L’Auriga di Mozia torna alla Fondazione Whitaker dopo due anni

Le ricchezze della Sicilia tornano a casa. Dopo le Olimpiadi di Londra del 2012 e l’esposizione al Paul Getty Museum di Los Angeles la statua di fattura greca del V sec. a. C. tornerà nell’originaria collocazione alla Fondazione Whitaker di Mozia, dove l’allestimento sarà realizzato grazie al sostegno di un istituto di credito che sponsorizzerà l’iniziativa

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Si è svolta lo scorso 16 gennaio, nella sala riunioni dell’assessorato ai Beni culturali e all’Identità siciliana, la conferenza stampa sul rientro di 63 opere archeologiche che dopo aver fatto il giro dei più importanti musei del mondo torneranno in Sicilia. Dalla Phiale aurea di Caltavuturo a un cratere attico, da maschere teatrali ai rilievi votivi con Demetra e Kore, alla meravigliosa Auriga di Mozia che tanto ha fatto discutere negli ultimi giorni.

Dopo le Olimpiadi di Londra del 2012, l’esposizione al Museum of Art di Cleveland e al Paul Getty Museum di Los Angeles – dove è stata realizzata una sofisticata base antisismica – la statua di fattura greca del V sec. a. C. – è già atterrata a Malpensa e, seppur si fosse ventilata la possibilità di esporla temporaneamente al Baglio Anselmi di Marsala, tornerà all’originaria collocazione alla Fondazione Whitaker di Mozia dove, tra qualche mese grazie al contributo di un istituto di credito come sponsor verrà allestito anche un nuovo spazio espositivo.

Rinvenuta il 26 ottobre del 1979 durante gli scavi effettuati nel versante nord-orientale, l’opera fu trovata sottoterra, forse nascosta durante la guerra con Siracusa (397 a.C.) per evitarne il furto e probabilmente arrivata a Mozia – provincia punica – dopo il saccheggio di Selinunte del 409 a.C. a opera dei Cartaginesi.  Proprio questa discordanza tra la fattura greca e il territorio punico ha indotto diverse ipotesi circa la vera identità del giovinetto di Mozia, dal corpo possente e dall’acconciatura a riccioli in stile arcaico ionico.

Molti studiosi hanno ipotizzato che si possa trattare di un auriga cioè del vincitore di una corsa con il carro o comunque di un atleta vittorioso che, come lasciano supporre i quattro chiodi di bronzo presenti sulla testa, era cinto da una corona. Il braccio mancante, rivolto verso l’alto, probabilmente brandiva un frustino mentre il corpo tonico – da cui emerge uno sguardo fiero – è avvolto da un chitone plissettato – una veste leggera dell’antica Grecia – dallo stile “panneggio bagnato” che mette in rilievo la muscolatura e la bellezza fisica. Lo straordinario effetto di trasparenza, la maestria con cui le pieghe del lungo abito avvolgono il corpo e la cura dei particolari farebbero rintracciare la mano di un allievo di Fidia nonché la probabile collocazione della statua in un luogo atto alla visione a tutto tondo, pertanto non solo frontale.

Sebbene non sia mancato chi abbia visto nel Giovinetto la rappresentazione di un dio – Apollo o Mikart/Ercole – o ancora di un sufeta – un magistrato punico -, di recente è tornata in auge l’ipotesi dell’auriga. Secondo Lorenzo Nigro – docente associato di Archeologia e Storia dell’Arte all’Università La Sapienza di Roma – potrebbe addirittura trattarsi di Alcimedonte, il capo mirmidone che guidò personalmente il carro di Achille come ci ricorda Omero nell’Iliade. L’ipotesi del docente de La Sapienza sarebbe scaturita dalla scoperta di una iscrizione – Alkimedon – su un vaso attico scoperto a Mozia, nella zona dove sono state rinvenute le fondamenta del tempio e, nello specifico, attorno al kothon, la vasca per le abluzioni durante le cerimonie religiose.

Il tanto atteso rientro della splendida statua in marmo jonico dovrebbe divenire momento di riflessione profonda circa la necessità di una visione strategica volta alla valorizzazione dei tesori dell’isola, spesso vittime di prestiti internazionali frutto di accordi politici, in sinergia con quella turistica, tassello fondamentale per la ripresa della Sicilia.

Non si può pertanto non condividere la dichiarazione del governatore Rosario Crocetta “i beni culturali siciliani debbono diventare elemento di attrazione perché i turisti vengano ad ammirarle in Sicilia. Meglio fermare tante inutili costose e non produttive trasferte”. E che sia la volta buona che le parole siano seguite dai fatti!

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al Museum of Art di Cleveland