TFF31: Red Family, Kim Ki-duk scrive e produce una pallida e patetica storia di divisione sociale

Il regista di Pietà in concorso con un film scritto e prodotto per Lee Ju Hyoung sulla spaccatura tra Corea del Nord e Corea del Sud

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Una falsa famiglia di nordcoreani è in realtà composta da spie, inviate con la forza oltre il confine di origine per eliminare i disertori e i traditori della propria patria. La vicinanza con una famiglia sudcoreana, abituata allo stile di vita “consumistico” occidentale, porterà la “famiglia rossa” a rivedere il proprio ruolo di giustiziere.

Dopo i deludenti Pietà (vincitore di uno scandaloso Leone d’Oro a Venezia 2012) e Moebius, Kim Ki-duk scrive e produce un film per Lee Ju Hyoung sulla spaccatura insanabile tra Corea del Nord e del Sud, scivolando pesantemente, e a più riprese, nel ridicolo involontario per colpa di un mix di generi sbilanciato e mai veramente omogeneo. Troppo in fretta e troppo casualmente si passa da un tono serio da film di spionaggio a uno più leggero da commedia di costume, con intermezzi d’azione violenta sempre fini a se stessi.

E poco importa se il tema è veramente importante e degno d’attenzione, perché sceneggiatore e regista preferiscono puntare più sulle ovvietà del tema piuttosto che sulle ripercussioni nascoste, non lasciando mai niente all’immaginazione dello spettatore; così i dialoghi si fanno via via sempre più banali e superficiali, le situazioni prevedibili e scontate con momenti lirici che varcano la soglia del patetico.

La regia di Hyoung non mostra alcun segno di attenta indagine su luoghi e spazi frequentati dai personaggi, fatto che fa sembrare il film più adatto a una release televisiva invece che materia da festival (è addirittura in concorso!).

Alla fine della proiezione la domanda che frulla di più nella mente è se il regista di Ferro 3 e Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera ci regalerà prima o poi un’altra opera degna del suo nome.

VOTO : 3 

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Il trailer ufficiale: