Marò, sostituire Emma Bonino: inverte l’ordine delle priorità. Azione giudiziaria internazionale sùbito

L’azione politica e quella diplomatica sono subordinate a quella giuridica, perché l’Italia è parte lesa per due motivi e non cerca “accomodamenti”. Tribunale di Amburgo, Corte Internazionale dell’Aja o Arbitrato, ma subito. Le esitazioni e gli errori costituiscono un grave danno per il Paese, rilevabile perfino sul piano penale. Qualcuno imponga al presidente della Repubblica la sostituzione immediata, il Paese ha bisogno di un ministro degli Esteri, non di un “Segretario all’Indignazione”

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Emma Bonino è laureata in lingue e letterature straniere e la sua cultura non si può mettere in discussione, ma per fare il ministro degli Esteri di un Paese (fondatore) della Nato e (fondatore) dell’Unione Europea (nel nucleo dei sei Paesi che avviarono il percorso di integrazione europea nella Ceca e nell’Euratom), si deve avere una preparazione che vada al di là dei diritti umani (benedetti e sacrosanti): occorre conoscere in prima persona il diritto internazionale o, in subordine, affidarsi senza presunzione e con umiltà ai propri consiglieri diplomatici. Escludiamo nel modo più assoluto che alla Farnesina qualcuno non l’abbia avvertita della catena di errori scandalosi commessi in questa vergognosa vicenda.

Invece, ci tocca criticare ogni giorno Emma Bonino, perché non ne azzecca una: che dicasi una. Anche oggi ha detto qualcosa di profondamente sbagliato, in relazione alla controversia che ormai oppone in linea di principio Italia e India. In linea di prinicipio perché non un solo atto giuridico risulta essere stato compiuto dall’Italia a tutela di due suoi militari sottoposti a una procedura giudiziaria illegittima in India, quindi a tutela dell’onorabilità internazionale dell’Italia.

Abbiamo aperto un canale, in ambito Nato e Onu, sempre tenuto conto che non è scontato avere solidarietà solide”, ha prima detto la ministra degli Esteri alla Camera, di fronte alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, riferendo sugli sviluppi del caso Marò. Poi ha precisato che il rientro del ministro della Difesa Mario Mauro dall’India “dovrà consentire una valutazione collettiva del governo delle varie opzioni che sono sul tappeto. Tutte le opzioni sono aperte: diplomatiche, politiche e nel quadro di una valutazione giuridica, al fine di un rientro in dignità dei nostri marò”.

Su questo punto Emma Bonino deve essere più confusa che persuasa, perché ribalta la prospettiva che deve tenere il Governo sull’Affare India/Marò.

Il piano giuridico, infatti, è prioritario, rispetto a quello diplomatico e a quello politico, perché l’Italia è parte lesa in questa faccenda in due momenti diversi: il primo, quando una nave mercantile battente bandiera italiana venne richiamata nel porto di Kochi grazie a una menzogna della Guardia Costiera, che strumentalizzò la segnalazione di un incidente di pirateria segnalato, per bloccare la nave e il Nucleo Militare di Protezione dispiegato in funzione antipirateria; il secondo quando il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, subì le limitazioni di movimento, in piena, esibita e impudente violazione del Trattato di Vienna del 1961 sulla protezione diplomatica.

Affrontare quindi la questione dei Marò anzitutto sul piano diplomatico e politico, poi in via solo eventuale su quello giuridico e giudiziale internazionale, costituisce una pericolosa inversione dell’ordine di priorità e perfino dei doveri di ufficio della ministra, quale vertice amministrativo dello Stato in materia di relazioni estere. Con conseguenze di natura penale evidenti.

Ne consegue che il Governo stia sbagliando completamente la linea di intervento, non attivando un’azione giudiziaria internazionale di fronte al Tribunale di Amburgo, alla Corte Internazionale dell’Aja o di fronte a un Arbitrato Internazionale costituito ad hoc. Solo dopo l’azione giudiziaria si potranno (e si dovranno) attivare gli strumenti politici e diplomatici per raccogliere solidarietà per l’Italia su questa vicenda. Ma sarebbero solo azioni ordinarie inserite nell’ambito delle normali relazioni dell’Italia con i partner in sede europea, Nato e multilaterale.

Occorre elevare ogni tipo di protesta nei confronti del capo del Governo, perché Emma Bonino – con i suoi errori pacchiani – sta minando la credibilità giuridica del Paese nel consesso internazionale. Forse sarebbe meglio sostituirla con qualcuno di più preparato.

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