Testimonianza di un ‘commesso’ della Camera: «Schiaffi e morsi. Ormai sono in troppi a “darsele”»

Un veterano assistente dell’aula di Montecitorio, che mercoledì scorso si è trovato nel bel mezzo della bagarre, racconta: “Mai visti deputati ‘assaltare’ i banchi del governo”

20140203-camera-tafferugli-660x439

Roma – “Non siamo più al lancio dei calamai, ai microfoni strappati e scagliati verso gli avversari o ai fascicoli delle leggi incendiati, ma poco c’è mancato. Ora il problema non sono solo i tafferugli ma il numero delle persone che vi partecipa”.

A parlare è un assistente d’aula – quelli che una volta si chiamavano ‘commessi’ – un veterano, che da quasi trent’anni lavora alla Camera e che mercoledì scorso si è trovato nel bel mezzo della bagarre tra urla, spintoni, lancio di monete di cioccolata e di fascicoli degli emendamenti.

È stata una giornata campale – racconta chiedendo però di rimanere nell’anonimato – io in trent’anni di servizio, così tanta rabbia e violenza non l’avevo mai vista prima. Tanto è vero che diversi colleghi sono dovuti ricorrere all’infermeria per farsi medicare“.

Contusioni dovute alle spinte, ai colpi della mischia infernale che si è scatenata davanti ai banchi del governo. “Un collega – aggiunge l’anonimo “commesso” – si è beccato un morso su una mano mentre cercava di separare i deputati“.

Insulti, urla, spintoni, schiaffi, pugni e perfino calci non sono una novità in Parlamento e di questa legislatura. Di diverso ora è il numero dei deputati coinvolti. “Ad un certo punto mercoledì siamo stati in difficoltà, perché c’erano un sacco di gruppi e gruppetti che minacciavano di darsele, inveivano, esponevano cartelli, agitavano bandiere. Non è stato facile evitare il peggio e riportare la calma. In genere – spiega ancora l’assistente parlamentare – c’è un certo numero di colleghi che lavora in aula. Sono sempre gli stessi, perché conoscono i deputati e collaborano con la presidenza nel corso dei dibattiti e delle votazioni“.

Quando si prevedono sedute ‘calde‘, il servizio in aula viene rinforzato. Colleghi che lavorano in altri settori, ai piani delle commissioni ecc., vengono spostati in aula per dare una mano.

Una volta, parlo di 20-25 anni fa, in aula ci stavano i colleghi più robusti. L’altezza infatti era un requisito richiesto al concorso per l’accesso a Montecitorio, come in altri settori della pubblica amministrazione. Adesso non è più così. Nell’emiciclo lavorano anche diverse colleghe ma, è evidente, che se ci sono dei tafferugli sono gli uomini a dover intervenire“. Rispondono alle indicazioni del presidente o dei questori. Non possono ovviamente prendere iniziative personali e il loro compito è di fare da ‘forza di interposizione‘. In poche parole si devono mettere in mezzo ai contendenti, separarli, rimuovere cartelli e oggetti che, di volta in volta, fanno parte del corredo di chi protesta. Bandiere, spugne per stigmatizzare condoni e amnistie, corde, manette e nodi scorsoi, simboli dell’era Tangentopoli, hanno nel corso degli anni messo a dura prova muscoli e autocontrollo del personale d’aula.

Noi possiamo e dobbiamo portarli via dalle mani dei deputati. Se necessario e se autorizzati, possiamo alzare di peso e portare via i parlamentari fuori dall’aula. Uno dei più trasportati era il verde Paolo Cento, un colosso che superava abbondantemente il quintale. Dovevamo sollevarlo in quattro e per fortuna che non si agitava e faceva solo resistenza passiva“.

La presidente della Camera Laura Boldrini ha fatto sapere che le immagini della seduta in aula durante le votazioni sul decreto Imu-Bankitalia e in commissione Affari Costituzionali sulla legge elettorale, saranno esaminate per stabilire eventuali sanzioni. “Ma credo di non sbagliarmi – conclude – se dico che all’ufficio di presidenza si farà anche il punto su come fronteggiare i disordini e se sarà necessario rinforzare il servizio di vigilanza in aula. Mai prima infatti mi era capitato di vedere l”assalto’ ai banchi del governo“.

Credit: Adnkronos