Roma, arrestato giudice tributario mentre intasca mazzetta da 6000 euro

Un giudice della Commissione Tributaria preso con le mani nel sacco dalla Polizia di Stato, cui si era rivolto un avvocato insospettito dalle richieste di incontro del magistrato

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Agenti della Polizia di Stato di Roma in forza al commissariato Salario-Parioli hanno arrestato un giudice ultrasettantenne della Commissione Tributaria Provinciale di Roma. L’arresto è avvenuto in flagranza di reato, mentre il giudice stava riscuotendo una tangente di 6000 euro, che sarebbe servita per “aggiustare” una pratica che riguardava il figlio di un avvocato. La vicenda si è articolata in una serie di contatti telefonici tra la vittima, il suo avvocato e il giudice, in cui quest’ultimo chiedeva insistentemente un incontro con le parti per chiarimenti sulla “pratica”, prima della data dell’udienza.

L’insolita situazione ha insospettito l’avvocato che, munito di registratore, si è presentato all’incontro con il giudice. Subito al “sodo” il giudice della Commissione Tributaria non aveva nessuna intenzione di parlare della questione; ha esposto immediatamente la sua richiesta: 6.000 euro in cambio della chiusura positiva della pratica, aperta da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate, in base alla quale il figlio del legale avrebbe dovuto pagare 50mila Euro di sanzioni. A questo accertamento era stato presentato regolare ricorso.

Di fronte alle pressanti richieste del magistrato tributario, l’avvocato si è rivolto alla Polizia. Sono stati gli investigatori del Commissariato Salario Parioli, coordinati da Federico Gazzellone, che hanno contrassegnato il denaro contante e si sono appostati per intervenire dopo l’avvenuto scambio. Il giudice è stato arrestato per concussione e portato nel carcere di Regina Coeli.

Lo scorso 8 novembre, nel corso dell’omelia della consueta messa mattutina tenuta nella cappella della Casa di Santa Marta, Papa Francesco ha lanciato un vero e proprio “anatema” contro la corruzione e la “dea tangente”, che «toglie dignità. E questo è un peccato grave». «Si incomincia forse con una piccola bustarella, ma è come la droga, eh!» aveva esclamato il Pontefice, chiamando poi alla preghiera «perché il Signore cambi il cuore di questi devoti della dea tangente e se ne accorgano che la dignità viene dal lavoro degno, dal lavoro onesto, dal lavoro di ogni giorno e non da queste strade più facili che alla fine ti tolgono tutto».

Credits: Adnkronos, AGI, Polizia di Stato

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