Federauto commenta i dati di vendita delle auto nel 2013: “abbiamo toccato il fondo”

Filippo Pavan Bernacchi, presidente dell’associazione che riunisce i concessionari di auto in Italia, non si lascia illudere dai dati positivi del mese di dicembre e ne ha per tutti, in primis per gli ultimi governi che hanno dato una mazzata fiscale sull’automotive

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«Nel 2012 pensavamo di aver toccato il fondo, invece il 2013 è riuscito a fare peggio», ha commentato il presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus. Filippo Pavan Bernacchi è puntuale nell’analisi dei dati divulgati ieri dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con tono quasi ottimista per il balzetto di +1,40 per cento di incremento delle vendite di auto nuove.

«Senza scomodare l’anno 2007, rispetto al quale abbiamo perso circa il 50% del mercato – commenta Pavan Bernacchi – possiamo confrontare il 2013 con il non lontano 2011, che si era fermato a 1.748.143 unità. Rispetto al 2011 mancano quindi all’appello 444.609 unità. Oppure, per vederla in un altro modo, abbiamo perso oltre 7 miliardi di fatturato», una riflessione che dovrebbe fare riflettere i decisori politici, che non hanno preso le opportune contromisure per scongiurare la desertificazione di un intero comparto.

Filippo Pavan Bernacchi, presidente di FederautoIl presidente di Federauto infatti non le manda a dire: «E lo Stato?», si chiede con tono polemico, per rispondersi con crudezza. «Con la sua politica miope ha perso oltre 2 miliardi di entrate dal nostro settore». «Se invece ci confrontiamo con la media degli ultimi 5 anni sono state perse circa 660.000 immatricolazioni su cui lo Stato ha perso 3 miliardi e 300 milioni di gettito», aggiunge, approfondendo l’analisi.

Pavan Bernacchi punta il dito contro il Governo, che accusa di miopia e inazione: «E il Governo cosa fa? Aumenta le tasse in un circolo vizioso dove nuove tasse portano a comprimere ulteriormente i consumi. O, ancora peggio, sta alla finestra senza varare un piano organico. Con questa ricetta, applicata non solo agli autoveicoli ma all’intera economia, si è distrutto e si sta distruggendo il tessuto produttivo ed economico del nostro Paese»

Enzo Zarattini, presidente dei concessionari BMW, si attenderebbe «dal Governo un segno di discontinuità per spezzare il circolo vizioso nel quale ci siamo aggrovigliati». Discontinuità che può essere imposta solo con «iniziative serie e profonde perché gli autoveicoli, a dispetto di molti, rimangono il mezzo di gran lunga preferito dagli italiani per soddisfare il primario bisogno di mobilità».

Sul futuro Pavan Bernacchi non si fa illusioni. Nell’attendere «le riforme di cui il Paese ha bisogno, e di Ministeri che varino delle iniziative serie ed efficaci per il rilancio dei consumi interni», una visione realistica del mercato dell’auto per il 2014 prospetta la vendita di circa 1.350.000, un dato che confermerebbe la «stagnazione della domanda».

Il futuro impone a tutti gli attori del comparto automotive l’assunzione di precise responsabilità, da cui Federauto non intende sfuggire, visto il tavolo comune aperto con il Governo per le azioni volte alla riduzione della pressione fiscale sia sull’acquisto che sull’utilizzo degli autoveicoli.

Pavan Bernacchi però precisa che la federazione dei concessionari italiani «ha anche diversi altri fronti aperti». «Verso l’Europa, per ottenere un rapporto più equilibrato tra concessionari – tutte piccole e medie imprese – e i Costruttori, tutte multinazionali», afferma; «verso i Costruttori che, a loro volta in crisi di risorse, tagliano i costi di distribuzione senza consentire ai Concessionari di poter traguardare degli utili», precisa il presidente di Federauto, che riflette sul fatto che se «le aziende non chiudono in utile non possono servire correttamente la Clientela, non possono disporre di personale soddisfatto e non possono investire».

In un panorama siffatto, «nella logica del contenimento dei costi, la prima voce che si può abbattere è proprio quella del personale», con ripercussioni ancora più nefaste per l’occupazione di un settore che sta perdendo risorse umane dalle particolari specializzazioni, difficili da ricollocare in altri settori.

Insomma, se il Governo continuerà l’azione struzzesca – più che sturziana – il settore dell’automotive in Italia sarà spinto alla marginalità economica, dopo essere stato per decenni uno dei fiori all’occhiello della industria, dell’economia e della cultura italiana nel mondo.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.