La Fondazione Buttitta sventola bandiera bianca, ma altri dovrebbero avere il viso rosso: di vergogna

Con un post sulla bacheca della pagina Facebook, Ignazio Buttitta ha comunicato la sospensione delle attività della “Fondazione Ignazio Buttitta”. Espressa sfiducia nell’attuale governo regionale e pessimismo per il futuro. “Mettere in sicurezza il patrimonio della fondazione” unico obiettivo perseguibile, chiusi i contratti di lavoro esistenti

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Oscar Farinetti, fondatore di Eatitaly, ama dire che il rilievo dell’importanza dell’Italia nel mondo dovrebbe partire da un numero: 0,83, la percentuale della popolazione italiana su quella mondiale. E dunque c’è nel globo terracqueo il 99,17% di gente cui “vendere” l’italianità. Ma c’è anche un altro numero di cui tenere conto in questo scenario: il Bel Paese è (spesso indegno) depositario del 75% del patrimonio culturale mondiale. Da come sono gestiti questi giacimenti di “diverso petrolio” si può dire solo che “il Signore dà il pane a chi non ha i denti”.

Da Palermo arriva una pessima notizia: la “Fondazione Ignazio Buttitta” – che raccoglie, custodisce e promuove la cultura siciliana sull’onda del lascito del poeta di Bagheria – ha alzato bandiera bianca. Il fine istituzionale – la tutela, lo studio e lo sviluppo della cultura siciliana in tutti i suoi aspetti storici, sociali, artistici e antropologici – non è più perseguibile.

Ignazio Buttita, presidente della fondazione intestata al poeta siciliano, onno e omonimoLo spiega il presidente della fondazione, Ignazio Buttitta, nipote e omonimo del poeta bagherese, con un post sulla pagina Facebook dell’ente, in cui mira subito al problema che rende impossibile la prosecuzione dell’attività: «il contributo assegnatoci dall’Assessorato Regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana per l’anno appena conclusosi è assai inferiore alle spese che sono state sostenute per realizzare le attività e le iniziative 2013 e garantire l’erogazione dei servizi di biblioteca e d’archivio (audiovisuale, sonoro, documentario)», scrive il professor Buttitta.

«Avevamo con fiducia partecipato al bando di assegnazione» delle risorse programmate dall’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Sicilia, ottenendo peraltro «un punteggio elevato (95/100) e un adeguato contributo (91.300 euro)», ma le «scelte successivamente operate dal Governo riguardo alla distribuzione delle somme da destinare a sostegno di enti e istituzioni fra i diversi assessorati hanno però penalizzato» i beni culturali e di conseguenza un’erosione dei «contributi destinati a fondazioni, a musei, a biblioteche, a tutte le istituzioni culturali, determinando un diffuso stato di grave crisi». Crisi che comporterà di conseguenza ulteriore disoccupazione in un panorama di desertificazione economica, perché «a fronte di queste condizioni il personale impegnato preso la Fondazione non potrà vedere rinnovato il suo contratto di lavoro e, conseguentemente, i servizi al pubblico non potranno più essere resi né potrà essere realizzata nessuna attività nei mesi a venire».

Il presidente della Fondazione Buttita peraltro non nasconde la propria amarezza, affermando di credere che «le conseguenze di questa situazione investiranno numerose altre prestigiose istituzioni con grave danno per la crescita culturale, ergo sociale e civile, della nostra Isola» e di conseguenza un «grave danno per l’immagine stessa che la Sicilia offre ai suoi abitanti e a tutti coloro che la frequentano per lavoro o per diletto».

Buttitta però arriva a esprimere sfiducia «questa situazione possa risolversi in tempi brevi», perché non nutre alcuna fiducia nel «Governo Regionale» e nella «maggioranza che lo sostiene» e l’unico obiettivo che con coscienza si pone, quale vertice istituzionale della “Fondazione Ignazio Buttitta” è quello di «mettere in sicurezza (garantendone, sperabilmente, l’accessibilità) i manoscritti del poeta Buttitta e tutti i documenti relativi alla sua attività nonché le preziose collezioni bibliografiche, nastrografiche e audiovisuali», anche con il concorso di «enti e istituzioni nazionali e/o internazionali – scrive il presidente – in grado di valorizzare adeguatamente un patrimonio che noi siciliani amiamo tanto decantare ma non ci preoccupiamo in alcun modo di tutelare».

Torneremo su questa storia, perché ha ragione il professor Buttitta quando preannuncia analogo epilogo (speriamo solo momentaneo) di molte istituzioni culturali siciliane. Non fosse altro perché il bando per l’assegnazione delle risorse – poi dimezzate per motivi di scelte governative che non sembrano, di primo acchito, avere né capo, né coda – ci sembra non aderente alle norme regionali vigenti.

Non bisogna avere particolari capacità divinatorie per preannunciare una valanga di ricorsi al Tar (e forse anche qualche altro rilievo di natura non amministrativa…) verso le scelte scellerate dell’attuale esecutivo siciliano in materia di valorizzazione del patrimonio culturale.

È vero che in tempi di vacche magre bisogna fare “le nozze con i fichi secchi”, ma è uno scenario che imporrebbe una concertazione responsabile e condivisa (pena la decimazione), non certo l’individuazione di criteri di valutazione estratti dal cilindro dell’illusionista o storni ad altri capitoli di bilancio, per favorire altri settori.

Ne vedremo delle belle (o delle brutte, a seconda del punto di vista), l’unica sicurezza che possiamo formulare oggi.

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