Caso Marò, verso incriminazione con Sua Act senza pena di morte. Grande risultato, De Mistura!

La proposta sarebbe stata formulata dal procuratore generale ai ministeri dell’Interno e degli Esteri per sbloccare l’impasse sull’incriminazione di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Questo è il brillante risultato della politica del Governo italiano, rappresentato sul campo da un uomo elegantissimo come Staffan De Mistura?

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New Delhi – Secondo l’Adnkronos e l’AGI, il Procuratore Generale presso la Corte Suprema indiana, Goolam E Vahanati, avrebbe suggerito ai ministeri dell’Interno e degli Esteri una via d’uscita per risolvere l’incriminazione dei due fucilieri della Marina Militare, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati di aver ucciso due due pescatori indiani al largo del Kerala, in acque internazionali.

La soluzione sarebbe stata trovata nell’applicazione della Sua Act, ma con l’esclusione esplicita della pena di morte quale condanna, nel caso il processo si concludesse con la condanna dei due militari del Battaglione San Marco. Tuttavia, secondo le agenzie di stampa italiane che citano il The Indian Times, i presenti alla riunione non avrebbero escluso del tutto il ricorso integrale alla legge antipirateria, compresa la pena capitale.

Sullo sfondo c’è il dissidio tra ministero degli Esteri, dove forse si valuta con più attenzione le possibili conseguenze di un comportamento illegale sotto il profilo del diritto internazionale, e il ministero dell’Interno, che ha invece a cuore la politica interna e che non si cura delle ripercussioni giuridiche internazionali.

Ripercussioni che, in verità, finora non ci sono state, quindi il governo indiano va per la propria strada (illegale) senza incontrare alcun vero ostacolo, senza patire alcune conseguenza seria, se non spocchiose dichiarazioni espresse da un elegantissimo signore – Staffan De Mistura – e delle parole (scarse, scarsissime) di Nostra Signora della Farnesina, al secolo Emma Bonino.

Anche Lady Catherine Ashton di Upholland, Lady Pesc e vicepresidente dell’uscente Commissione Europea, si è distinta per evanescenza, fino alla dichiarazione di qualche giorno fa sulla questione, che avrebbe potuto avere gravi effetti nelle relazioni dell’India con l’Italia e l’Unione Europea“.

Se questi sono i risultati della presenza in India di Staffan De Mistura, allora non possiamo che richiederne l’immediato rimpatrio e suggerirne (ancora una volta) la sostituzione. Il problema però non è di natura personale, ma di natura politica, di una propensione alla gestione gentile, quando la gentilezza verso l’India – un grande Paese – avrebbe dovuto lasciare il passo alla ferma risolutezzanel richiedere il rispetto del diritto internazionale.

L’India ha infatti violato tutte le norme internazionali richiamabili per risolvere la controversia. Il Governo italiano da due anni perde tempo nell’intraprendere le azioni necessarie non solo a far rispettare i diritti dei due militari italiani – agenti in servizio per lo Stato italiano, non giovanotti in vacanza spericolata – ma anche la rispettabilità dell’Italia in quanto membro delle Nazioni Unite e della Comunità Internazionale.

Lo Stato indiano ha fatto strame della Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare (UNCLOS) e della convenzione di Vienna sul trattamento del personale diplomatico, ma di fronte a questo vergognoso modo di agire si è risposto con un altrettanto vergogno modo di reagire.

Girone e Latorre rischiano di pagare l’inettitudine incredibile del Governo italiano, che non ha avviato le contromisure giudiziarie internazionali di cui abbiamo più volte parlato e che ora riassumiamo: azione legale internazionale di fronte al Tribunale di Amburgo sul Diritto del Mare; esposto di fronte alla procura della Corte Penale dell’Aja; attivazione di un arbitrato internazionale in una sede neutrale, come le Nazioni Unite.

Viceversa, ogni azione avente la conseguenza del “riconoscimento” dell’azione giuridica indiana – di fronte alla magistratura statale del Kerala, così come di fronte alle corti federali – è stata sbagliata nella forma e nella sostanza.

È ora di avviare un passo diverso, sostituendo senza ulteriore indugio Emma Bonino agli Esteri e Staffan De Mistura come inviato speciale in India. Niente di personale, ma l’inadeguatezza è ormai evidente e perfino imbarazzante.

La controversia che coinvolge i due Marò non necessita di inviati speciali, ma di azioni ordinarie sul piano internazionale. La sorte di Girone e Latorre – ossia dell’Italia – non necessita di azioni straordinarie, ma di azioni veloci, inquadrate sotto il profilo giuridico, coordinate in sede europea e NATO, decise, mirate, ferme.

La “qualità” delle personalità in campo rende difficile pensare che non vi sia qualcosa che non quadri. Monti, Di Paola, Terzi (anche se con l’uscita di scena polemica di cui sappiamo), Letta e Bonino hanno una competenza internazionale acclarata e un’esperienza sul campo di pregio. Tranne Mario Mauro – il quale non ha avente alcuna competenza specifica, ma agisce quale responsabile politico (così funziona in democrazia) – è tutta gente che sa “cosa fare”, “quando” farlo e “come” farlo.

Le scelte errate in modo reiterato fanno al contrario sospettare al cittadino medio che il Governo italiano non abbia proceduto in modo corretto per motivi inconfessabili, occulti, inqualificabili. E tutto questo non può essere fatto ricadere su due servitori dello Stato – trattati da servi – che finora hanno dato prova di reazione umana, sopportazione professionale e onore militare di stratosferico livello qualitativo.

Se le indiscrezioni dall’India fossero confermate, i decisori politici dovrebbero mettere sul tavolo tutte le opzioni possibili. E forse anche i privati cittadini potrebbero fare la propria parte, cominciando a boicottare i prodotti indiani, per esempio.

All’orizzonte infatti c’è l’umiliazione dell’Italia come Paese, non la sorte di privati cittadini (seppure anche in quel caso le autorità hanno saputo spendersi fino al più alto sacrificio: si veda il caso Sgrena/Calipari).

Altrimenti, non ci resterà che gridare “Vergogna, Italia!

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