Dallas Buyers Club lancia Matthew McConaughey e Jared Leto verso gli Oscar!

Il film diretto da Jean-Marc Vallée mantiene intatta la lezione di Philadelphia e si appoggia sulle spalle del duo protagonista

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Nel 1985 Ron Woodroof, uomo della peggior specie, vissuto e indurito dal lavoro, omofobo e imbroglione, scopre di aver contratto il virus dell’HIV. Curato (male) dall’ospedale in cui è ricoverato, decide di darsi seriamente da fare per procurare (per se e per gli altri nella sua condizione) dei farmaci più efficaci ma che per gli Stati Uniti d’America sono ritenuti “non approvati”. Non senza un certo fiuto per gli affari, Ron inizia a gestire una sorta di club, definito Dallas Buyers Club, dove pagando una quota d’iscrizione si ci può rifornire di tutti i medicinali di cui si ha bisogno. Presto però l’attenzione del fisco e dell’FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia federale che sorveglia sul commercio dei farmaci sul mercato USA, ndr) si farà sempre più opprimente.

I presupposti per un film strappalacrime c’erano tutti, metro di riferimento ovviamente è Philadelphia di Jonathan Demme, ma anche se la storia viene narrata secondo un’impostazione molto classica il film non cede mai al banale sentimentalismo che una vicenda simile è in grado di suscitare. Qualcuno potrà definirlo ruffiano e potrebbe anche darsi che sia così, ma invero ci sarebbero stati ben pochi altri modi di narrare la storia di Ron Woodroof; narrativamente solido Dallas Buyers Club evita in tutti i modi un coinvolgimento forzato col pubblico verso i suoi protagonisti, lasciando fortunatamente più spazio alla messa in piedi della “società” di Ron e garantendo alla pellicola quella simpatia essenziale per la tenuta della storia.

Efficaci e straordinari i due interpreti principali, che (è proprio il caso di dirlo) donano anima e corpo alla vicenda, attuando un processo di trasformazione che ha già fruttato i primi riconoscimenti: stiamo parlando di Matthew McConaughey e Jared Leto. Il primo è protagonista di una rinascita attoriale strabiliante, passato da un inizio di carriera promettente (soprattutto grazie al conterraneo Richard Linklater) all’essere l’idolo delle donne per film dal dubbio gusto artistico, per poi risorgere grazie a vere e proprie perle cinematografiche (su tutte Killer Joe e Mud). Jared Leto, che non compariva al cinema dal Mr. Nobody di Jaco Van Dormael (2009, in Italia è ancora inedito) è la seconda sorpresa del film: diventato quasi una sorta di fantasma nel corpo ma non nell’espressione e nella voce che riesce da sola a tratteggiare un personaggio rendendolo in questo modo vero e non un semplice stereotipo generazionale (tipico degli anni Ottanta). Detto, fatto: entrambi hanno portato a casa il Golden Globe, e sono in trepida attesa per l’Oscar.

Molto ricca la fotografia di Yves Bélanger, così come la colonna sonora fatta di pezzi glam rock (mitici quelli dei T-Rex, il personaggio di Leto va matto per Mark Bolan) mentre la regia di Jean-Marc Valléè risulta composta, senza eccessi né strafalcioni.

La pellicola è candidata a ben sei premi Oscar: Miglior film, attore protagonista (McConaughey), attore non protagonista (Leto), sceneggiatura originale, montaggio e trucco. La serata di premiazione si celebrerà il prossimo 2 marzo al Dolby Theatre di Los Angeles.

VOTO : 7,5

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Il trailer ufficiale italiano: