Francesco su Twitter: ‘pregate per me’. Tre parole per una rivoluzione nel segno di Cristo

Nell’ultimo giorno di esercizi spirituali ad Ariccia, papa Bergoglio affida al web una riflessione sintetica, ma esaustiva. Da quel “buona sera” che sconvolse il mondo per la sua semplicità al ritorno alla Chiesa del popolo che abbia al centro il messaggio di Gesù, il più grande rivoluzionario della Storia

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Città del Vaticano – “Pregate per me”. Papa Francesco ha rotto su Twitter il silenzio che si è imposto e ha imposto per le giornate di esercizi spirituali quaresimali che oggi conclude ad Ariccia, in occasione del suo primo anniversario di Pontificato.

Miei cari fratelli e sorelle…: buonasera“. Dodici mesi fa era stato questo ‘esordio di Francesco dalla Loggia centrale di San Pietro. L’inizio della rivoluzione della Chiesa del papa venuto dall’Argentina, portandosi dietro la semplicità del sacerdote e pastore di anime di Buenos Aires. Una “buona aria” per la Chiesa di Cristo. Una rivoluzione, quella di Jorge Mario Bergoglio, iniziata dal nome “Francesco”, per la prima volta nella Storia della Chiesa cattolica: mai alcun “vescovo di Roma” aveva scelto il nome del santo di Assisi. Mai alcun Pontefice era salito al Soglio di Pietro con il predecessore in vita e consenziente. Francesco pontefice e Benedetto XVI vivo e vegeto, ma “dimissionario” per rinuncia legittima a proseguire un impegno che richiedeva impegno fisico non più alla portata di Joseph Ratzinger, che rimane – ancora oggi e speriamo per lungo tempo – forse il più lucido intellettuale contemporaneo e senza il quale la rivoluzione francescana non avrebbe mai potuto iniziare.

Una rivoluzione che è anche di stile, sia con parole che con gesti. Il “buonasera” pronunciato dal Loggione il 13 marzo 2013; la scelta di vivere a Casa “Santa Marta”; quella di continuare a vestire i pantaloni neri da prete sotto la veste bianca di pontefice; l’utilizzo di auto utilitarie, come ciascuno di noi; l’abitudine di telefonare ad amici e fedeli che gli scrivono; le rotture del protocollo (la sedia vuota ad un concerto, la borsa nera a braccio, il pullman per andare agli esercizi spirituali ad Ariccia che sta compiendo in questi giorni di anniversario con la Curia romana); o i viaggi a Lampedusa e a Cagliari; le omelie della messa mattutina; gli appelli alla “tenerezza”; le rampogne contro moralismo e carrierismo; le dichiarazioni che hanno colpito i cattolici più tradizionalisti su gay, “valori non negoziabili”, bioetica; le critiche al capitalismo selvaggio e la difesa dei poveri che gli hanno procurato l’accusa di marxismo.

Sono solo alcuni esempi di una rivoluzione in itinere del Pontefice che ha riempito piazza San Pietro di fedeli come i suoi predecessori, ma è finito sulle copertine delle riviste di tutto il mondo (Time, New Yorker, Rolling Stone, e anche il magazine lgbt The advocate) per il messaggio innovativo con cui ha salvato la Chiesa e ha ribadito la centralità del messaggio che viene dalla Santa Sede al centro della geopolitica mondiale (l’intervento per la pace in Siria, la coda di leader latino-americani che vengono a Roma, oltre a big come Putin e Obama, la Ostpolitik verso l’Asia).

Un Papa popolare, tanto da convincere una casa editrice italiana a dedicargli una rivista. Un vescovo di Roma che vuole camminare con il “popolo di Dio” (il pastore, dice sempre, deve avere “l’odore delle pecore”). Ma non con l’apparato. Il Papa argentino, infatti, è stato chiamato “dalla fine del mondo” per rilanciare un cattolicesimo in crisi, riformare un Vaticano che affondava negli scandali, aprire le porte della Chiesa a laici e donne, non europei, poveri, abitanti delle periferie, non credenti. Una “perestrojka” che, oltre a tanti entusiasmi, più avanza e più attira su Bergoglio anche molti malumori, nonostante (o, per alcuni, a causa) del buon rapporto tra Papa Francesco e il suo predecessore Benedetto XVI: spaesamento dei settori conservatori, aperta ostilità dei tradizionalisti, apprensione, se non vera e propria fronda, degli apparatchik della Curia romana e della vecchia guardia.

Tre, schematizzando, i cantieri aperti nei primi dodici mesi da Papa Francesco.

