La caduta (per spinta) del Governo Letta e le consultazioni (per finta) del presidente Napolitano

Sintesi della mattinata, il giro di incontri si chiude alle 19.15 con la delegazione del Pd che salirà al Colle senza il segretario politico (Renzi): originale. Fratelli d’Italia dice no all’esecutivo Renzi e ‘protesta’. Ministro D’Alia sulla scelta di M5S e Lega di non partecipare: “Trovata pubblicitaria di pessimo gusto”. Baricco da Renzi: “Discuteremo anche della squadra di governo”. Alfano ‘incassa’ il no di Sel al sindaco

Questa mattina ha iniziato Daniel Alfreider, esponente della Minoranza Linguistica del Südtiroler Volkspartei del Gruppo Parlamentare Misto della Camera dei Deputati

Roma – Sono riprese alle 10 le consultazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla crisi di governo. Il capo dello Stato ha avuto inoltre un colloquio telefonico con l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi. Rispettata la liturgia delle consultazioni, in realtà un ritorno indietro alla Prima Repubblica, da cui peraltro non ci si è mossi. Segno dei limiti dell’attuale Costituzione, da adeguare al presente, per non lasciare spazi vuoti alle interpretazioni partitiche.

Ma forse è il destino del sistema partitocratico: essere assassinato (grazie a Dio) da chi sembra agli occhi degli stolti il “salvatore” della partitocrazia. Matteo Renzi ha il privilegio di poter buttare tutti a mare e spingere a un cambiamento che è violento nella forma di una reazione che sembra l’ultima fermata di un sistema alle corde e a rischio di insurrezione popolare.

Questa mattina la cerimonia è cominciata con la Südtiroler Volkspartei “disposta a collaborare con un governo stabile che tuteli la sua autonomia”, ha detto il deputato Daniel Alfreider al termine del colloquio al Quirinale. “L’essenziale – ha aggiunto – è dar vita a un governo che incentivi l’economia reale”. Alla crisi di governo si dia “una soluzione rapida” è l’auspicio degli esponenti della minoranza linguistica della Valle d’Aosta Albert Laniece e Rudi Franco Marguerettaz.

Per il Centro democratico, Bruno Tabacci ha detto che un governo “politico” come sarebbe quello guidato da Matteo Renzi “può dar fiato a una legislatura che sia improntata alle necessarie riforme sociali ed economiche”. “Si profila un nuovo governo di ampia coalizione, ma occorre che vi sia la fiducia del Parlamento sulla base di un accordo chiaro e definito”, ha affermato Franco Bruno, del Maie, nel corso del colloquio al Quirinale con il capo dello Stato.

“La prossima settimana sarà decisiva e conclusiva per le procedure attivate dal presidente della Repubblica per la soluzione della crisi di governo”, ha dichiarato dal canto suo il segretario del Psi Riccardo Nencini, che ha aggiunto: “Perché il nuovo governo sia l’ultimo della legislatura e non soltanto il secondo è indispensabile che nell’agenda delle priorità vi siano il lavoro, la riforma fiscale e riforme costituzionali vere che si possono attuare solo se il nuovo esecutivo avrà dinanzi a sé il resto della legislatura”. “Ma deve esserci anche – ha sottolineato il segretario socialista – una maggioranza certa e una coalizione coesa, con un impegno diretto di chi si assume queste responsabilità”.

Un gesto di protesta “per il terzo governo consecutivo che passa sopra la testa degli italiani”, la consegna simbolica a Napolitano della tessera elettorale, e un no al governo Renzi. Così la delegazione di Fratelli d’Italia, composta da Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto si è presentata per le dichiarazioni alla stampa dopo il colloquio con il Quirinale.

Mentre il senatore Mario Ferrara, salito al Colle in rappresentanza del gruppo parlamentare Grandi autonomie e libertà di Palazzo Madama, ha voluto sottolineare che “nel confronto che precedette la nascita del governo Letta le parole d’ordine erano riforme e pacificazione. In questi giorni abbiamo visto far capolino una nuova parola: ambizione. Noi valuteremo differentemente se questa parola si coniuga a capacità, oppure a presunzione”.

L’auspicio del gruppo ‘Per le Autonomie’ (Svp, Uv, Patt, Upt) ”è che il nuovo governo possa partire immediatamente con nuovo slancio” con l’obiettivo di “rilanciare l’agenda economica e sociale” e riprendere il cammino delle riforme “con una maggioranza coesa” ha dichiarato il senatore Vittorio Fravezzi accompagnato dal collega Hans Berger.

Nel pomeriggio sarà la volta del Nuovo Centrodestra, Per l’Italia, Scelta Civica, Sel, Forza Italia e a chiudere il Partito Democratico che sarà rappresentato da Zanda e Speranza. L’incarico per Matteo Renzi potrebbe arrivare addirittura stasera o al più tardi domani. A quel punto il segretario del Pd potrebbe utilizzare la giornata di domenica per le sue consultazioni. La Camera sarebbe già stata pre-allertata per l’eventualità. Tuttavia in molti scommettono che Renzi non si adeguerà, anche in questo caso, ai rituali. Quindi, tra lunedì e martedì lista dei ministri e giuramento. Infine, la fiducia alle Camere. Un timing, comunque, ancora tutto da definire. Di certo, c’è l’intenzione del segretario di non perdere troppo tempo. Sulla squadra di governo continua il solito chiacchiericcio sul toto-ministri.

Intanto lo scrittore Alessandro Baricco è arrivato a Firenze, in treno, alla stazione di Santa Maria Novella, per incontrare il sindaco Renzi. “Discuteremo anche della squadra di governo”, si è limitato a dire Baricco ai giornalisti che lo hanno intercettato al suo arrivo in stazione. Ai cronisti che gli chiedevano se fosse sul punto di accettare l’eventuale offerta di guidare il ministero dei Beni culturali, lo scrittore ha risposto: “Non lo dico certo a voi”.

Mentre monta la polemica per la decisione del Movimento Cinque Stelle e della Lega di non partecipare alle consultazioni al Quirinale. “E’ una trovata pubblicitaria politica e istituzionale di pessimo gusto, oltre che una grande mancanza di rispetto nei confronti del capo dello Stato che in questo momento è chiamato a fare uno sforzo per garantire un governo efficiente al Paese”, ha affermato il ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia. Di “scorrettezza istituzionale” parla Pierferdinando Casini, leader dell’Udc. “Ed è veramente un po’ un gesto di maleducazione verso il capo dello Stato”, ha aggiunto subito dopo. “Da parte dei Cinquestelle c’è la solita pubblicità che si vogliono fare, dato che non fanno nulla in Parlamento, salvo gli effetti speciali. Invece da parte della Lega – ha continuato Casini – è una decisione incomprensibile. La Lega ha una linea un po’ altalenante. In quest’ultimo periodo tra l’altro ha i presidenti delle tre regioni principali del Nord”.

A stretto giro la di replica di Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Il giovane Casini attacca la Lega che non sale al Colle da Napolitano. Noi non vogliamo perdere, e far perdere, tempo. Avessimo potuto parlare di lavoro e di tasse, ci saremmo andati. Altrimenti, per bermi un caffè, posso farlo anche sotto casa mia”. Per concludere poi con un post scriptum: “Ma Casini – si chiede – ha mai fatto qualcosa di utile per qualcuno?”.

Credit. Adnkronos/Ign