Dirottamento aereo etiope, parla uno degli ostaggi italiani: ‘abbiamo temuto avaria’

Diego Carpelli, di Roma, rientrava dal Kenya con la famiglia. L’aereo trasportava al 90% italiani di ritorno dall’Africa

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Roma – “Non ci siamo accorti del dirottamento ma abbiamo temuto che l’aereo stesse precipitando“, afferma Diego Carpelli, romano di 45 anni fra i primi a scendere dall‘aereo dell’Ethiopian Airlines dirottato durante il tragitto tra Addis Abeba e Milano Malpensa, con scalo a Roma Fiumicino, poi atterrato a Ginevra per mancanza di carburante e scortato dai caccia dell’aviazione militare elvetica.

Carpelli stava rientrando da una vacanza in Kenya con la moglie, la madre e due figli di 4 anni. “Il 90 per cento dei passeggeri“, ha raccontato al telefono all’agenzia AGI, “erano italiani. Siamo partiti da Mombasa, poi alcuni hanno proseguito per Roma e altri per Milano“. “Dopo un’ora e 40 minuti di volo“, prosegue il racconto, “avevano appena cominciato a servire la cena, quando è stato diffuso un messaggio letto in lingua locale da una voce che in tono duro intimava di indossare le maschere per l’ossigeno“.

Da quel momento sono cominciati interminabili minuti di paura perché, ha spiegato Carpelli, il Boeing 767 ha iniziato ad effettuare una serie di manovre che sembravo preludere a una picchiata verso terra. “Tutti i passeggeri a bordo hanno cominciato ad accusare giramenti di testa e mal di stomaco“, ha spiegato, “abbiamo tutti pensato a un problema tecnico, nessuno ci ha detto quello che stava succedendo. Dopo mezz’ora ho visto qualcuno che si alzava e andava al bagno e a poco a poco tutti abbiamo cominciato a togliere le maschere“.

A quel punto, l’equipaggio ha informato i passeggeri che “si era verificata un’avaria di poco conto e che a breve saremmo atterrati al Cairo“, ha spiegato il 45enne romano. “Poi però ci hanno comunicato che saremmo arrivati a Roma, ma dopo mezz’ora ci hanno detto che saremmo atterrati a Milano“. Quando è cominciata la discesa, sul volo si sono vissuti altri attimi di grande paura perché, spiega Carpelli, “l’aereo ha iniziato ad effettuare delle manovre molto simili a quelle precedenti. Sotto di noi c’era un lago quindi abbiamo cominciato a sospettare che non stessimo atterrando a Milano“.

A un certo punto, conclude il romano testimone oculare del dirottamento, “il pilota ha spiegato che il primo pilota era andato in bagno, ma una volta tornato aveva scoperto che il secondo pilota si era chiuso in cabina“. “Allora ha fatto finta di niente e si è accomodato tra i passeggeri della business class“, ha raccontato il passeggero, “poi ha aggiunto che una persona era entrata nella cabina di pilotaggio, ma non aveva armi“.

Dopo l’atterraggio la polizia è intervenuta con prontezza, in tenuta di assalto come da manuale. “siamo usciti uno per volta. Abbiamo lasciato tutti i bagagli sull’aereo, anche i giubbotti“, Carpelli descrive le fasi dello sbarco dall’aereo, “siamo saliti a bordo di alcuni pulmini, ci hanno dato coperte, panini e bibite“.

Credit: AGI