Sicilia, le spese pazze all’ARS. Rimborsati anche fumetti di Diabolik

Secondo i magistrati della procura di Palermo, Livio Marrocco (Fli) si sarebbe fatto rimborsare l’acquisto di numeri del celeberrimo fumetto. Curiosità e timore per le motivazioni addotte:  aggiornamento professionale? A 13 capigruppo inviato l’ordine a comparire, dal 24 gli interrogatori – I NOMI DEGLI INDAGATI

Sala d'Ercole, Assemblea Regionale Siciliana, il più antico parlamento d'Europa

Dai viaggi e le cene in ristoranti di lusso, alle borse di Louis Vuitton e le cravatte Hermes, passando per gli iPad e le ceste natalizie. Non solo, ma tra le somme rimborsate dall’Ars ai 97 deputati regionali siciliani finiti nell’inchiesta della procura di Palermo sulle presunte spese “pazze” c’era di tutto: c’è infatti anche l’acquisto, per 179,40 euro, dei fumetti Diabolik, fatto dall’ex deputato Fli Livio Marrocco, il quale avrebbe ottenuto un rimborso complessivo di quasi 14mila euro.

Habitué delle “regalie” era anche il Pd, che attraverso il suo ex capogruppo Antonello Cracolici avrebbe disposto indebitamente “il pagamento ovvero il rimborso di diverse spese inerenti a “regalie” varie, brindisi augurali, biglietti augurali, strenne pasquali e natalizie, panettoni, cesti natalizi, per l’importo complessivo di 49.931,29 euro” a cui vanno aggiunti i rimborsi di diverse spese inerenti a regali di nozze, per l’importo complessivo di 5.990 euro.

I regali di Cracolici ritenuti “illeciti” dagli investigatori hanno comportato un’ulteriore spesa pari a 17.763 euro, che fa lievitare la cifra complessiva oltre i 73mila euro, tanti quanti quelli spesi dal gruppo parlamentare per saldare le consumazioni effettuate al bar dell’Ars.

La nuova “bomba” giudiziaria che ha scosso l’Assemblea regionale siciliana è esplosa proprio mentre ieri pomeriggio Sala d’Ercole discuteva la legge Finanziaria, al culmine di un estenuante tour de force che va avanti ormai da diversi giorni.

Ad innescarla è stato proprio Cracolici, che ha chiesto la possibilità d’intervenire in Aula spiegando: “Ho ricevuto qualche ora fa un avviso a comparire davanti alla procura di Palermo per fatti che riguardano la mia funzione di capogruppo nella scorsa legislatura – ha detto Cracolici -. Essendo un uomo pubblico, l’ho fatto per evitare interpretazioni che possano creare fatti di retroscena di chissà quale mistero si possa collegare ad una vicenda giudiziaria che si è aperta sulla fine della scorsa legislatura. Tutte le contestazioni che mi vengono mosse riguardano la funzione di capogruppo, non vengo accusato di aver messo un euro in tasca, o un acquisto improprio”.

La procura di Palermo ha notificato 13 avvisi di garanzia per peculato ai capigruppo della scorsa legislatura, nell’ambito di un’inchiesta che vede complessivamente indagate 97 persone tra cui 83 tra deputati ed ex deputati.

Un’indagine avviata due anni fa, e che hanno visto la guardia di finanza “far visita” un paio di volte negli uffici dei gruppi parlamentari all’Ars. Gli avvisi di garanzia, oltre ad Antonello Cracolici, sono stati notificati ai 13 capigruppo della passata legislatura, alcuni dei quali ancora oggi sono “inquilini” di Palazzo dei Normanni. E non solo. Tra loro infatti c’è anche il deputato nazionale del Pd Davide Faraone. Al responsabile del Welfare nella neocostituita segreteria di Matteo Renzi, la procura contesta 3.380,60 euro.

“Non ho ricevuto al momento alcuna comunicazione e sono comunque serenissimo – ha detto Faraone -. Anzi, quanto accaduto sarà l’occasione per far conoscere a tutti, i modi in cui ognuno di noi utilizza le risorse destinate a fini politici e di rappresentanza”.

Ma nell’inchiesta è indagato anche l’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che al tempo dei fatti contestati era un semplice deputato dell’Udc. Ad Ardizzone sono contestati 2.090 euro ricevuti dall’Ars dopo essere passato al Gruppo misto per il rimborso forfettario per il portaborse: “Io la mattina mi alzo e guardo in faccia i miei figli – ha detto Ardizzone -. Se è questa la contestazione, è un fatto contabile automatico. Nel momento in cui si scioglie il gruppo, una parte della cifra, poco superiore ai 4 mila euro, la paga il Gruppo misto. Ribadisco piena collaborazione e fiducia alla magistratura, dico però e chiedo di fare presto. Non è giusto. Mi sento sereno ma si faccia presto, perché non è obiettivamente giusto”.

L’indagine della procura, coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri, coinvolge anche l’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, l’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio, così come diversi ex assessori regionali. Tra questi Alessandro Aricò, Michele Cimino e Pippo Gianni. Ma la lista è lunga, e conta anche numerosi collaboratori e portaborse. Indagati sono anche il segretario regionale siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, e il capogruppo dei democratici all’Ars, Baldo Gucciardi.

Credit: TMNews