La protezione civile e la sfida dei social media: “comunicare il rischio e il rischio di comunicare”

Una giornata di studio dedicata a un tema di strettissima attualità: l’uso dei social network per potenziare e affinare gli strumenti di comunicazione con i cittadini e rendere più pronto ed efficiente il sistema nazionale di protezione civile (VIDEO)

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«Questa non è la conclusione ma l’inizio» ha detto Titti Postiglione, Responsabile Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione del Dipartimento della Protezione Civile, prima di salutare e ringraziare i partecipanti e i relatori che hanno animato la mattinata di studio avente per tema “La protezione civile e i social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare”, svoltasi venerdì scorso, 15 novembre, a Roma, nell’auditorium del Dipartimento della Protezione Civile.

Un’iniziativa rivolta al sistema della protezione civile, voluta e organizzata dal Dipartimento della PC in collaborazione con il quotidiano online indipendente ilgiornaledellaprotezionecivile.it, con la finalità di avviare un percorso di progressivo affinamento e potenziamento degli strumenti di comunicazione con i cittadini. Per tutta la durata dei lavori è stato possibile seguire la discussione tramite Twitter, seguendo l’hashtag #socialProCiv, entrato nei trending topics italiani e l’intera mattinata di studio è stata trasmessa in diretta streaming anche sul sito della Protezione Civile (e qui riportata per chi fosse interessato a seguire i lavori in differita).

Ai lavori hanno partecipato diverse realtà che compongono il sistema nazionale di protezione civile: rappresentanti di comuni, province e regioni, delle associazioni nazionali e locali di volontariato, della comunità tecnico scientifica (istituti di ricerca, università, ordini professionali), di tutte le altre strutture operative, delle aziende dei servizi, degli organi di informazione.

Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento, ha aperto i lavori, definendo i social media come «le nuove agorà della comunicazione» capaci di potenziare e velocizzare la potenzialità comunicativa, ma per i quali «rimane fondamentale il tema della validazione del dato dell’informazione». Tema, quest’ultimo, ripreso più volte negli interventi successivi, in cui si è discusso soprattutto di alcune esperienze maturate nell’uso dei social media nella comunicazione d’emergenza e del rischio da parte di comuni, associazioni di volontariato, istituti di ricerca e altri attori del sistema della protezione e della difesa civile.

Tra i relatori invitati anche studiosi, giornalisti ed esperti di comunicazione e nuove tecnologie, come Riccardo Luna, editorialista de La Repubblica ed ex direttore di Wired Italia; Alessio Jacona, giornalista e blogger, Chiara Fonio, sociologa e ricercatrice all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; il ricercatore e analista di social media Giovanni Arata, intervenuto in differita, attraverso la proiezione di contributi video-registrati; il filosofo Maurizio Ferraris, professore ordinario di filosofia teoretica all’Università degli studi di Torino.

Anche il professor Francesco Sabatini, linguista e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, ha voluto portare il suo contributo alla discussione, sottolineando – anche attraverso divertenti esempi e aneddoti – quanta poca attenzione venga dedicata, nel nostro paese, alla comunicazione e all’utilizzo di un linguaggio chiaro e sintetico.

Dopo una sessione dedicata alle domande del pubblico, la giornata di studio si è conclusa con l’intervento di Titti Postiglione, alla quale è toccato fare la sintesi delle tante idee, proposte e criticità emerse durante la discussione, ma anche delineare una sorta di piano d’azione per i prossimi mesi.

«Non vogliamo che sia il Dipartimento ad essere il gestore della comunicazione sui social media – ha affermato – non andrebbe bene per il nostro sistema di protezione civile, che è basato su competenze di carattere locale e territoriale: dobbiamo piuttosto costruire una rete e continuare a svolgere un ruolo di coordinamento». In che modo? Semplice: attraverso un nuovo grande impegno, simile a quello che dal 1980 a oggi ha permesso la costruzione della Protezione Civile Italiana, «una delle cose che nel nostro paese funzionano».

«Quel famoso ‘fate presto’ con cui titolarono i giornali all’indomani del terremoto in Irpinia adesso dobbiamo applicarlo alla comunicazione» ha concluso Postiglione, sottolineando che questa è solo un’esortazione per avviare una nuova fase di attività sul territorio e per collegare in modo efficace la periferia e il centro, per rendere ancora più pronta e operativa l’intera organizzazione della Protezione Civile.

Credits: Protezione Civile

La protezione civile e i social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare (video integrale)