L’insostenibile leggerezza della FIA nel far rispettare le regole in Formula 1

Montezemolo chiede al rieletto presidente della FIA Jean Tods “stabilità e trasparenza dei regolamenti”. I team sbagliano a eludere le regole o la FIA è troppo “disattenta” verso l’applicazione dei regolamenti?

Jean Tods, ex direttore sportivo della Ferrari, è stato riconfermato presidente della FIA all’unanimità. La notizia è stata accolta dall’auspicio di Montezemolo che «Tods contribuisca al rinnovamento del nostro sport, assicurando nel contempo la necessaria stabilità e trasparenza dei regolamenti».

È un fatto che le interpretazioni estreme dei regolamenti da parte della Red Bull abbiano costretto nel 2012 la FIA a modificare le regole ed è un fatto che il team di Milton Keynes si sia specializzato nel 2013 nel raggirarle senza intercorrere mai in sanzioni.

La FIA è infatti stata molto magnanima nello scorso campionato, tanto da sorvolare sulle strategie sperimentali al limite del legale di alcuni top team: basti pensare al richiamo ufficiale della FIA dopo il GP di Malesia a Red Bull, Mercedes e Lotus per irregolarità nell’assetto della macchina, a cui non seguì alcuna penalità. Così come alcuna seria sanzione è stata inflitta alla Mercedes per famoso test segreto per Pirelli (irregolare perché su vettura del 2013) neppure un depennamento di punti dalla Classifica Costruttori, in cui a fine campionato la Mercedes si è piazzata seconda. L’unica sanzione della FIA – secondo la Ferrari – è l’ingiusto drive through dato a Massa nell’ultimo gran premio.

Sempre la FIA non ha rilevato alcuna irregolarità sul simil traction control, l’innovativo dispositivo che ha permesso alla Red Bull di vincere il campionato.

Il Traction Control System (TCS) è il sistema che lavora sull’elettronica di bordo e che impedisce il pattinamento delle ruote motrici della vettura. Il TCS può agire sui freni, in combinazione con l’ABS; sull’alimentazione, attraverso la limitazione della quantità di carburante che entra in ogni cilindro; infine, per mezzo dell’accensione, giocando sul ritardo dell’accensione del motore e tagliando uno o più cilindri. In tutti e tre casi, il risultato finale è un recupero di trazione e l’accrescimento del controllo da parte del pilota.

L’articolo 9.3 del regolamento tecnico di Formula 1 della FIA vieta sulla monoposto qualsiasi sistema o dispositivo che sia in grado di produrre il controllo di trazione e vieta qualsiasi dispositivo che avvisi il pilota del pattinamento delle ruote.

20131209-articolo-9-3-regolamento-tecn-f1-660x256Alberto Antonini, nell’articolo “Attrazione totale” (n. 47 del 26 novembre 2013), ha sostenuto che «dalla telemetria risulta chiaramente come nelle accelerazioni in uscita di curva, la potenza e la coppia del motore subiscano un “taglio” che impedisce al retrotreno di sbandare». Effetto che lo stesso Antonini segnala fosse del tutto evidente a Interlagos in condizioni di bagnato, quando la Red Bull di Vettel sembrava correre sui binari. L’effetto del traction control già in Canada, sul circuito di Montreal, era stato segnalato da un lettore della stessa rivista e di cui pubblichiamo il video.

Stiamo parlando però della monoposto di Mark Webber, non quella di Sebastian Vettel: è quella dell’australiano la RB9 che volava nelle prove libere dei primi gran premi del 2013 e che staccava di almeno 7 decimi la vettura del campione del mondo, senza però predominare sugli altri. Fino al GP di Silverstone la monoposto di Webber è stata usata – a nostro avviso – per mettere a punto il sistema, legato in qualche modo all’alternatore, perché appare improbabile che la Magneti Marelli, fornitrice ufficiale di molti team, abbia fornito alternatori difettosi solo alla Red Bull.

