Le nanotecnologie al servizio delle cure contro le neoplasie. Successi rilevati contro i melanomi

La ricerca italiana sta sperimentando un metodo per eliminare solo le cellule tumorali, senza danneggiare i tessuti sani. Per ora testato solo sui melanomi, ma le nanotecnologie potrebbero imprimere un nuovo passo anche nella cura di altre forme neoplastiche

Alcuni ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) sono impegnati nella sperimentazione di nuove applicazioni per la cura delle malattie neoplastiche. Si tratta di “nano-trasportatori intelligenti”, in grado di veicolare grandi quantità di farmaci antitumorali, dirigendoli in maniera selettiva sulle cellule neoplasiche. Lo scopo è quello di colpire ed eliminare le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani. La prima forma tumorale su cui questo nuovo metodo è stato applicato è il melanoma, il tumore della pelle più aggressivo e resistente alla chemioterapia, soprattutto nelle sue forme avanzate e metastatiche. Lo studio, sviluppato grazie al sostegno dell’AIRC, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nanoscale.

Questi nano-trasportatori di nuova concezione sono basati sulla ferritina umana, una proteina fisiologica, biodegradabile e non tossica per l’organismo.

«I nano-trasportatori che stiamo sviluppando sono in grado di intrappolare al loro interno un gran numero di molecole di cisplatinoun chemioterapico molto usato anche nel melanomae di liberarle solo dopo aver raggiunto il bersaglio”, ha spiegato Patrizio Giacomini, del Laboratorio di immunologia IRE. «L’approccio, pur se a uno stadio iniziale e non ancora applicabile in clinica, promette di aumentare notevolmente l’efficacia della chemioterapia, riducendone al contempo gli effetti collaterali» ha precisato Giacomini.

«Coniugando le eccezionali capacità di trasporto della ferritina con la specificità di un anticorpo monoclonale anti-melanoma, siamo riusciti a rendere questo sistema intelligente» ha integrato Pierpaolo Ceci, dell’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari CNR. «Le nanoparticelle, una volta immuno-ingegnerizzate, acquisiscono la capacità di riconoscere selettivamente le cellule di melanoma scaricando al suo interno il loro cargo letale, mentre cellule altre dal melanoma, incluse ovviamente le cellule normali dell’organismo, sembrano essere risparmiate».

I risultati dello studio – ha concluso Ruggero De Maria, Direttore Scientifico del Regina Elena – incoraggiano a perseguire questa linea di ricerca, applicandola anche ad altri modelli tumorali». La ricerca italiana è quindi orientata verso nuove frontiere nella lotta alle neoplasie, con un orizzonte visibile: attenuare gli effetti negativi delle cure e rendere più selettivo il bombardamento farmacologico sulle cellule malate, non alterando la salute e la funzionalità di quelle non attaccate dalla malattia.

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