Papa: ‘No alla lingua di serpente. Anche le parole possono uccidere’

Il Pontefice, durante la recita dell’Angelus in piazza San Pietro, ha ricordato ai fedeli di “non sparlare e non fare chiacchiere, che possono uccidere la fama delle persone e avvelenare anche noi”. Salutati i militari del Cocer Interforze in Piazza San Pietro per salutare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del Battaglione San Marco ingiustamente inquisiti in India

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Città del Vaticano – “Anche le parole possono uccidere!“. Papa Francesco, durante la recita dell’Angelus, lo ha ricordato domenica ricorda ai fedeli convenuti in piazza San Pietro, richiamando quanto Gesù spiega nell’episodio odierno del Vangelo, tratto dal ‘discorso della montagna‘. “Non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare sui di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia“, ha affermato, raccomandando di “non avere la lingua di serpente“, di “non sparlare e non fare chiacchiere, che possono uccidere la fama delle persone e avvelenare anche noi“.

Il Papa ha spiegato che “Gesù non vuole cancellare i comandamenti che il Signore ha dato per mezzo di Mosè, ma vuole portarli alla loro pienezza. E subito dopo aggiunge che questo compimento della Legge richiede una giustizia superiore, una osservanza più autentica. Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo”, ha ricordato, per poi aggiungere: “l’amore al prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale che Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo“.

Quindi va sempre tenuto in mente che “Gesù non dà importanza semplicemente all’osservanza disciplinare e alla condotta esteriore. Egli va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde“, ha sottolineato Francesco.

Al termine della recita dell’Angelus, Papa Bergoglio ha salutato dalla finestra del Palazzo Apostolico un gruppo di militari italiani, presenti in piazza San Pietro – ma diplomaticamente rimasti all’esterno della zona extraterritoriale del Vaticano – fra i quali diversi delegati del Cocer Interforze, la rappresentanza unitaria delle Forze Armate, a due anni dall’inizio della vicenda dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I militari hanno affidato alle preghiere del Pontefice la sorte di questi due sottufficiali della Marina Militare, accusati in India dell’uccisione di due pescatori scambiati per terroristi, avvenuta durante un’operazione di protezione antipirateria imbarcati come Nucleo Militare di Protezione sulla petroliera italiana “Enrica Lexie”. Tuttavia, le ricostruzioni ufficiali – a partire dalla perizia balistica – mantengono elevati i dubbi sulla veridicità della versione fornita dalla Guardia Costiera del Kerala, sospettata di aver avuto un ruolo nella vicenda.

Credit: Adnkronos