Il dubbio è che l’alternatore possa essere stato usato per ottenere un effetto non conforme alle specifiche indicate dal regolamento tecnico, ma non vi è alcuna notizia di certificazione di guasti o di verifiche tecniche da parte dei commissari FIA.

Antonio Granato, in un articolo di ottobre su F1sport – “Red Bull, il taglio dei cilindri ed il sospetto TC” – è stato tra chi ha ipotizzato l’esistenza di un dispositivo di controllo di trazione dandone una spiegazione plausibile e legale. La sua tesi parte dall’autorizzazione concessa dalla FIA nel 2012 al solo motore Renault di tagliare massimo 4 cilindri del motore e ipotizza come gli ingegneri francesi siano riusciti e ricreare l’effetto TC e l’effetto hot-blowing (diffusori soffiati ampiamente utilizzati nel biennio 2010-2011 poi vietati).

Il meccanismo non è ancora noto, ma la combinazione indicata da Granato potrebbe essere quella giusta. La Red Bull ha reso leciti due divieti utilizzando le falle di un regolamento che troppo spesso appare impreciso e discutibile. Viene da domandarsi se sia questione di incapacità o di impossibilità quella di mettere a frutto quanto tutte le squadre hanno a disposizione da parte della FIA: motore V8 e centralina unica.

L'uscita di Webber dal tornantino del circuito di Montreal, Canada, "urla" la presenza di un traction control
L’uscita di Webber dal tornantino del circuito di Montreal, Canada, “urla” la presenza di un sistema di traction control

Ma è veramente tutto regolare?  Quando una squadra vince gli altri copiano o incolpano di broglio: a metà campionato Toto Wolff, manager e azionista di Mercedes AMG F1, ha accusato la Red Bull di aver manomesso le mappature del motore (il team guidato da Chris Horner aveva ricevuto lo stesso capo d’accusa nel 2011 e poi era uscita indenne dai sospetti). La FIA ha posto la Red Bull sotto investigazione, ma nessun esito si è registrato.

Il sistema dunque sarebbe regolare per la FIA: non sarebbe automatico, ma attivato dal pilota (secondo una valutazione circolante tra gli ingegnerei), ma l’unico dato certo è che la centralina elettronica prodotta dalla McLaren è unica per tutti i team, è immodificabile ed è costruita su specifiche della FIA.

Il software non si può manomettere in alcun modo: i vari tecnici possono utilizzare e tarare solo strategie pensate dalla Federazione per cui la Red Bull sarebbe riuscita a modificare certi segnali in ingresso alla centralina, sfruttando al massimo quelle strategie messe a disposizione a tutte le squadre.

Pare improbabile che i tecnici Renault e Red Bull siano riusciti a installare a valle della centralina un device che la inganni, eludendo il controllo della telemetria dei commissari FIA, ma rimane il sospetto che un controllo severo dei singoli componenti non sia stato effettuato in modo scrupoloso.

L’unica certezza è che la FIA ha consentito alla Red Bull di vincere accettando di fatto la sua interpretazione del regolamento. Se è vietato un sistema o un dispositivo che consenta il traction control, è vietato anche qualsiasi dispositivo che ne riproduca l’effetto. È la non applicazione delle regole che porta all’ambiguità e all’arbitrio della loro messa in atto. Invocare la trasparenza delle regolamento significa anche segnalarne l’abuso: perché nessun team ha inoltrato un richiamo contro il simil traction control? Forse per creare un precedente e prenotarsi il podio per il Campionato 2014.

La Formula 1 degli ultimi anni è divenuta uno spettacolo e l’unico sport veramente praticato è vincere trasgredendo legalmente le regole. La FIA è colpevole perché non ha garantito stabilità regolamentare e trasparenza nell’applicazione delle norme tecniche e sportive, riducendo in fin di vita lo spirito sportivo nella serie regina dell’automobilismo.

Ringraziamo Riccardo Pancaldi per aver condiviso le proprie impressioni, utili alla redazione di questo articolo.

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