Il primo è la internazionalizzazione della Chiesa. Lo “spoils system” di Bergoglio ha avuto le sue vittime, tra le quali molti italiani (Bertone, Piacenza, Nicora…). Non un accanimento anti-italiano (Bergoglio ha promosso una nuova leva di italiani, a partire dal segretario di Stato Pietro Parolin e dal neocardinale di Perugia Gualtiero Bassetti), ma un segnale chiaro di superamento dell’egemonia giocata negli ultimi decenni dalla penisola in un Vaticano che invece dovrebbe guidare il cattolicesimo di cinque continenti. Il Papa ha nominato un consiglio di otto cardinali per coadiuvarlo nel governo della Chiesa, esponenti dei cinque continenti, ha promosso come cardinali molti extra-europei al suo primo concistoro, a febbraio scorso, ed ha chiesto alla Conferenza episcopale italiana di riscrivere i propri statuti, prospettando il superamento dell’eccezione che vuole l’episcopato italiano l’unico al mondo a non eleggere il proprio presidente ma vederlo nominato dal Papa, che è anche primate d’Italia.

Il secondo cantiere di Papa Francesco è la riforma della Curia. Esigenza emersa già nel corso delle congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave, è l’oggetto delle riflessioni del Papa con i suoi otto cardinali consiglieri (il cosiddetto C8 guidato dal cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga). Prevedibile che vengano accorpati molti dicasteri pontifici (prevalentemente i pontifici consigli), donne e laici potrebbero assurgere ad alcuni ruoli di vertice. La riscrittura della costituzione apostolica “Pastor bonus”, che disegna la Curia romana, non sarà un lavoro di pochi mesi. Ma sul capitolo economico Jorge Mario Bergoglio ha voluto imprimere, nonostante molte resistenza, una forte accelerazione.

Non si sa ancora che fine farà lo Ior (Istituto per le opere di religione), ma Bergoglio ha decapitato i suoi vertici, come quelli dell’Prefettura degli Affari economici, Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa). E creando un nuovo super-dicastero economico (che sarà guidato dal cardinale australiano George Pell), coadiuvato da un nuovo consiglio (guidato dal cardinale tedesco Reinhard Marx), ha posto le basi di una ristrutturazione complessiva di tutte le strutture economiche e amministrative del Vaticano (Governatorato, Asa, Propaganda fide).

Sta già cambiando, intanto, il ruolo del segretario di Stato. In passato titolare di un crescente strapotere, già ora, con Pietro Parolin saldamente insediato, si profila una figura maggiormente concentrata sulla diplomazia e la politica vaticana, mentre delle questioni economiche si occuperà, appunto, il “segretario dell’Economia” e cresce – quasi una tripartizione di un potere sempre più policentrico – il ruolo del “segretario del sinodo”. Casella, quest’ultima, dove Papa Francesco ha nominato un altro diplomatico di lungo corso, il neocardinale Lorenzo Baldisseri.

Il Sinodo è il terzo cantiere di Bergoglio, sia dal punto di vista del metodo che da quello del merito. Nato con il Concilio Vaticano II, infatti, per rafforzare la collegialità del governo della Chiesa mondiale, l’istituzione del sinodo è sempre stato sottoutilizzato. Il Papa argentino ha deciso di potenziarlo. Convocando un sinodo straordinario per ottobre prossimo (partecipano i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo), uno ordinario l’anno prossimo, e inviando, già a novembre, un questionario a tutte le diocesi del mondo per raccogliere le idee dei cattolici prima di scrivere il documento di base. Il tema individuato – la famiglia – è altrettanto innovativo. Il questionario non nasconde domande su temi controversi come le unioni gay, la contraccezione, le coppie di fatto e la comunione ai divorziati risposati.

In definitiva, la rivoluzione di Francesco rientra in quella “rivoluzione” nel senso di “ritorno alle origini” al messaggio fondamentale – ma non fondamentalista – di Gesù Cristo, il più grande rivoluzionario della Storia dell’Umanità. Facile essere rivoluzionario per il Figlio di Dio, nell’unicità del mistero trinitario. Più difficile per chi è chiamato a farsene interprete nel mondo contemporaneo.

Auguri, Santità. Preghi lei per tutti noi e per allontanare Satana dalla vita quotidiana.

(Credit: TMNews)

Un pensiero su “Francesco su Twitter: ‘pregate per me’. Tre parole per una rivoluzione nel segno di Cristo

  • 14/03/2014 in 20:43:40
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    grazie padre per la tua presenza tra di noi. edi biondi

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