Arriva il “Galateo per i preti e le loro comunità”

Don Michele Garini, presbitero della diocesi di Mantova, esplora tutti gli aspetti della vita parrocchiale e delle canoniche. Dalle offerte in Chiesa agli altari allestiti “a mo’ di bancarella”, senza dimenticare quelle canoniche che a volte sembrano più regge, che case dove vive un sacerdote, arriva il manuale per il prete corretto. Dalla casa alla tavola, al tempo libero, il libro passa in rassegna tutti i luoghi nella vita di un sacerdote e dispensa consigli utili. I preti ricordino tra l’altro: a tavola, mai la “scarpetta”!

Galateo per i preti e le loro comunità

Dice il detto: “l’abito non fa il monaco“, ma senza dubbio è però vero il contrario: il monaco fa l’abito, se indossa l’abito giusto. Altrimenti si può creare qualche inconveniente alla vita pastorale. Lo stesso dicasi in altre attività ordinarie, a parte indossare abiti, che ogni giorno distinguono i laici dagli appartenenti al clero, che dovrebbero vivere con una moderazione accentuata nel vestire, mangiare, usare il denaro e passare il tempo libero, ma soprattutto aprire gli occhi e fare estrema attenzione alle frequentazioni, onde evitare il chiacchiericcio di paese. E, come si sa, vox populi, vox Dei.

Va più avanti ancora don Michele Garini, presbitero della diocesi di Mantova, secondo il quale l’abito fa il monaco. Lo dice a chiare lettere nell’opera che ha dato alle stampe, “Galateo per i preti e le loro comunità” (edizioni Messaggero di Padova), una sorta di manuale del buon servitore di Dio e della propria parrocchia, che si ispira a quello scritto a metà del XVI Secolo da monsignor Giovanni della Casa, ma non dà indicazioni su come mangiare a tavola o su come ossequiare una signora, piuttosto prescrive – alla luce dei tempi e della società aperta – le maniere corrette con cui un sacerdote interagire con la società e nella società, per mantenere inalterato il proprio ruolo e non farsi travolgere da  mondane passioni.

Galateo per i preti e le loro comunitàScritto sul filo dell’ironia – segno che l’autore deve averne viste tante – don Garini esplora la vita ecclesiale di un membro della Chiesa e ne illustra opportunità e rischi, cui rimediare con l’unico modo a disposizione per non causare situazioni sconvenienti e sgradevoli: la prevenzione.

Michele Garini è un sacerdote giovane, ha da poco compiuto 33 anni, essendo nato a Castel Goffredo il 2 dicembre 1980. Ha conseguito il baccalaureato in teologia, si è laureato in storia e ora si sta specializzando in scienze storiche all’Università di Padova. È vicario parrocchiale di Asola, in provincia di Mantova, dove vive ogni giorno la vita della parrocchia, le esigenze pastorali e le  dinamiche della propria comunità, per cui profonde ogni impegno anche nello sport.

La scheda dell’editore, alla voce “destinatari” indica: “tutti, in particolar modo parroci e fedeli che hanno a cuore le loro comunità”.

Sicché è ovvio che il “galateo per i preti” è, anche e forse a maggior ragione, un manuale per le comunità, visto che sempre di più i giovani vivono a contatto con i propri coetanei in abito talare, sottoponendoli spesso a stress inutili. Siamo per l’abolizione del celibato sacerdotale, convinti che le esperienze anglicana e ortodossa mostrino senza alcun dubbio che un sacerdote sposato può esercitare la propria missione e il proprio servizio pastorale con più vigore e sensibilità se vive i problemi della famiglia.

Ma in attesa che il Pontefice – Francesco o un suo futuro successore – decida per questa svolta epocale (che non tocca i dogmi del Cristianesimo), bene ha fatto don Garini a mettere sull’avviso preti e fedeli sulle modalità corrette di interazione.

Di seguito alcune anticipazioni rilasciate dall’Adnkronos.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Michele Garini, “Galateo per i preti e le loro comunità“, Edizioni Il Messaggero di Padova (per acquistare online, cliccare qui)

OFFERTE – “Non è per nulla piacevole la sensazione che si avverte entrando in alcune chiese dove sembra che tutto abbia un prezzo, dalla candela fino all’immaginetta sacra. Sarebbe utile rimuovere cartelli e targhette che fissano oboli precisi al centesimo, lasciando che i fedeli facciano in autonomia la loro offerta”.

NO AGLI ALTARI-BANCARELLA – “Gli altari laterali vengono spesso allestititi a modo di bancarella del mercato, con l’esposizione di libri, ricordini o manufatti missionari. Evidentemente non può essere quello il luogo deputato per la pur lodevole proposta di materiale”. Gli altari, tutti, dice don Garini, “conservano una loro dignità che non può e non deve venire meno”.

NO AL PRETE ECONOMO – Chiese ricche e chiese povere e parroci che spesso “affogano letteralmente nella burocrazia”. L’unica via d’uscita, suggerisce il galateo, “è fidarsi, affidarsi, delegare e incaricare”. Il consiglio di don Michele è quello di “attivare delle ministerialità laicali che si prendano cura dell’ordinaria amministrazione, della gestione dei pagamenti, del conteggio e del versamento delle offerte”.

STOP AGLI SPRECHI – Su questo dolente capitolo i preti dovrebbero essere in prima linea nel promuovere una nuova mentalità e una nuova prassi. “Meno luci inutilmente accese – suggerisce il galateo – meno fari per evidenziare improbabili scenografie notturne, un maggior controllo sulle temperature degli ambienti, un più essenziale utilizzo del telefono (privilegiando modalità di comunicazione a costo fisso come le e-mail), a salvaguardare l’integrità ambientale e, soprattutto, a formare cittadini consapevoli della loro responsabilità verso la società”.

