Venti del Golfo Arabico sul sito archeologico di Pompei

Mentre si concludono in tempo i lavori sulla Domus del Criptoportico, il Kuwait si dichiara pronto a investire sul patrimonio dell’antica città campana

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Pompei – Giungono buone notizie dal sito archeologico di Pompei apparso, negli ultimi anni, sulle prime pagine internazionali come simbolo del degrado culturale e gestionale italiano a causa dei continui crolli  che metterebbero a rischio l’integrità e la continuità di questo bene riconosciuto, nel 1997, come patrimonio UNESCO.

All’antica città seppellita sotto una coltre di cenere e lapilli durante l’eruzione del Vesuvio del 79 sembrerebbe, infatti, interessato lo Sceicco Ali Khaled Al-Sabah, da quattro mesi ambasciatore del Kuwait e pronto a un corposo investimento volto a salvare Pompei sulla scia del modello Della Valle per il Colosseo.

Durante i festeggiamenti per la Giornata nazionale del Kuwait, lo scorso 25 febbraio lo Sceicco ha sottolineato il legame di amicizia del Kuwait con l’Italia e l’attenzione verso il suo sterminato patrimonio artistico-culturale e ha dichiarato “la prossima settimana sarò a Venezia, ricchissima culturalmente, dove incontrerò il sindaco che ci ha coinvolto anche per realizzare un centro culturale islamico“. Poi sarà la volta di “Pompei, Palermo e Firenze” aggiungendo inoltre la necessità di un incontro con il premier Renzi e con il neo-ministro Franceschini, volto a favorire alcuni accordi tra Italia e Kuwait anche in ambito sanitario e industriale.

Non solo quindi cultura nelle intenzioni dello Sceicco che ha voluto spiegare, rispetto all’investimento sull’antica città campana, che “ritengo che Pompei appartenga all’intera umanità e che tutto il mondo, quindi, dovrebbe prendersene cura, non solo il Kuwait. Ben venga, dunque, lo stanziamento di risorse da parte dell’Unione Europea, ma tutti dobbiamo farci carico della salvezza di Pompei, noi inclusi“.

Nulla è ancora chiaro rispetto alla cifra da elargire ma, dalle parole dell’ambasciatore kuwaitiano – membro della famiglia regnante – sembrerebbe trapelare la volontà di un investimento senza fini di lucro, senza l’inserimento cartelloni pubblicitari all’interno del sito archeologico e senza alcuna condivisione dei proventi dei biglietti di ingresso.

Una vera e propria donazione quindi nel rispetto dell’area pompeiana che, proprio in questi giorni, ha visto la conclusione del primo intervento sulla Domus del Criptoportico, uno dei cinque cantieri inseriti all’interno del Grande Progetto Pompei. Sotto la direzione dell’architetto Maria Previti e con una spesa di 304 mila euro, sono stati rispettati i 370 giorni di lavoro previsti e sono stati eseguiti il consolidamento e il restauro delle strutture antiche con integrazione dei precedenti restauri e la ricostruzione spaziale, attraverso l’uso di strutture in legno, dell’originaria volumetria andata perduta a causa dei bombardamenti del 1943 che colpirono l’area archeologica di Pompei, soprattutto via dell’Abbondanza.

Come indicato dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, si è provveduto alla riconfigurazione spaziale con centine nella volta a botte del forno e nella volta a crociera – l’unica documentata a Pompei – presente nel calidarium. Si è inoltre realizzata una passerella in legno per consentire ai visitatori di ammirare dall’alto gli ambienti termali ipogei e le superfici decorate. Il secondo intervento – per il quale non è stato ancora pubblicato il bando di gara – consentirà, invece, il restauro degli apparati decorativi (stucchi, pavimenti a mosaico, pitture parietali) della Domus del Criptoportico.

I venti positivi che spirano sullo splendido sito archeologico di Pompei potrebbero farci sperare che un nuovo periodo di attenzione nei confronti dei beni culturali italiani si stia aprendo e che l’attenzione del mondo sia finalmente rivolta alla salvaguardia e alla creazione di una rete virtuosa di investimenti e donazioni dietro la quale ci auguriamo non si aggiri il fantasma della privatizzazione forzosa.

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