Marò, Pinotti a SkyTG24: ‘Non faremo giudicare Latorre e Girone in India, serve linea forte’

La ministra della Difesa ha affermato che “di errori ne sono stati fatti tanti, ma la priorità è riportarli a casa”. Poi ha sottolineato che l’intento del Governo è di ‘internazionalizzare la vicenda”. Ma non dice quel che andrebbe fatto…

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Roma – “Di errori nella vicenda ne sono stati fatti tanti, ma io penso non sia utile concentrarsi su questo aspetto. La situazione è molto complicata e sarebbe sbagliato buttare la croce addosso ai ministri che sono venuti prima di me ma, insisto, questo è il momento in cui bisogna avere una linea forte e determinata“. Queste le parole della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ospite a ‘L’Intervista‘ di Maria Latella, su Sky TG24.

Latorre e Girone – ha aggiunto il ministro – non possono essere giudicati in India, perché metterebbe in discussione lo status di tutti quei militari, e non parlo solo di quelli italiani, che partecipano alle missioni fuori dai propri confini. Per questo vogliamo internazionalizzare la vicenda. Quello che è accaduto ai nostri due marò, potrebbe capitare a qualsiasi altro militare di altri Paesi. Per questa ragione – ha concluso – abbiamo chiesto la solidarietà dei ministri della Difesa europei e alla Nato“.

Senonché, come affermato numerose volte da queste modeste colonne, il problema non è nei termini in cui è stato posto da vari ministri della Repubblica di questi ultimi governi di larghe, ristrette, rimodulate o mezze sfaldate intese. La questione che riguarda i fucilieri di Marina del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è nella sua complessità più semplice di quel che sembra.

Anzi, sarebbe stata più semplice, se i predecessori della ministra Pinotti (e dell’attuale titolare della Farnesina, Federica Mogherini) avessero agito con coerenza e con preparazione. Purtroppo dobbiamo rilevare che – malgrado le roboanti dichiarazioni – il Governo in carica non sta compiendo gli atti necessari a internazionalizzare in maniera corretta la controversia che oppone l’India all’Italia. Occorre quindi ribadire che l’India è un Paese che sta violando da due anni il diritto internazionale marittimo, che si concreta nella “Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare” (UNCLOS), che assume la forma di diritto internazionale pattizio, firmato e ratificato da India e Italia.

Se la ministro Pinotti ha ragione a evocare la nozione di immunità funzionale prevista dal diritto internazionale consuetudinario, in virtù del quale un ufficiale di governo in servizio gode di immunità per gli atti compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni, riguardo all’incidente occorso al largo del Kerala e che coinvolge Latorre e Girone prevale il diritto internazionale pattizio statuito dall’UNCLOS.

Il trattato prevede che la competenza giurisdizionale in caso di reati penali commessi su una nave in acque internazionali sia dello Stato di bandiera della nave, secondo le norme del proprio ordinamento. Nella fattispecie, la “Enrica Lexie” è una nave battente bandiera italiana, quindi la giurisdizione è di competenza dell’ordine giudiziario italiano (e in particolare del Tribunale di Roma, competente per i reati commessi da italiani all’estero).

Ne consegue pertanto che la ministra Pinotti e la ministra Mogherini dovrebbero annunciare all’opinione pubblica italiana non mere dichiarazioni di principio, ma quali sono gli atti che stanno compiendo per internazionalizzare la crisi. Atti che sono prescritti dal più volte citato UNCLOS, all’articolo 1 dell’Allegato VII (Arbitrato), che regola la composizione di una controversia sull’interpretazione del trattato.

In particolare dal ministero degli Esteri e della Difesa dovrebbero dire se:

A) si è proceduto a comunicare, con nota diplomatica scritta (forma prescritta dal citato articolo 1, Allegato VII UNCLOS) l’intenzione dello Stato italiano di affidare a un Comitato Arbitrale la soluzione della controversia su quale ordinamento sia legittimato a giudicare fatti avvenuti in acque internazionali;

B) è stata comunicata all’India, con nota diplomatica scritta, la violazione del Trattato di Vienna del 1961, per violazione delle guarentigie e dei diritti riconosciuti al personale diplomatico accreditato, viste le limitazioni alla libertà e agli spostamenti imposte all’ambasciatore Daniele Mancini;

C) è stata comunicata, sempre con nota diplomatica scritta, l’intenzione dello Stato italiano di presentare un esposto di fronte alla Corte Internazionale dell’Aja contro la Repubblica Federale Indiana, per le reiterate violazioni pubbliche e manifeste del diritto internazionale marittimo e, in particolare, per non aver agito in buona fede, vincolo prescritto dall’articolo 300 di UNCLOS.

Se tutto questo è stato fatto o è in itinere, nulla quaestio: si tratta di atti compiuti con colpevolissimo ritardo, ma non possiamo imputare alla ministra Pinotti o alla ministra Mogherini le colpe di alcuni loro predecessori.

Se tutto questo non è stato ancora esperito, allora sia Pinotti che Mogherini stanno facendo melina, in attesa che la NATO o l’UE risolvano questo caso reso ingarbugliato dall’incompetenza o dalla mala fede dei loro predecessori. Incompetenza o mala fede che rischia di riverberarsi sul loro operato.

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6 pensieri riguardo “Marò, Pinotti a SkyTG24: ‘Non faremo giudicare Latorre e Girone in India, serve linea forte’

  • 19/03/2014 in 18:03:42
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    Su una affermazione in particolare non sono d’accordo con la ministra Pinotti, perché suona come una aprioristica difesa di Casta: “sarebbe sbagliato buttare la croce addosso ai ministri che sono venuti prima di me”.

    Vista dal lato dei diretti interessati: i due marò e i cittadini italiani, il concetto espresso è particolarmente infelice perché salva dalla responsabilità politica chi ha stoltamente creato i presupposti della disgraziata vicenda.

    Mi riferisco in particolare all’ex ministro la Russa, il quale, cedendo alle pressioni della lobby degli armatori e respingendo le richieste della Marina Militare, ha patrocinato una legge che affida ai primi la responsabilità per la gestione di casi come quello della Lexie ponendo nelle loro mani il vertice della catena di comando del personale militare a bordo.

    E’ stato l’armatore a ordinare di consegnare i nostri militari all’India, per tutelare i suoi interessi e grazie al potere attribuitogli dalle disposizioni volute da La Russa.

    E’ assai probabile invece che se la responsabilità della decisione fosse stata attribuita ai vertici militari la nave non sarebbe mai entrata in acque territoriali indiane, i due marò sarebbero rientrati in Patria e l’Italia non si troverebbe in questa penosa situazione.

    Mi sembra giusto e doveroso far conoscere ai cittadini italiani il ruolo avuto da La Russa nel determinare la situazione in cui si trovano i marò e l’Italia. Che lo sappiano, perché non è escluso che in futuro La Russa voglia ancora correre per una carica nel governo.

  • 17/03/2014 in 23:45:34
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    Se i Marò sono estranei ai fatti è un altro paio di maniche e dovranno essere assolti! In ogni caso il punto cruciale sta nel fatto che alla base di tutto c’è una legge italiana (sbagliata!) che ha permesso di collocare dei militari su una nave privata(una petroliera) lasciandoli sprovvisti di tutela internazionale. Quindi il governo italiano avrebbe dovuto prendersi fin dall’inizio le Sue responsabilità spostando il caso sul piano politico.

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