Si cerca una via di moderazione a Kiev. Yanukovich annuncia ‘tregua’ e colloqui con opposizione

Oggi si riunisce il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea per varare sanzioni contro il governo ucraino, dopo i 25 morti e le violenze di piazza contro i manifestanti. Il presidente ucraino cerca di raffreddare la situazione con l’accordo dell’opposizione, con il fine di far cessare le violenze. Accordo UE-Russia per evitare un’escalation

Escalation a Kiev (foto TMNews)
Escalation a Kiev (foto TMNews)

Kiev – L’Ucraina è sprofondata di nuovo nel caos e dopo i 25 morti negli scontri di piazza a Kiev l’Ue si avvia a decretare sanzioni contro i responsabili della repressione in una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri convocata per oggi pomeriggio a Bruxelles.

In serata il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha annunciato l’inizio di una “tregua” e l’avvio di colloqui con l’opposizione: una decisione – si apprende in un comunicato sul sito presidenziale – presa di comune accordo con l’opposizione per mettere fine alle violenze.

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Questa mattina i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia voleranno a Kiev per valutare di persona la situazione. Il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, ha chiesto loro di usare la vicinanza dell’Ue per convincere l’opposizione a dialogare con le autorità’ di Kiev. la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha incontrato a Parigi il presidente francese François Hollande, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin, durante il quale i due leader hanno concordato di “agire in stretto contatto per evitare una escalation delle violenze“.

In meno di 48 ore, dopo lo sgombero di alcuni edifici pubblici occupati e l’entrata in vigore dell’amnistia per poco più di 200 oppositori, la capitale ucraina è finita nel sangue. E il governo ha lanciato “un’operazione antiterrorismo in tutto il Paese“, alla quale è pronto a partecipare anche l’esercito.

In molte regioni del Paese sono stati occupati edifici governativi, commissari di polizia, uffici della sicurezza, uffici del ministero dell’Interno e delle procure, dell’esercito e depositi di armi. Aule giudiziarie sono state date alle fiamme, appartamenti privati sono stati vandalizzati, cittadini pacifici sono stati uccisi“, ha spiegato il capo dell’agenzia per la sicurezza di Kiev, Oleksandr Yakimenko, aggiungendo che tutto questo “è dimostrazione di una escalation di violenza con uso delle armi da parte di gruppi estremisti“.

Dopo l’annuncio dell’operazione antiterrorismo, il presidente Viktor Yanukovych ha rimosso il capo di Stato maggiore dell’esercito, generale Volodymyr Zamana. In un comunicato, in cui non sono spiegati i motivi della decisione, si legge che al posto di Zamana è stato nominato Yuri Iliin.

Il presidente Usa Barack Obama ha condannato le violenze “nei termini più forti“. Parlando a margine di un incontro in Messico con il collega Enrique Pena Nieto, il presidente americano ha minacciato conseguenze se l’escalation continuerà. Obama, secondo il quale il “governo ucraino è il principale responsabile delle violenze“, ha anche avvertito che l’esercito “non dovrebbe entrare” nella crisi.

Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha chiamato Yanukovich per esprimergli tutto il suo “sgomento” e lo “shock” degli ultimi scontri a Kiev. Barroso ha chiesto “un’immediata fine delle violenze e ha condannato fermamente l’uso della forza per risolvere la crisi politica“, richiamando “la specifica responsabilità del governo ucraino per evitare la violenza e rispettare i diritti umani e le liberta’ fondamentali“. Inoltre, Barroso ha riferito a Yanukovich che, rimanendo pronta ad assistere e a facilitare il processo di soluzione pacifica della crisi, l’Ue “reagirà fermamente al deteriorarsi della situazione“, in particolare ricordandogli che “il Consiglio Affari esteri si riunira’ domani per discutere misure mirate contro i responsabili delle violenze“. 

A favore di misure mirate come sanzioni finanziarie e restrizioni sui visti da parte dell’Ue, si sono schierati, fra gli altri, Francia, Germania, Polonia e lo stesso Barroso. Un bilancio ufficiale di un giorno e una notte di scontri, fra assalti ai palazzi del potere e irruzioni della polizia negli accampamenti dei manifestanti pro-Ue, parla di almeno 25 morti e 351 feriti. Per il ministero dell’Interno tra i morti ci sono 10 poliziotti e altri 371 agenti sono rimasti feriti.

L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha chiesto “un’indagine urgente e indipendente“. Yanukovich ha parlato al telefono anche con il collega e alleato russo, Vladimir Putin.

Il presidente ucraino ha proclamato per domani una giornata di lutto nazionale, accusando l’opposizione di aver “passato il segno quando ha chiamato la gente alle armi”, incorrendo in una “palese violazione della legge“. Il leader di Kiev ha però trovato una sponda solo nel Cremlino. Il ministero degli Esteri e lo stesso portavoce di Putin, Dmitry Peskov, hanno denunciato i disordini come un “tentativo di colpo di stato“, mentre la Duma ha esortato a evitare “una nuova Jugoslavia“.

Mosca, però, ha ribadito di volersi attenere a una politica di non ingerenza e non si è sbilanciata sull’erogazione della seconda tranche del prestito da 15 miliardi di dollari concesso all’Ucraina. Papa Francesco all’udienza generale di ieri ha lanciato un appello perché “cessino le violenze“, mentre il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha parlato di “violenza inaccettabile” e ha avvertito che “non potranno essere più tollerati abusi nei confronti della popolazione, né provocazioni di frange estremiste e violente“.

Nel frattempo, fonti del Dipartimento di Stato americano hanno confermato l’elevazione di sanzioni contro venti membri del governo ucraino, in risposta all’escalation di violenza che sta colpendo il Paese. Sanzioni reversibili, ma un primo segnale di indisponibilità a non affrontare il problema costituito dalle violenze perpetrate contro la popolazione civile da parte delle forze di sicurezza.

Credit: AGI