Sonno o son desto? La “routine serale” migliora la qualita’ del sonno

Secondo uno studio dell’Università dell’Alabama esiste una relazione tra comportamenti routinari e qualità del sonno, ma solo in età giovane. Negli anziani, al contrario, la qualità del sonno è correlata alla variabilità delle abitudini

20140106-sonno-adulti-660x371

Washington – Che una regolarità di vita fosse alla base del benessere individuale, tutti i medici di famiglia ce lo hanno sempre detto. E che dormire di più e bene significasse anche “stare bene”, non essere nervosi e non mettere in pericolo gli altri e se stessi, nel caso si compia un’attività pericolosa durante la giornata (come mettersi alla guida, per fare un esempio), è una prescrizione tramandata di nonna in nipote, di padre in figlio.

Ora l’Università dell’Alabama mette “nero su bianco” queste buone prassi elargiteci da genitori e avi, con uno studio pubblicato sul “Journal of Gerontology: Series B”, secondo il quale le persone che seguono una precisa routine prima di andare a dormire, per esempio cenando sempre alla stessa ora, prendono sonno più facilmente e si svegliano meno durante la notte.

I gerontologi dell’Alabama hanno però trovato che tale relazione non è netta nei più anziani. Lo studio ha incluso 50 adulti tra i 18 e i 30 anni e altrettanti anziani tra i 60 e i 75, ai quali è stato chiesto di tenere un diario delle proprie abitudini prima di andare a letto e delle valutazioni della qualità del sonno per due settimane.

Per i più giovani i ricercatori hanno trovato una relazione tra qualità del sonno e azioni routinarie, buone prassi e buone abitudini, ossia il fatto di compiere le stesse azioni alla stessa ora. Negli anziani invece la relazione sembra essere inversa, con le persone che dormono meglio se modificano le abitudini e l’orario.

Credits: AGI