Province: a Trento si vive meglio, a Napoli peggio (e in tutto il Sud pure). La disunità d’Italia

La classifica “Qualità della vita-2013” stilata da “Il Sole 24 Ore” tra le 107 province è impietosa. L’Italia spaccata in due, un dato che getta ombre funeste sulla qualità della classe dirigente meridionale e sui metodi di selezione, più vicini ai meccanismi tribali che al funzionamento di una democrazia occidentale matura. Palermo, Reggio Calabria e Napoli ultime tre province d’Italia

Italia, Regioni e ProvinceTrento è la città dove si vive meglio in Italia, mentre Napoli quella in cui si sta peggio. Sono questi gli estremi, in positivo e negativo, della classifica “Qualità della vita-2013” stilata dal Il Sole 24 Ore tra le 107 province italiane.

Si alternano in vetta le 2 province autonome montane, con Trento che spodesta Bolzano dalla prima posizione, rispetto allo scorso anno. La parte bassa della classifica, invece, resta appannaggio del Sud, con Palermo e Reggio Calabria rispettivamente, penultima e terzultima.

L’indice è basato su 36 indicatori, articolati in sei capitoli, che spaziano dal tempo libero alla sicurezza, passando per il Pil pro capite.

In generale, la fotografia scattata dal Sole conferma il divario tra Sud e Nord del Paese: se il Nord Est è alla settima vittoria, il Mezzogiorno è stabile in coda, con una prevalenza delle siciliane e Napoli maglia nera già nel 2010. Rare eccezioni sono le sarde Nuoro (40ma), Ogliastra (43ma), Oristano (44ma). La peggiore delle settentrionali è Imperia (70ma).

Trento, insieme a Bolzano, si distingue, in particolare, nella sezione “affari e lavoro”, con il 60% di donne occupate, contro il 24% di Napoli e meno di 11 imprese in fallimento ogni 1000 registrate a fronte di 38. Così, il Pil pro capite della provincia trentina ammonta a 28mila euro, quasi il doppio dei 15mila di quella partenopea.

Per quanto riguarda le vittorie di “tappa”, oltre al primato di Trento e Bolzano nel business, si registra quello di Milano nel benessere, con il maggiore Pil pro capite pari a 37.642 euro l’anno, rispetto ai 12.930 di Crotone, ultima in questa sotto-classifica.

Trieste brilla nell’area dei servizi e delle infrastrutture (ultima Crotone); Piacenza e le altre due emiliane, Parma e Bologna si aggiudicano la tappa degli indicatori demografici con il trend migliore nei giovani, mentre ultima è Medio Campidano. Oristano vince in sicurezza (ultima Pescara), confermandosi la provincia più tranquilla per reati denunciati e il minore tasso di microcriminalità.

Con ottimi risultati, in particolare, per la presenza di volontari, librerie e cinema, Siena domina, infine, la graduatoria per il tempo libero (ultima Isernia) davanti a molte realtà a elevata vocazione turistica.

In generale, «pur in un quadro di difficoltà, essendo dotate di maggiori opportunità sul fronte del lavoro, delle imprese e dei servizi» restano stabili le grandi province.

Milano e Roma si collocano nella parte alta della classifica generale (rispettivamente decima e ventesima), con Bologna che sale e conquista il podio con il terzo posto, Firenze settima e Genova 24ma. Male Torino che perde ben nove posizioni e si piazza 52ma. Recupera Bari, ma resta nelle retrovie così come Taranto che dall’ultimo gradino dello scorso anno nel 2013 risale e diviene quartultima.

L’analisi del Sole 24 Ore mostra un dato di fondo clamoroso: l’inadeguatezza assoluta della classe dirigente, politica e burocratica, meridionale nel governare una porzione importante del Paese, i cui abitanti e cittadini spesso si sentono ostaggi della propria Patria. Una inadeguatezza cui non è indifferente il metodo di selezione, sia nella politica che nella burocrazia pubblica, frutto di meccanismi più vicini alle regole di funzionamento delle tribù beduine che a quelli delle democrazie occidentali mature.

Ne deriva un pozzo senza fondo del Meridione del Paese, che invece è ricco di risorse umane, economiche e naturali, vero volano per tutta Italia se solo fossero messe in condizione di operare con libertà in un quadro di regole certe e stabili, sciolte dai pesi criminali delle varie consorterie unite, troppo spesso, in rapporti osmotici con la politica.

Credit: ASCA