A l’Aquila “Così lontani, così vicini”, documentario di Pino Scaccia sui militari italiani in Afghanistan

Oggi nel capoluogo abruzzese viene riproposto il docufilm realizzato dall’inviato speciale della RAI in decine di teatri di guerra, con il supporto del 9° Reggimento Alpini, che già tanto consenso ha raccolto alla “prima” di Roma del mese scorso. Gli italiani in giro per il mondo sono spesso testimoni della migliore italianità

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Oggi alle 18, presso il “Palazzetto dei Nobili” all’Aquila (Largo dei Gesuiti, 200), sarà presentato il documentario “Così lontani, così vicini”, cinque storie di famiglie dall’avamposto afghano, realizzato da Pino Scaccia, inviato speciale della RAI in mille teatri di guerra e testimone del nostro tempo.

Nato da un’idea di Alessandro Conte e prodotto dal Centro Studi Roma 3000, con la collaborazione dello Stato Maggiore della Difesa, il 9° Reggimento Alpini di stanza all’Aquila e con il contributo di FINMECCANICA, il docufilm intende testimoniare la forza e l’importanza della comunicazione tra il personale militare in missione internazionale e le proprie famiglie, i luoghi cari e i familiari che attendono il loro ritorno a casa.

Invito alla presentazione di "Così lontani, così vicini"Il documentario racconta la storia di cinque militari in missione, lontani dalle loro abitudini e dagli affetti, ma tenuti uniti grazie anche alle tecnologie messe a loro disposizione, da qui il titolo del racconto “Così lontani, così vicini”. Una testimonianza semplice ed efficace di come viene vissuta la lontananza da parte delle famiglie che restano casa e quanto questo sostegno sia fondamentale per i militari che operano in contesti operativi difficili di “quasi-guerra”, ancorché motivata da straordinarie circostanze umanitarie e geopolitiche.

Le storie

Annachiara è una giovanissima militare, che ritroviamo di guardia al campo di Farah, sperduto nel deserto e ai margini dell’inferno. Lei non soffre la lontananza da casa, anzi questa missione l’ha avvicinata al marito Paolo, che sta nello stesso campo. Si sono conosciuti in un’altra missione in Afghanistan, nella valle del Panshir, vicino a Kabul, tre anni fa. Ma lei vive all’Aquila e lui a Torino, così questa nuova avventura li unisce, più che dividerli.

Donato invece è un ufficiale mortaista. Ogni sera usa “Skype” per collegarsi con la fidanzata Elena, che vive all’Aquila e che è fra le promotrici di un gruppo – “L’altra parte della divisa” – che unisce i familiari e gli affetti di chi resta a casa ad aspettare il ritorno dei militari: mogli, mariti, madri, padri, figli, fidanzati dei militari in missione.

Massimiliano invece comanda una compagnia. A casa ha lasciato la moglie Luana e la piccola Arianna di tre anni, che nella sua cameretta a Teramo ha disegnato sei quadretti: ogni mese ne butta via uno, fino a quando papà tornerà a casa. Anche Ivan Antonio, infermiere con due figli, e Roberto, fuciliere con una bimba di otto mesi, hanno le famiglie lontane.

La storia di cinque italiani in missione di pace, a rappresentare i valori dell’Italia democratica e pacifica e a promuovere la diffusione di questi valori anche all’estero, in contesti difficili e in cui i problemi evidenti fanno apparire quelli italiani poco più che ordinaria amministrazione.

La lontananza dagli affetti e dalle abitudini, ma la lontananza vissuta da chi resta a casa ad aspettare con il cuore in gola e il timore che possa accadere qualcosa di irreparabile, in un contesto che è comunque di azione militare e di peace enforcing, più che peace keeping. Una durezza condivisa tra militari e famiglie, ma che dovrebbe ricevere il supporto della comunità, non solo quella più vicina, ma dell’intera comunità nazionale, che di queste persone in divisa (e non) dovrebbe andare fiera.

Il “cuore” che unisce, l’amore per le famiglie e il coraggio del servizio a beneficio della responsabilità dell’Italia nel mondo: questi i pilastri di un reportage che andrebbe diffuso nelle scuole e nelle case degli italiani, non per un mal interpretato “militarismo”, piuttosto per diffondere un messaggio forte di riconoscimento a chi, ogni giorno in giro per il mondo, fa di tutto per far comprendere che gli italiani sono migliori di quanto spesso si dipingano.

Credit: ASCA, Ministero della Difesa

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