Jean & Bernie e la “banda” di Place de la Concorde tengono in ostaggio la F1, con molti complici

Le ultime “novità” approvate all’unanimità dai team e dalla Fom, con l’avallo della FIA, mostrano una debolezza di fondo: la Formula 1 è solo business, ma gestito peggio di una sagra paesana. Doppi punti nell’ultima gara del 2014 ad usum pecunia? Penalità di 5 secondi per movimentare le gare? Sessioni di test straordinarie per motivi di sicurezza? Insorge il web

Come avrete notato, abbiamo taciuto di alcuni eventi recenti del motorsport, come il Prize Giving del 6 dicembre scorso: una lacuna voluta, che avremmo voluto fosse seguita anche da altri, perché la F1 ha bisogno di svegliarsi dal torpore lisergico in cui è immersa, per eccesso di risorse.

Ieri però non abbiamo potuto fare a meno di dare conto delle “straordinarie” innovazioni introdotte – all’unanimità – dal F1 Strategy Group e dalla Formula One Commission, con l’olio battesimale della FIA: doppi punti nell’ultima gara, penalità di 5’’ per le infrazioni minori (ma su quali violazioni si debba applicare questa sanzione ancora si deve decidere: pare il Governo italiano…), test supplementari e straordinari di gomme in Bahrain (dove il sole della libertà splende: la libertà di incassare gli assegni…, anche se il discorso andrebbe estero, in tema, ad altri Paesi…), numerazione fissa dei piloti, budget cap.

Alcune di queste decisioni hanno lasciato perplessi gli osservatori del motorsport: per esempio sul doppio punteggio attribuito a piloti e costruttori nell’ultima gara del campionato, nel 2014 ad Abu Dhabi. Sembra che dietro la decisione vi sia una lauta mancia elargita dall’Emiro ai gestori del Circo Multiequestre della F1, con positivi riflessi sulla soddisfazione dei guidatori delle bighe. Chissà, si sarebbe potuto chiedere ancor di più, magari mettendo in programma una scazzottata…magari spacciandola per esperienza transportiva.

Immaginatevi i titoli: “il GP di Abu Dhabi si deciderà nel paddock, dove il primo e il secondo classificato si sfideranno in un incontro di boxe della durata di tre round”; “La F1 abbraccia la boxe”; “Un’originale forma di biathlon”. E via andare…

Sul budget cap, la FIA si doterà forse di un corpo di polizia finanziaria per controllare spese, bilanci e dotazioni finanziarie?

Riguardo alla numerazione personale, chi deciderà il transito di un numero da un pilota a un altro? Il numero 27 a chi intendono assegnarlo, lor signori? E quale legittimità avrebbe una cosa del genere? E congruo il paragone con altri sport? E come si coniuga questa “personalizzazione” con il diritto di imporre ai piloti la strategia di squadra? Non sarebbe più logico – e connesso in modo imbarazzante – il ripristino del divieto di ordini di scuderia?

Infine, la penalità di 5’’ sarà irrogata a fine gara o in corso d’opera? E si è riflettuto abbastanza sull’effetto prodotto, rendere ancora più incomprensibile agli spettatori – presenti in circuito e in televisione – la classifica di gara?

Insomma, Jean & Bernie sembrano aver interpretato in modo incisivo e più ampio il noto aforisma di Ennio Flaiano: «ho poche idee, ma confuse». Molte idee e tutte confuse, diremmo.

A parte l’insurrezione in corso sul web, dove gli amici di Motorsport Rants hanno lanciato gli hashtag #nodoublepointsf1 e #boicottabudhabigpf1, la parte migliore è quella di chi prende queste decisioni come si dovrebbe: mettendosi a ridere.

Antonio Bomba scrive, sulla bacheca di Mario Donnini (redattore di Autosprint): «No ma è bella l’idea dell’ultimo GP a punteggio doppio. Per il vincitore io ce mettevo anche un prosciutto, il barattolo de olive e la papaera da fa al sugo!». Un post cui Maurizio Ferrero risponde con una proposta amarcord: «E non si potrebbe fare come a giochi senza frontiere ? E giocare il Jolly?». Insomma, se la banda di Place de la Concorde pensa di proporre misure originali per rivitalizzare la Formula 1 e invade il campo del ridicolo con tutte e quattro le ruote, sappia che non troverà gendarmi a bacchettarli, ma esecratori con il manganello del sarcasmo. E il sarcasmo fa molti più danni, cari Jean & Bernie.

Ai due capi della “ndrina di Parigi”, che ha molte ramificazioni in Inghilterra, in Germania e qualcuna pure nell’ex “Emilia Romagna felix”, vorremmo suggerire di farsi una doccia fredda e di smettere di bere alcolici: non li reggono. “Only water, please!”. C’hanno “una certa…” come si dice nella capitale (immorale?) d’Italia.

Togliete peso all’aerodinamica, fatela finita con queste stupidaggini del budget cap inverificabile, lasciate spazio creativo ai progettisti senza erodere le conquiste in materia di sicurezza, cacciate Tilke (o spiegategli che cosa è una corsa di automobili: secondo noi non l’ha ancora capito…), liberalizzate di nuovo i test (correre in F1 non rientra tra le terapie consigliate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il progresso della salute umana: chi può corre, chi non può guarda!).

E finitela di prenderci per i fondelli, perché gli appassionati non sono grulli (un po’ di fiorentino va rispolverato, vista l’aria che tira…), possono davvero stancarsi di un Circo che sta diventando una carovana di comici che non fanno ridere, di acrobati che non sanno muoversi sul palcoscenico, di regole troppo contorte che creano disgusto. Datevi una mossa, perché non scommetteremmo un centesimo sull’aumento degli abbonamenti a Sky per seguire la Formula 1. Anzi, ora che ci riflettiamo, forse è arrivato il momento di spedire la disdetta…

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.