Spese pazze in Sicilia. Adamo, borsa Vuitton? Spese di rappresentanza

La ex capo gruppo dell’Udc all’Assemblea Regionale Siciliana ha tenuto una conferenza stampa in cui ha raccontato il contenuto della sua deposizione dinnanzi al Pm Sergio Demontis. “Ho spiegato tutto ai Pm”, ha affermato

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Ben vengano inchieste come questa. Perché è evidente che la politica non sa autoregolarsi“, ha detto Giulia Adamo, ex capo gruppo dell’Udc all’Assemblea Regionale Siciliana, sentita dai magistrati che indagano sullo scandalo dei rimborsi e delle spese pazze da parte dei consiglieri regionali siciliani, che nell’isola si chiamano “deputati” (come i “colleghi” nazionali ed europei), una graziosa concessione al Parlamento più antico d’Europa.

Servono leggi. Io ho spiegato tutto ai pm“, ha precisato nel corso di una lunga conferenza stampa tenuta in un albergo di Palermo, durante la quale – dicendosi “addolorata per l’ondata di fango” piovutale addosso – ha dato la sua versione dei fatti che spiegherebbe la vera natura delle spese effettuate con fondi pubblici. Lo fa da ex onorevole – lo precisa con decisione – perché ha scelto di fare solo la sindaco di Marsala, pur avendo raccolto una messe di voti alle regionali.

Sulla borsa Luois Vuitton messa in nota spese al contribuente, così come cene dell’ordine di alcune migliaia di euro, Adamo ha precisato che si sia trattato di “spese di rappresentanza” effettuate per motivi politici, ossia attinenti all’attività politica. In particolare, la borsa della nota maison transalpina fu un “regalo” a una signora che aveva “messo a disposizione il suo palazzo nel centro storico” di Palermo, dove il gruppo aveva poi “organizzare un convegno tra due gruppi politici per rilanciare l’attività del governo Lombardo“. I 400 euro della borsa furono per ringraziare la proprietaria del palazzo, invece di “affittare una sala a Palermo“. “Sarebbe stato improprio se i 400 euro li avessi sborsati io a titolo personale“, chiarisce l’attuale sindaco di Marsala, con un ragionamento che non fa una grinza: una sola, no.

Sui 7 mila euro transitati in contanti dal conto del gruppo al proprio, Giulia Adamo ha sostenuto dinanzi al pm Sergio Demontis che si sia trattato di spese anticipate per conto del gruppo e siamo certi avrà fornito le relative pezze giustificative.

Tuttavia, in generale Giulia Adamo pensa che effettivamente ci sia stato qualcosa che non ha funzionato, però assolve se stessa e i suoi ex colleghi deputati regionali e riconosce che sia necessaria una “legge che impone la rendicontazione di tutto“, principio che nella conferenza stampa ritorna più volte. Del resto, “se si assegna una grossa somma ad un gruppo, è normale che si spendano i soldi per rappresentanza e per attività politica. Facciamo una legge, sono d’accordo, ma allora questa legge non c’era e i soldi venivano spesi“. Amen

Noi ricordiamo solo che se un’azienda dà in uso un’automobile a un dipendente, lo Stato pretende che il valore dell’uso di quell’automobile sia considerato come forma di reddito e procede a tassarlo; o ancora, se un’azienda mette in bilancio spese di rappresentanza – per ospitare un buyer di un altro Paese, per esempio, o per visitare un mercato dove pensa di espandersi – lo Stato (sempre lo Stato…) impone che non si superino certe percentuali, mettendo il becco sulle scelte individuali, come se fossimo in un Paese del Socialismo Reale, mentre siamo solo nel Paese dell’ipertrofia invalidante dei poteri pubblici.

Comunque, per dar modo ai nostri lettori di farsi un’idea in via diretta, alleghiamo il video della conferenza stampa, che la signora Adamo ha messo a disposizione sul proprio profilo Facebook. Una encomiabile scelta di trasparenza.

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