La scomparsa di Nelson Mandela, l’eroe della lotta all’apartheid e di un mondo nuovo possibile

Per il Sudafrica è stato liberatore nazionale e salvatore, George Washington e Abraham Lincoln in un solo uomo. Per il Mondo un esempio imperituro, elevatore dell’amore come arma di costruzione di massa. Le frasi di Nelson MandelaL’omaggio degli Stati UnitiIl saluto dei leader africaniCuba, Venezuela e India ricordano MandelaIl cordoglio di Papa FrancescoIl cordoglio dell’Italia

Nelson Mandela - Mvezo, 18 luglio 1918– Johannesburg, 5 dicembre 2013 (foto ASCA)

Pretoria – Nelson Mandela è morto. Nelson Mandela è tornato a casa, per chi è cristiano e cattolico, tornato alla Casa del Padre, come si dice spesso con una formula burocratico-religiosa ma secca verità.

L’eroe della lotta a quell’ossimoro del sostantivo “umanità” che è stata l’apartheid è scomparso all’età di 95 anni. A darne l’annuncio il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, in un commosso discorso televisivo alla nazione.

«Mandela se ne è andato serenamente e attorniato dai familiari. I nostri pensieri sono con la sua famiglia, con i colleghi e amici e con il popolo sudafricano», ha detto Zuma, che poi ha espresso «profonda gratitudine» per Madiba e ha indetto il lutto nazionale. «La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa». Dio benedica il Sudafrica, che ora può vivere un post-Mandela difficile, perché la presenza di una grande personalità ha avuto anche l’effetto di “congelare” certe spinte allo scontro e alla vendetta contro la minoranza bianca. Un dato su cui si dovrà riflettere nei prossimi giorni.

Le bandiere del Sudafrica, l’unico Paese al mondo con tre capitali, saranno ovunque a mezz’asta da oggi al giorno delle esequie. «Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre», ha proseguito Zuma con parole che andrebbero ricordate da tutti nei prossimi giorni e nel futuro del Sudafrica.

Dalla ricaduta di un’infezione polmonare verificatasi l’8 giugno scorso, Mandela era stato nuovamente ricoverato in una clinica. Poi, dopo tre mesi, era stato dimesso per tornare a sua casa nei pressi di Johannesburg, dove riceveva cure mediche e assistenza, circondato dai familiari. Le sue difficoltà respiratorie erano legate alla tubercolosi contratta durante la lunga prigionia a Robben Island. Da giugno la presidenza sudafricana descriveva la sua condizione come ”critica ma stabile”.

Nelson Mandela resterà per sempre oggetto di un culto della personalità, della sua qualità di Uomo tra gli uomini, che non ha mai cercato onori per gli sforzi sovrumani compiuti. Icona di pace e libertà, eroe del Novecento e della Pace. Si è spento nella sua casa vicino Johannesburg a seguito di una grave infezione polmonare, ironia del destino, proprio come suo padre. Se n’è andato lasciando al Sudafrica lacrime e speranze, perché Madiba, come si faceva chiamare dai suoi consanguinei, si è sempre considerato un umile ”patriota africano”, anche quando tutti credevano fosse l’uomo della Provvidenza riuscito a sradicare l’incubo dell’apartheid e della segregazione razziale.

Non poco per uno nato in un piccolo villaggio sperduto nella regione di Umtata, che compì i primi passi verso la conquista della libertà a 22 anni, quando gli fu propinato un matrimonio combinato con una ragazza scelta dal capo del suo clan. Non poco per un uomo chiamato Rolihlahla, vuol dire rompiscatole, “colui che spezza i rami”, arrestato con l’accusa di aver fondato e guidato la “Lancia della nazione”, l’ala armata dell’Anc (African National Congress), attraverso cui coordinò campagne di sabotaggio contro l’esercito e il governo elaborando piani per una possibile guerriglia. Poi l’ergastolo, 27 anni di prigione, e quel discorso in tribunale che passò alla storia.

Nella mia vita mi sono battuto contro la dominazione bianca, e mi sono battuto contro la dominazione nera. Ho creduto nell’ideale di una società democratica e libera, in cui tutti vivano insieme in armonia e con uguali opportunità. E’ un ideale a cui spero di dedicare la vita. Ma se necessario è un ideale per cui sono pronto a morire”, disse con parole che lo proiettano nell’Olimpo dei Grandi della Storia.

L’11 febbraio del 1990, il giorno della sua liberazione, avrebbe potuto prendersi la rivincita e disegnare una nuova pagina oscura del Sudafrica. Era quello che la popolazione nera voleva e gli chiedeva. Mandela, invece, fece il possibile per comprendere quelli che si definivano i suoi avversari: mentre era in prigione apprese la lingua dei bianchi, l’Afrikaans, studiò la loro poesia, si unì a loro nel lavoro. Fin da subito comprese che la peggior democrazia è preferibile alla migliore delle dittature. Nel 1993 arrivò il premio Nobel per la pace insieme al suo predecessore Frederik Willem de Klerk, il presidente coraggioso che avviò la scrittura di una nuova pagina per il Sudafrica.

Il che, dopo essere stato eletto il primo presidente nero del Sudafrica, ancora oggi giustifica le amicizie controverse coltivate durante la sua vita. Come quella con l’ex leader libico Muhammar Gheddafi, ma anche i passi falsi compiuti per contenere la diffusione dell’Hiv o la decisione di impegnare le truppe sudafricane per opporsi al golpe del 1998 in Lesotho.

Mandela non è stato un uomo qualunque, ma forse solo sul piano del profilo pubblico, perché’ nella vita privata Mandela era un uomo proprio come tutti gli altri, con una passione per il pugilato coltivata in giovane età e il suo amore per le donne. Tanto da sposarne tre, l’ultima delle quali, Graca Machel, vedova di Samora Machel, l’ex presidente del Mozambico morto misteriosamente in un incidente aereo.

Di lui, il mondo ricorderà per sempre il sorriso smagliante, la devozione al rispetto altrui. Porterà con sé la ”Rainbow Nation” e continuerà a chiamarlo ”Padre della Nazione” in memoria della “Commissione per la Verità e la Riconciliazione”: un tribunale atipico costituito appena divenuto capo del governo, in cui molti afrikaner giudicati colpevoli, ma rei confessi, ricevettero il perdono e l’amnistia.

Un impeto per la giustizia, quello di Mandela, a tratti irrefrenabile, che lo portò persino ad essere etichettato come un nero che professava il bene dei bianchi. Madiba occuperà per sempre, incastonato nella Storia, un posto incontaminato nell’immaginario sudafricano. Il liberatore nazionale. Il salvatore. Il George Washington e l’Abraham Lincoln concentrati in una sola persona: ”Unitevi! Mobilitatevi! Lottate!”.

Oggi, il Day After Mandela, è il giorno dopo del suo Secondo Compleanno. Oggi, di fronte al cospetto di Dio, sperimenterà la sua magnanimità nel perdonargli le piccolezze di tutti gli uomini, affrancate dalla grandezza del suo messaggio. Un altro rivoluzionario, incompreso al suo tempo, Gesù di Nazareth, professò l’eguaglianza di tutti gli uomini e l’amore come arma di costruzione di massa. Ma Egli aveva una certa facilitazione, essendo Dio Incarnato (secondo la nostra convinzione di cristiani e di cattolici).

Mandela, Uomo tra gli uomini, ha cercato di applicarne il messaggio e Gesù, alla destra di sé stesso, lo abbraccerà per l’Infinito.

Buon viaggio Madiba, la Luce illumini la tua eternità.

Credit: Asca

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