Letta ‘resiste’ a Renzi e gli fa un favore: se vuole il mio posto, mi sfiduci

Mercoledì programma e nuova squadra: vediamo se Matteo saprà dire no. E se fosse tutta una pantomima?

Enrico Letta in versione "Europa prima maniera"

Roma – “Ora si va alla guerra“. In questa frase di uno dei più stretti collaboratori di Enrico Letta, pronunciata al telefono da Palazzo Chigi, c’è tutto il senso della strategia che mercoledì il capo del Governo metterà in campo per cercare di salvare la propria esperienza come vertice dell’Esecutivo, magari con qualche aggiustamento, qualche sostituzione.

L’annuncio di questa rimodulazione di programma e squadra avverrà probabilmente nel corso di una conferenza stampa – che però ancora non è stata convocata in via ufficiale – così che Letta possa passare al contrattacco rispetto all’offensiva condotta da Matteo Renzi, nei due mesi da segretario Pd.

All’insegna di un nuovo programma (“Impegno Italia” senza più la limitazione temporale del 2014) e di una squadra rinnovata, anche in caselle di peso: si parla di Giustizia, Sviluppo Economico, forse anche Interni, se Angelino Alfano sceglierà di fare il segretario a tempo pieno. Non Economia: “Saccomanni resta al suo posto”, trapela da ambienti vicini a Letta. Un piano che l’attuale presidente del Consiglio anticiperà allo stesso Renzi in un faccia-a-faccia in mattinata e che ha già condiviso a Palazzo Chigi con i ministri di Ncd.

chiara la strategia di Letta: “se Renzi vuole prendere il posto di Enrico, non potrà farlo facendo credere che è tutto il Paese che glielo chiede. Dovrà chiederlo lui, e alla luce del sole“, spiega un parlamentare lettiano citato dall’agenzia TMNews. Rimane l’unica carta che Letta può giocare, “rendere il più ‘costoso’ possibile per Renzi il suo ingresso a Palazzo Chigi e vedere se riterrà di correre questo rischio“.

Per vedere le reali intenzioni di Renzi, Letta non può che rifiutarsi di fare un “passo indietro” spontaneo, malgrado le pressioni del Pd. Al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri Letta ha ribadito che “chiederà di gestire tutto alla luce del sole, non basterà un’operazione di palazzo o una campagna mediatica. O vogliono cambiare un governo per i titoli di qualche quotidiano?“, avrebbe detto il capo del Governo.

Dunque oggi Letta presenterà il suo piano, “pronto da tempo“, ma fermo per ragioni di “cortesia verso il suo partito che gli ha chiesto di dare la precedenza alla legge elettorale. Ci sono le idee, ci sono le misure, ci sono i soldi per realizzarlo“. E ci saranno anche nuovi ministri: a rischio sostituzione Cancellieri, Zanonato, forse Giovannini. E un nuovo ministro degli Interni, se Alfano si dedicherà solo al partito. Alfano peraltro ha incalzato il PD: «Dica con chiarezza se vuole continuare a sostenere il premer o meno». Ancora, ci sarebbero “richieste stringenti” a “esponenti di primissimo piano del nuovo Pd“, ovvero renziani di prima fila, per entrare nell’esecutivo.

Nessuna indiscrezione sulla sostituzione di Emma Bonino, che sta lasciando molti scontenti, non solo per la gestione dell’affare indiano che vede coinvolti i fucilieri di Marina del San Marco – Latorre e Girone – ma anche per alcune gravi mancanze nel tutelare l’Italia in modo adeguato sullo scenario internazionale. Da molti parti se ne auspica la sostituzione, anche per i nuovi scenari che si aprirebbero con un rinvio a giudizio dei due militari in India. Ma sul tema, nessuna indiscrezione. Del resto, cambiare un ministro degli Esteri – per quanto lacunoso come la signora della Farnesina – è un’operazione di qualche perso ed Emma Bonino avrebbe la protezione del capo dello Stato, in questo assetto costituzionale ibrido e confusionario, in cui il presidente della Repubblica si è ritagliato la funzione di capitano non giocatore, ma travestito da arbitro.

Con questa mossa, Letta metterà nelle mani di Renzi il cerino necessario a dare fuoco alle polveri e a far saltare il Governo. “Sarà Renzi, nel caso, a dover dire perché non si può fare, a dover dire agli italiani perché non si può rilanciare l’azione di governo, perché i suoi uomini migliori non possono contribuire a governare il Paese. E magari anche a dire cosa di meglio farebbe lui al governo, ammesso che lo sappia…”, ha confidato a TMNews un lettiano.

Il momento giusto per farlo sarebbe giovedì, con una vera e propria mozione di sfiducia interna al Pd, nel corso della Direzione anticipata al 13 dall’originaria data del 27 febbraio. Direzione cui Letta ancora non ha deciso se partecipare, ma “lo valuterà, se gli conviene“, fanno sapere i suoi, che aggiungono: “da oggi sceglie lui il terreno di confronto“. Agone che potrebbe essere perfino il luogo più corretto, sotto il profilo costituzionale: il Parlamento. Ma pare dipenda dalle indicazioni del capo dello Stato, già messo sotto il fuoco di fila per le anticipazioni del libro di Alan Friedman, economista e giornalista, sulla sostituzione di Berlusconi a opera di Napolitano e Monti.

La scommessa di Letta è dunque vedere le carte di Renzi, “vedere se la sua ambizione lo porterà addirittura a sfiduciare un premier del suo stesso partito“. Ma i lettiani confidano anche in alcune rilevazioni demoscopiche, secondo cui  “la stragrande maggioranza degli italiani non apprezza la staffetta“, e da un eventuale scontro Renzi sa di poter uscire con parecchie cicatrici, “rischiando di essere logorato dopo solo pochi mesi“. Al contrario, la convinzione di Letta è che “comunque vada ne esce meglio lui di Renzi“.

Sempre che tutto questo  tintinnar di testimoni e staffette non sia una pantomima, che serve a Renzi per tenere a bada la parte più retriva e conservatrice del PD e, dall’altra, a Letta per “licenziare” esponenti del Governo sotto il bersaglio delle critiche per vari motivi e, in questo quadro, la sostituzione potrebbe perfino colpire individui neanche nominati nei rumours circolati nelle ultime ore. Renzi non avrebbe che da guadagnare in una permanenza di Letta al Governo e imprimerebbe una retromarcia da quanto ha sempre affermato: a Palazzo Chigi solo con elezioni.

Credit: TMNews