Parlamento della Sicilia nella bufera, 83 avvisi garanzia per spese pazze

Quasi un centinaio di indagati nell’ambito del nuovo ciclone giudiziario. Cracolici lo rivela in aula all’ARS. Faraone: “fiducia nella magistratura”

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Palermo – Sono almeno un centinaio – alcune fonti affermano 83, altre, come l’Adnkronos, 97 – gli indagati nell’ambito del nuovo ciclone giudiziario abbattutosi oggi sull’Assemblea regionale siciliana. Sotto la lente della magistratura, con l’accusa di peculato, ci sarebbero 13 ex capigruppo della passata legislatura, oltre ad altri deputati, alcuni ancora in carica, e amministratori.

Tra gli indagati ci sono anche Antonello Cracolici e Davide Faraone, entrambi del Pd. Cracolici ha reso noto la sua posizione nell’indagine intervenendo in Aula, nel corso della discussione sulla Finanziaria regionale che nelle prossime ore dovrebbe essere approvata. Faraone è tra i più vicini collaboratori di Matteo Renzi nella segreteria del Partito Democratico. Sotto le lenti della magistratura sono anche l’ex Presidente della Regione Raffaele Lombardo e l’ex Presidente ARS, Francesco Cascio.

Sono tutti indagati per peculato, avendo usato in modo illecito i fondi destinati ai gruppi parlamentari.

L’indagine, scattata due anni fa, ha visto i finanzieri del gruppo tutela spesa pubblica “far visita” un paio di volte a Palazzo dei Normanni, con delle perquisizioni che hanno riguardato i locali dei gruppi parlamentari.

I magistrati vogliono far luce su giri di denaro trasferiti dai conti correnti dei gruppi parlamentari a quelli personali, e su presunte spese non istituzionali ingiustificate come . Titolare dell’inchiesta sono il Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i pm Maurizio Agnello e Sergio Demontis.

In ballo ci sono 13 milioni di fondi a disposizione dei gruppi parlamentari, la metà dei quali – sostengono i magistrati – spesi in modo illeciti. Tra i rimborsi anche borse Louis Vuitton, auto di lusso, gioielli e viaggi, scontrini di bar, cravatte di marca e  completi di intimo.

Benissimo la Procura: indaghi”, ha commentato Faraone. ‘‘E se c’è qualche ladro deve pagare. Sono certo che emergerà chiaramente se c’è qualcuno che ha rubato e ha utilizzato le risorse per lucro personale. Per quel che mi riguarda – ha aggiunto il responsabile welfare della segretria del Partito Democratico – non ho ricevuto al momento alcuna comunicazione e sono comunque serenissimo. Anzi, quanto accaduto sarà l’occasione per far conoscere a tutti i modi in cui ognuno di noi utilizza le risorse destinate a fini politici e di rappresentanza“.

Come al solito, noi aspetteremmo l’evolversi dell’indagine prima di crocifiggere le persone coinvolte, perché un conto è esecrare l’uso del denaro pubblico, un altro è considerare reati comportamenti discutibili. La classe politica siciliana infatti può anche uscire assolta da questa indagine, ma è condannata dai fatti, dalla realtà nell’isola e dalla condizione vergognosa in cui versa la Sicilia. Una condanna che non prevede appello.

Credit: Adnkronos, TMNews – Ultimo aggiornamento 14 Gennaio 2014, ore 23.34