatici e, come ha spiegato il direttore del motorsport di Pirelli, Paul Hambery, «quando molta energia viene dispersa attraverso le gomme si ha un accumulo di calore che ne aumenta usura e degrado». L’usura e il degrado sono amplificati anche dalle temperature medio alte di Austin (previste in un range di 13°-29°, con probabilità di precipitazioni del 20% e umidità media del 74%). Per questi motivi la Pirelli ha portato ad Austin le P Zero Orange hard e le P Zero White medium.

Le mescole sono le stesse dello scorso anno, quando la strategia vincente per i tre piloti finiti sul podio (Lewis Hamilton, Sebastian Vettel e Fernando Alonso) fu di un solo pit stop, con cambio da medie a dure. Quest’anno, la mescola più morbida fa prevedere due pit stop (tempo di percorrenza ottimale della pit lane di circa 21 secondi, compreso ingresso e uscita). Infine, il set up aerodinamico delle monoposto sarà di carico medio-basso, secondo uno schema già adottato sul circuito di Istanbul, con cui Austin ha molto in comune. Si pensa che alcune innovazioni per il 2014 possano essere testate durante le prove libere di oggi.

Alexander Rossi, pilota statunitense di origini italiane, scenderà in pista durante il primo turno di libere sulla Caterham, di cui è terzo pilota.

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L’analisi Pirelli del circuito di Austin a cura di Mario Isola

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