Letta: ‘Sui marò l’impegno dell’Italia continuerà fino alla soluzione del caso’

Vertice interministeriale a Palazzo Chigi (perché non c’era Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi?) per fare il punto sulla vicenda e in attesa della decisione della Corte Suprema indiana. New Delhi ci ripensa e valuta l’accusa nel quadro della legge ordinaria. Mario Mauro scopre la possibilità dell’arbitrato internazionale: dopo 10 mesi di governo e all’ultimo giorno di vita dell’esecutivo di cui fa parte?

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Roma – “Oggi voglio ribadire i miei sentimenti di vicinanza a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e alle loro famiglie. Sono certo che l’impegno delle istituzioni italiane e dell’Italia intera continuerà con determinazione fino alla soluzione della vicenda“, ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha presieduto questa mattina la riunione della task force interministeriale sulla questione dei fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Presenti alla riunione straordinaria i ministri degli Affari esteri Emma Bonino, della Difesa Mario Mauro, della Giustizia Annamaria Cancellieri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi e l’inviato speciale, Staffan de Mistura.

Strana l’assenza di Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi di Informazione e Sicurezza.

Nel corso della riunione – riferisce un comunicato – in attesa delle prossime decisioni della Corte Suprema indiana, si è fatto il punto sugli ultimi sviluppi della vicenda, anche in relazione alle posizioni assunte in sede internazionale dal segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, dall’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di Sicurezza Catherine Ashton e dal segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che hanno manifestato preoccupazione per l’eventuale ricorso da parte indiana alla legge sulla sicurezza marittima. Oltre a ledere la dignità dell’Italia e dei marò, il ricorso a tale legge avrebbe conseguenze negative nei rapporti con l’India e nella lotta globale contro la pirateria.

Nel frattempo, il ministro della Difesa – Presidente del Gruppo Interparlamentare dei Caduti dal Pero, che riunisce tutti i deputati che non sanno o fanno finta di non sapere –  ha elevato il suo “altolà”, come fosse un carabiniere di pattuglia, vero l’India. “L’eventuale ricorso da parte indiana alla legge sulla sicurezza marittima“, il cosiddetto Sua Act, si legge in una nota diffusa al termine della riunione della task force interministeriale, “oltre a ledere la dignità dell’Italia e dei marò, avrebbe conseguenze negative nei rapporti con l’India e nella lotta globale contro la pirateria“. Mauro, con una tempestività degna di una lavagna di scuola elementare, ha sottolineato che il caso “merita la dedizione dell’intera nazione” e ha riferito che è stata esplorata “l’ipotesi di un arbitrato internazionale” perché il fatto che gli spari siano avvenuti in acque internazionali “apre a un contenzioso in un contesto internazionale“.

Sulle dichiarazioni di Mauro vale la pena fare due osservazioni. La prima riguarda appunto la tempestività, visto le notizie trapelate questa mattina dall’India circa un mutamento di indirizzo del governo indiano per una soluzione più equa e tempestiva, a partire dalla non applicazione della Sua Act. La seconda osservazione riguarda i consiglieri giuridici, militari e diplomatici del ministro, visto che la soluzione ora valutata – quella di un arbitrato internazionale – è prevista dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS).

Il dubbio è: l’hanno mai letto il Trattato di Montego Bay i signori ministri degli Esteri, della Difesa, della Giustizia e tutti i loro pagatissimi sherpa? E solo dopo 10 mesi di governo, nell’ultimo giorno di vita dell’esecutivo Letta, il signor ministro della Difesa si accorge di questa possibilità di azione giudiziaria internazionale?

Credit: Adnkronos/Ign. AGI