L’opposizione siriana, un quadro sintetico

Continuiamo l’osservazione degli avvenimenti in Siria, cercando illustrare quel che accade sul terreno con brevi note, frutto dell’analisi di Aldo Madia su “Osservatorio Analitico”. Lo scontro ha generato una moltitudine di famiglie disperate in fuga dalla guerra, rifugiatesi nei territori confinanti, in una diaspora epocale

Balcanizzazione della Siria

PREMESSA

La Risoluzione 2118 del 27 settembre 2013 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, attivato su iniziativa russa, ha allontanato l’ennesima “guerra umanitaria” preparata contro Damasco, fermato i caccia francesi e USA già pronti nelle basi di Cipro e Bahrein e deluso l’opposizione armata.

Il documento ONU condanna l’uso di armi chimiche e la strage di Goutha (21 agosto 2013) senza addebitarne la responsabilità alla Siria e rigetta le “prove certe” presentate dagli USA a carico del regime siriano. Inoltre, richiede a Damasco subito l’elenco dei siti dell’armamento per consentirne ispezioni e successiva distruzione entro giugno 2014, precisando che eventuali violazioni alla road map indicata non comporteranno l’automatico uso della forza ma necessitano di un’ulteriore Risoluzione.

Infine, la Risoluzione 2118 prevede la “Conferenza di Ginevra 2” (poi fissata per il 23 novembre 2013) per la formazione di un Governo di Transizione con pieni poteri a seguito di colloqui fra membri del regime, dell’opposizione e di tutti gli interlocutori areali.

La Siria ha consegnato le mappe dei 23 siti di stoccaggio di agenti chimici (mille tonnellate) e armi chimiche (290 tonnellate) e favorito ispezioni e messa in sicurezza degli arsenali, terminati a fine ottobre in 21 siti mentre nei restanti 2 sono stati apposti i sigilli.

L’OPPOSIZIONE: inizio ed evoluzione

Iniziate pacificamente a Damasco il 15 marzo 2011 le proteste si estesero a Dara’a (120 km a sud della capitale, ai confini con la Giordania) Banyas e Tartous (lungo le coste del Mediterraneo, a Nord del Libano) Homs (Nord- est del Libano) seguite da una brutale repressione guidata da Maher Assad e Rami Makhlouf (il primo, fratello e il secondo, cugino del Presidente).

Su input di Francia e UK, nel luglio 2011 Ankara – ormai allontanatasi da Damasco – formò l’ ”Esercito Libero Siriano” (ELS) e un mese dopo il Consiglio Nazionale Siriano (CNS) dando inizio alla rivolta armata contro il regime e aggregando numerose organizzazioni che (settembre 2012) si riunirono nella “ Coalizione Nazionale per i Rivoluzionari Siriani e le Forze dell’opposizione” (NCSROF).

Nel gennaio 2013 ad Antakia venne creata la base di accoglimento, reclutamento e addestramento  di combattenti provenienti da diversi Paesi (Cecenia, Europa, Afghanistan, Iraq, Libia) che avrebbero dato vita al Fronte Jabhat al Nusra.

La restante opposizione, contraria alla rivolta armata e all’ingerenza di attori esterni, costituì il “Coordinamento Nazionale Comitati per il Cambiamento Democratico” (NCCDC) guidato da Haiytham al Manna cui fanno capo i Comitati di Coordinamento locale, il Consiglio Generale della Rivoluzione Siriana (accorpa 46 sigle) e l’ Unione dei Siriani Liberi (rifugiata nella capitale egiziana).

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L’OPPOSIZIONE  dopo la Risoluzione 2118/2013

L’ opposizione divide in due gruppi principali:  a carattere religioso e a quello laico.

Nel primo, vi sono i salafiti del Fronte Islamico Siriano (FIS), il più grande movimento islamico Ahrar al Sham (è quella più forte nel Nord della Siria a Idlib, Aleppo, Hama ed ha affiliati in tutto il Paese) e l’Esercito Libero Siriano (ELS) formatosi sin dal luglio 2011 in Turchia  e che conta sul maggior numero di disertori (il cui totale, ad ottobre 2013 è valutato in circa 70 mila, suddiviso nei diversi gruppi di opposizione armata).

L’ELS coordina dal dicembre 2011 le sue attività con il Consiglio Nazionale Siriano (CNS) e dal dicembre 2012 sostiene la NCSROF. A giugno 2013 ha dichiarato di avere 80 mila combattenti.

Queste formazioni sono presenti in tutti i teatri di combattimento. Accanto a questi gruppi principali operano varie brigate con attività in una precisa area o località.

La maggioranza dei ribelli sono sotto il controllo del Consiglio Supremo Militare (Supreme Military Council – SMC) formato nel dicembre 2012 e guidato dal generale Salim Idriss, primario interlocutore fra la leadership dei ribelli e il Governo in esilio rappresentato dal Consiglio Nazionale Siriano (Sirian National Council – SNC). All’interno e al di fuori dell’ SMC vi sono altri gruppi ribelli.

La più grande organizzazione all’interno dell’SMC è il Fronte di Liberazione Islamico Siriano (SILF) e il più radicale è il Fronte Islamista Siriano (SIF).

Al di fuori di SMC, SILF e SIF si collocano i due gruppi affiliati ad Al Qaeda: il Fronte al Nusra, guidato da  Abu Mohamed al Juliani, che ha giurato fedeltà ad Al Zawahiri (leader di Al Qaeda), e lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (prima conosciuto come Stato Islamico in Iraq – ISI) il cui capo è Abu Akr al Baghdadi.

Il numero di jihadisti presenti in Siria si aggira sui 5 – 10 mila combattenti, molto attivi anche contro cristiani e curdi che accusano di connivenza con il regime.

Non vi è una netta distinzione di campi di battaglia perché sono vaghi i confini e v’è una grande osmosi fra militanti anche a seguito di feroci scontri tra le diverse formazioni.

A settembre 2013 si sono allontanati dall’ ELS e dall’ NCSROF le formazioni al Nusra e Ahrar al Sham per  formare l’ “Alleanza Islamica” e il mese ne hanno seguito l’esempio 43 gruppi guidati da Sheikh  Mohammed Alloush –  già fondatore della milizia “Liwa al Islam” – dando vita all’ “Esercito dell’Islam”, tutti contrari a Ginevra 2 per la presenza del Presidente siriano.

Inoltre 19 gruppi dell’opposizione hanno minacciato chiunque parteciperà alla Conferenza di ritorsioni accusandoli di “alto tradimento”.

Il secondo gruppo (l’opposizione laica) è formato dalla Corrente di Sinistra Siriana presente nei quartieri popolari di Damasco, Homs, Aleppo, Der’a e Deir Ezzour, e l’NCCDC con un esiguo gruppo di militanti molto attivo nei primi mesi della rivolta e tuttora favorevoli allo svolgimento della Conferenza ma con scarso peso politico perché invisa ai Paesi del Golfo (in particolare Arabia Saudita e Qatar) e a U.K., Francia e USA.

L’inviato speciale di ONU e Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, favorevole anche alla presenza dell’Iran alla Conferenza, ha dichiarato (2 novembre) che il Vertice non potrà aver  luogo senza l’opposizione e, di fatto, pochi giorni dopo la Conferenza è stata aggiornata a data da destinare per le condizioni – giudicate irricevibili da Russia e USA – posta dalle opposizioni: assenza dell’Iran, dimissioni del Presidente siriano, ulteriore armamento alle opposizioni.

(Credits: CIA World Factbook Map, Epitoma Rei Militaris)

© RIPRODUZIONE RISERVATA – ARTICOLO PUBBLICATO IN ORIGINE SU “OSSERVATORIO ANALITICO”, RIPRODOTTO PER GENTILE CONCESSIONE DEL DIRETTORE SCIENTIFICO (WWW.OSSERVATORIOANALITICO.COM)

Un pensiero su “L’opposizione siriana, un quadro sintetico

  • 26/12/2013 in 15:02:55
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    L’Italia per potersi sedere al tavolo della Conferenza dovrebbe abrogare, come pre-condizione, le sanzioni alla Soroa.

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