Matteo Renzi ha giurato come presidente del Consiglio dei ministri

Entra in funzione il Governo con la procedura di giuramento di fronte al presidente della Repubblica

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Matteo Renzi è il nuovo presidente del Consiglio dei ministri: ha giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ne ha firmato la nomina, contestualmente accogliendo con la controfirma le dimissioni irrevocabili presentate la settimana scorsa Enrico Letta. Renzi e Napolitano insieme presiederanno nel salone delle Feste del Quirinale alla cerimonia del giuramento dei nuovi ministri.

Il successivo passo istituzionale, immediato, è il passaggio delle consegne tra il capo del Governo uscente, Enrico Letta, e quello entrante, Matteo Renzi.

Poi, in parallelo con la partita sulla nomina dei nuovi sottosegretari, il battesimo lunedì in Parlamento. Il primo voto di fiducia lo darà il Senato: la seduta è prevista per le 14, con quattro ore di dibattito e successiva dichiarazioni di voto e votazioni. Martedì toccherà poi alla Camera, con Matteo Renzi finalmente in quell’aula di Montecitorio che ha raccontato di non aver mai visto e nella quale metterà per la prima volta piede come presidente del Consiglio, come da ultimi prima di lui Mario Monti, Romano Prodi, Lamberto Dini, Silvio Berlusconi, Carlo Azeglio Ciampi. Da martedì sera, dunque, il nuovo governo sarà nella pienezza delle sue funzioni.

Sono diversi i record che Matteo Renzi porta con sé a palazzo Chigi. Il primo sindaco di una grande città a diventare presidente del Consiglio senza essere eletto in Parlamento e il capo dell’esecutivo più giovane della storia italiana, battendo – con i suoi 39 anni da poco compiuti – Giovanni Goria, unico meno anziano di Enrico Letta al quale Renzi, per suo stesso volere, succede. Ma è anche la sua squadra di governo a battere il record di giovinezza: l’età media è di 47 anni. Un governo che presenta “grandi elementi di novità“, nelle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Unico a non aver giurato, Pier Carlo Padoan, che si trovava in Australia per il G20: è di ritorno in Italia, giurerà appena rientrato.

Se anche un ragazzo come me, di neanche 40 anni può fare il presidente del Consiglio…“, ha chiosato Renzi ieri per rinfocolare l’entusiasmo dei ‘giovani’ per la politica. In effetti gli anni del neopremier sono 39. I più anziani – relativamente – a tirare verso l’alto la media sono il neo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan con i suoi 64 anni e il neo-ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ne ha 62. Il membro più giovane dell’esecutivo è la ministra senza portafoglio Maria Elena Boschi (Riforme e Rapporti con il parlamento) con i suoi 33 anni appena compiuti, seguita a ruota da Marianna Madia (Semplificazione e Pubblica Amministrazione) che ha 4 mesi di più. La nuova ministra degli Esteri, Federica Mogherini, ha 41 anni, 43 ne ha il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ne hanno 44 la neo titolare per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, e il nuovo ministro della Giustizia, Andrea Orlando (già all’Ambiente). Ne ha 42 la riconfermata titolare del dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin.

La maggioranza è sopra i 50: dai 54 anni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ai 57 della nuova ministra per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta (già sindaco antimafia di Monasterace e farmacista); ai 55 del ministro per la Cultura, Dario Franceschini, i 54 del confermato ai Trasporti Maurizio Lupi, i 53 della ministra “tecnica” dell’istruzione, Stefania Giannini (docente universitaria), i 52 del ministro dell’ambiente, Gianluca Galletti.

La prima ministra della Difesa donna della storia italiana, Roberta Pinotti, ne ha 52 di anni. Manca, fra tante novità, un ministro per le Pari Opportunità: probabilmente ritenuto superfluo poiché il 50% dei ministri sono donne, fra cui posti tradizionalmente di peso come la Difesa, gli Esteri e lo Sviluppo economico, sebbene alle donne tocchino anche gli unici tre ministeri senza portafoglio (Boschi, Madia e Lanzetta).

Un governo con luci e ombre, secondo alcuni commentatori, ma che ha sulle proprie spalle una responsabilità eccezionale: quella di non far sprofondare il Paese nella sfiducia irreversibile verso le Istituzioni e la capacità dell’Italia di uscire da una pagina difficile della propria storia.

Se fallisce Renzi, la politica italiana potrebbe dover affrontare i moti di piazza e l’Ucraina, in questi giorni, ha dato una testimonianza eclatante del fatto che quando le armi cominciano a sparare, almeno due politici hanno fallito.

L’Italia non può permettersi morti sulle strade e nelle piazze: meritiamo di darci di più.

Credit: TMNEws (Ultimo aggiornamento 22 Febbraio 2014, ore 12.38)