Barcelona d’inverno, una meta da non perdere

Arte, cultura, buon cibo. La Catalogna invernale ha tanto da offrire (e tanto da insegnare alla povera vecchia Italia)

Barcelona (Spagna) – Avete qualche soldino faticosamente risparmiato da destinare ad un viaggio? Perfetto: lasciate perdere le mete orientali, gli atolli del pacifico e il b&b pugliese che stavate monitorando da mesi. Prendete i vostri soldini e investiteli in un viaggio in Spagna, precisamente in un viaggio invernale in Catalogna: se amate l’arte, il buon cibo e i servizi impeccabili, la penisola iberica è la meta che fa per voi. Questo articolo non ha lo scopo di pubblicizzare questo o quell’altro sito di prenotazione on line: sappiate solo che prima prenotate, più risparmierete e se risparmiate sull’alloggio potrete stare qualche giorno in più in una delle regioni più belle d’Europa. E questo vale anche per il biglietto aereo. Usando le low-cost potrete scoprire gli aeroporti minori e, con essi, piccole perle come Girona.

Girona, ricchissima perla a un passo dalla neve. Chi non ha mai sentito parlare di Girona? Gli habitué di Ryanair la conoscono benissimo: la compagnia irlandese atterra al “Costa Brava” per permettere ai suoi clienti di raggiungere la Barcelloneta. Ma Girona merita da sola il prezzo del biglietto: invece di recarvi subito nella capitale catalana, restate un giorno e una notte in questa piccola località e lasciatevi sorprendere. A Girona, infatti, ci sono molte cose da vedere: i ponti sul fiume – uno dei quali ideati Eiffel, il parco cittadino, il centro storico, le vecchie case dei pescatori sul fiume, i musei, i negozi, le specialità culinarie. La sorpresa più interessante che riserva Girona, però, è la passeggiata sulle mura fortificate: armati di scarpe comode (e macchina fotografica), salite sulle mura e ammirate lo splendido panorama che la cittadina catalana può offrire. Chiese, campanili, piazze, verde a perdita d’occhio, giardini nascosti, case-matte, doccioni e montagne innevate sullo sfondo. Girona è una città ricca (e si vede). L’università accoglie giovani da tutta Europa ed è molto rinomata.I negozi, nella parte più nuova e commerciale della città, sono di livello medio-alto. I residenti non sono esattamente catalani al 100%: qui, a Girona, moltissimi anglosassoni possiedono una casa (e persino una residenza). Ogni centimetro della città è pulito come uno specchio e tutto ciò che ha una valenza artistica, culturale o storica è tenuto in grande considerazione. Il che significa che c’è qualcuno che investe su di esso spendendo tanti quattrini. Non c’è bisogno di un genio per capirlo: basta guardare come sono ben tenute le antiche mura fortificate.

Dopo Girona, la vostra meta dovrà essere la capitale della Catalogna: Barcellona, o – per scriverla alla spagnola – Barcélona. La prima cosa a cui dovrete abituarvi è la lingua: qua siamo in Catalogna e la lingua ufficiale (che ci piaccia o no) è il catalano. Ovviamente, nessuno ha difficoltà a interagire in inglese o in castigliano, ma scordatevi di trovare le indicazioni in doppio idioma. Spesso e volentieri, infatti, i toponimi sono in catalano e a questo vi conviene fare riferimento. Per cercare di capire la lingua catalana basterà non pensare in castigliano: preferite l’italiano o il francese, troverete salvifiche corrispondenze linguistiche.

Archiviata la questione “lingua”, per la verità marginale in campo turistico, buttatevi a capofitto in una delle più belle città d’Europa. Barcellona in versione invernale stupirà i vostri occhi e i vostri sensi. Finita l’estate – e con essa le orde di giovani anglosassoni in cerca di droga e sesso, Barcellona è pronta ad accogliere un turismo diverso, più ricco, meno invasivo e più interessato alle sue bellezze. La capitale catalana è una città stupenda sotto il profilo urbanistico-architettonico. Splendidi palazzi dell’800 si alternano a costruzioni più recenti perfettamente inserite nel contesto urbano. Non fa eccezione nemmeno la parte più popolare di Barcellona: anche qui l’ordine è il protagonista, con i suoi lunghi viali pieni di alberi, i condomini con i piccoli balconi e un’orda di attività commerciali sempre aperte.

Per spostarsi da una parte all’altra della città, il mio consiglio è quello di comprare un biglietto per la metropolitana valevole per più giorni. Questo vi consentirà di sfruttare ogni mezzo pubblico della città, eccezion fatta per la teleferica da Montjuic al mare e per quella che conduce all’osservatorio del Tibidabo. Se preferite la bicicletta, non abbiate paura: Barcellona è una città ciclabile e ovunque troverete rastrelliere e bici da noleggiare. Se, invece, preferite camminare non avete che l’imbarazzo della scelta: la capitale catalana è una grande città, ma i siti di interesse storico/turistico sono situati in un’area piuttosto ristretta che può essere tranquillamente girata a piedi. Le tappe obbligate sono la Sagrada Familia, la Barcelloneta, le case di Gaudì, la Rambla, la Baquerìa, i parchi, la Fontana Magica.

Per godersi al meglio una città come Barcellona, conviene alzarsi presto la mattina, sfruttare queste ore per i siti di interesse turistico e poi camminare semplicemente per la città sfuggendo, se possibile, ai locali per turisti. Basterà allenare l’occhio e farsi guidare dall’istinto: troverete dei localini fantastici, i cui clienti sono al 99% catalani. Per la colazione non ordinate mai e poi mai un cappuccino perché non corrisponde a ciò che usiamo noi, preferite un cafè con leche: vi serviranno un ottimo caffè con latte corredato da schiumetta. Per le paste non avrete che l’imbarazzo della scelta: cornetti, paste salate, tortine sono ottime quindi abbiate coraggio e assaggiate anche ciò che potrebbe sembrare azzardato. Se trovate una piccolissima pasticceria simil-francese nelle vicinanze della Sagrada Familia entrateci: fanno dei cornetti integrali che sono semplicemente deliziosi. Per il pranzo o la cena, dipende molto dai vostri gusti. Per i vegetariani che non vogliono correre rischi, accanto sempre alla Sagrada Familia, vi è un ristorante vegetariano a buffet che costa 10 euro circa a persona. Per tutti gli altri, veg e non, sperimentate: al massimo vi ritroverete a mangiare patatas bravas accompagnate con dell’ottima birra locale – il tutto a prezzi molto molto convenienti. Se invece volete assaggiare la vera cucina catalana in una vera trattoria catalana dove ci vanno solo i catalani, beh allora dovete andare al Pollo Rico: questo localino si trova in una traversa della Rambla vicino al Teatro. Prezzi e ambiente assolutamente popolari, ceramica azùl, cibo casereccio e atmosfera casalinga: questo è il Pollo Rico. Dopo un pranzo saporito, buttatevi della Baquerìa in cerca di frutta: alla modica cifra di un euro potrete mangiare una macedonia freschissima senza conservanti o zuccheri aggiunti. E se non si vuole mangiare spagnolo/catalano? Optate per l’indiano o per il cinese. Ancor meglio se trovate il negozietto take away nei dintorni di Piazza Catalogna che abbiamo trovato noi mentre giravamo senza meta: attratti da un cartello con su scritto “ramen”, abbiamo azzardato un ordine: noodles in brodo, costo totale a persona circa 6 euro. Potrebbe sembrare uno sproposito, ma non lo è: questo negozietto usa solo prodotti biologici e prepara tutto a mano. Inutile dire che i ramen/noodles erano semplicemente squisiti.

Visto che vi sto consigliando Barcellona d’Inverno, non posso non nominare il mercatino natalizio di Santa Lucia (Piazza della Cattedrale) e le sue particolarità. Al di là dell’assaggino di lardo che mi è capitato in bocca (rischi dell’esser vegetariani ossessionati dagli assaggini non identificabili), ci sono due cose che colpiscono nel mercatino natalizio di Barcellona: el tìo di Nadal e il mitico el caganer. Il primo è un simpatico tronchetto di legno con occhi, gambe e cappellino; il secondo è un personaggio del presepe catalano. Entambi hanno a che fare con la “cacca”. Sì avete letto bene: a quanto pare, i catalani hanno una vera fissazione goliardica per la defecazione. Il tronchetto di Natale viene comprato l’8 dicembre dalle famiglie catalane: da questo momento, fino al 24, viene coccolato dai bambini con tanti dolci che vengono nascosti sotto una coperta. Il 25 dicembre, il “Caga Tìo” viene preso a bastonate dai bambini: in questo modo, il tronchetto restituisce i doni “defecandoli”. Alla fine della “procedura”, il “Caga tìo” finisce nel camino.

El caganer, invece, è un vero e proprio personaggio della tradizione catalana che, nel diciottesimo secolo, è entrato nel presepe. La statuina rappresenta un omino, con una pipa in bocca e un fiasco di vino, che defeca. El caganer è il simbolo del divertimento, dello scherzo e della goliardia: per questo motivo porta scarogna escluderlo dal presepe. Essendo un personaggio un tantino sopra le righe, el caganer viene posizionato in un posto defilato rispetto a tutti gli altri. La cosa pittoresca del caganer è la sua evoluzione commerciale: all’interno del mercato di Santa Lucia troverete delle bancarelle dove il caganer è stato declinato in tutti i modi possibili: politici spagnoli, politici stranieri (Berlusconi e Beppe Grillo in testa, ovviamente), personaggi dei fumetti, attori, cantanti, eroi fantasy come Batman, professioni. Al lunghissimo elenco di caganer celebri è stato aggiunto persino Papa Francesco.

Insomma, Barcellona d’Inverno è una valida alternativa per un viaggio all’insegna della cultura e del sano divertimento. C’è solo un effetto collaterale in un viaggio del genere: mentre si passeggia sul lungo mare di Barcellona non si può non fare un pietosissimo confronto con l’Italia. La Catalogna è sicuramente un enclave a sé stante, ma fa sempre parte della Spagna, uno stato in piena crisi economica. Quello che manca all’Italia è la voglia di credere nel futuro: la Spagna è piena di cantieri, di progetti, di voglia di riscatto. Gli spagnoli, catalani o castigliani o baschi, sfruttano tutto ciò che hanno per attrarre i turisti nella loro terra e lo fanno avendo rispetto per la loro storia. Barcellona è una città che avrà sicuramente tanti problemi, anche sociali, ma è una città pulita, precisa, dove i servizi funzionano. E’ una città piena di verde, a misura di uomo-bambino-animale domestico dove il nuovo si fonde perfettamente con l’antico. Barcellona è un museo a cielo aperto aperto: ha avuto Gaudì nelle sue strade e Gaudì è ovunque, anche nelle opere nuove. Barcellona celebra continuamente sé stessa e la sua cultura, valorizza il suo passato proiettandosi nel futuro. Una cosa, questa, che manca all’Italia, ma soprattutto agli italiani.

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