PASTORALE SOBRIA – Il galateo dei preti suggerisce “maggior consapevolezza economica di spese e investimenti” perché la pastorale non deve seguire dinamiche faraoniche. D’accordo la tecnologia ma, avverte il galateo di don Garini, “i pilastri su cui reggono le dinamiche pastorali sono quelli della preghiera, del confronto, della riflessione… realtà quasi gratuite”.

NO AL LUCRO DA ATTIVITÀ PASTORALI – “Nessun sacerdote dovrebbe cadere nelle logiche del ‘così fan tutti’, del ‘che cosa sarà mai per pochi euro’. Chi si trova a dover amministrare un patrimonio non personale, ma appartiene a un’intera comunità cristiana, deve garantire che questo avvenga nella trasparenza, nella correttezza e nell’assoluta legalità”.

NON INSEGUIRE GLI STATUS SYMBOL – Dal modo di vestire all’abbigliamento senza dimenticare la scelta della macchina, il galateo per preti doc consiglia di non inseguire gli ‘status symbol’: “Nella scelta del mezzo di trasporto, ad esempio, è importante non lasciarsi attrarre dalle sirene della pubblicità e dalla logica mondana dello status symbol. Scegliere un’auto che non passa inosservata non contribuisce di certo alla positiva costruzione della propria identità e rischia di favorire percezioni negative (addirittura scandalose) della propria persona”.

STOP A VACANZE ‘COOL – L’auspicio è che il prete “sappia evitare ‘riti’ e mete del turismo di massa, lasciandosi guidare dalla cultura, dalla spiritualità e dalle bellezze ambientali. Lo stile e forse anche l’intelligenza del prete si riconoscono anche da questo”.

NO AI PRETI ‘MERCANTI D’ARTE’ – A chi desidera avventurarsi in acquisti di arte e antiquariato, il galateo chiede: “Siete proprio sicuri di non averne già a sufficienza nelle vostre sacrestie?”.

LA CASA DEL PRETE – No alla canonica-bunker quasi impenetrabile o alla canonica-porto di mare quasi invivibile per il troppo via vai. “Indubbiamente un sacerdote sempre disponibile con la porta aperta pronto all’accoglienza e al dialogo sarebbe il sogno di ogni comunità parrocchiale”.

ATTENZIONE AL DISORDINE – Una casa disordinata e non troppo pulita è un pessimo biglietto da visita per un luogo che dovrebbe essere caratterizzato dall’accoglienza. Detto questo, “l’impressione non deve essere quella che il prete si sta arredando la reggia”.

NO ALLA SCARPETTA A TAVOLA – Anche da come sta a tavola un prete si capisce di che pasta è fatto. “I pezzi di pane – intima il galateo – non si morsicano, si spezzano con le mani e si rimettono in bocca interi. Le ciliegie si mettono in bocca intere. Niente scarpetta col pane per raccogliere il sugo”. Banditi gli stuzzicadenti a tavola, “al massimo ci si reca alla toilette”. Sconsigliabile il fumo, anche previo consenso.

SÌ AL PRETE ‘CASALINGO’ – E’ duro fare la spesa e spadellare, ammette il galateo del prete doc, ma lungi dal “banalizzare l’ecclesiologia, potremmo arrivare a dire che, per quella che è la semplice vita delle nostre comunità, un colpo di straccio o un buon piatto di spaghetti fumanti può far comprendere ciò che la riflessione teologica non sempre riesce ad esprimere”.

PRETI SNELLI – L’eccessivo peso, oltre a sollevare serie riserve dal punto di vista estetico, influisce negativamente sul complesso della vita: diminuzione delle prestazioni fisiche, eccessiva stanchezza, perdita di lucidità, più sonno. E allora, passi per i cibi “surgelati” ma una “salutare pausa di mezz’ora” è buona cosa.

BANDITO L’ALTARE ‘GALLERIA ORRORI’ – Il rito richiede buone maniere, sobrietà e una certa eleganza: non dimentichiamo mai che quelle parole e quei gesti sono compiuti in nome di ‘qualcun altro’ e a servizio di tutta la comunità. E’ quindi bandito l’altare-bancone che costringe il prete “allo slalom durante la messa” o qualsiasi “galleria degli orrori”.

L’ABITO FA IL MONACO – Fermo restando che le celebrazioni non sono “sfilate di moda e neppure occasioni per fare sfoggio di ricchezza ma non sono neppure eventi che tollerano squallore e sciatteria: l’abito di chi celebra è chiamato a diventare espressione e testimonianza”.

NO AI PRETI SU FACEBOOK – Il galateo chiede “quale sia l’utilità, l’efficacia e la positività di simili strumenti. Nel caso di un presbitero, le riserve si fanno ancora più marcate assieme alle cautele di cui sarebbe bene tenere conto”. E, in definitiva, “la vita on line rischia di rivelarsi una clamorosa perdita di tempo e di energie”.

SÌ ALL’HAPPY HOUR AL BAR – La presenza di un prete in alcuni luoghi come un bar o un qualsiasi altro locale pubblico può apparire strana ma questo non può diventare un fattore di inibizione. Il prete deve essere mosso “dalla consapevolezza di chi si sta godendo la compagnia degli amici, il piacere del relax, la bellezza del divertimento”.

Credit: Adnkronos, Diocesi di Mantova