Philip Roth: “Non desidero più scrivere romanzi”

L’autore di “Pastorale americana” e Premio Pulitzer con “Ho sposato un comunista”, intervistato da Cynthia Haven, insiste e conferma la sua scelta: ”Fuori c’è molta più vita che nella scrittura”. Passa le giornate nuotando, guardando il baseball, ascoltando musica, incontrando amici e, soprattutto, passeggiando nella natura

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Londra – Un felice Philip Roth in pensione passa le sue giornate nuotando, guardando le partite di baseball, ascoltando musica, vedendo qualche film e di tanto in tanto incontrando amici, e soprattutto passeggiando nella natura, sostenendo che in tutto ciò ”c’è molta più vita che nella scrittura e nella pubblicazione di romanzi”.

Lo scrittore statunitense, che il prossimo 19 marzo compirà 81 anni, da lungo tempo candidato al Premio Nobel per la letteratura, è stato intervistato da Cynthia Haven, che l’ha pubblicata sul proprio blog – The Book Haven – sul sito dell’università (“An interview with Philip Roth: The novelist’s obsession is with language“).

Un’intervista importante per i lettori che amano Roth, dato che l’interessato, a distanza di un anno e tre mesi, ribadisce di aver attaccato per sempre la penna al chiodo: ”Non desidero scrivere nuovi romanzi”. Roth conferma la sua visione desolante per il futuro della letteratura. Alla domanda “alla domanda se non senta il desiderio di tornare a pubblicare“, l’autore di “Pastorale americana” afferma: ”Mi creda, mi sento meglio perché non ho più scritto una parola di fiction dal 2009”, come riferisce il quotidiano londinese “The Guardian” che ha rilanciato l’intervista.

Io non desidero scrivere romanzi, ha dichiarato lo scrittore americano, vincitore del Premio Pulitzer con “Ho sposato un comunista” (1998). “Quel che ho fatto, ho fatto” insiste convinto della bontà della sua scelta di concludere la carriera di scrittore a 79 anni. “C’è altro nella vita oltre alla scrittura e alla pubblicazioni di libri. C’è un altro modo di essere, io stesso sono stupito e amo scoprirlo fino alla fine“.

Credit: Adnkronos – Leggi l’intervista integrale (in inglese) qui