La Confcommercio ha la ricetta per abbassare le tasse: riqualificare la spesa pubblica

Possibile ottenere un risparmio di oltre 82 miliardi di euro con una razionalizzazione seria della spesa delle regioni. Oltre il 43 per cento di queste inefficienze sono concentrate in tre regioni

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Cernobbio – In Italia sarebbe possibile “aggredire” la spesa pubblica improduttiva, soprattutto se fossero livellate le differenze regionali. Con un’azione “aggressiva” si potrebbe ottenere un risparmio di oltre 82 miliardi. Questo il dato emerso dall’analisi dell’ufficio studi di Confcommercio, in un rapporto diffuso in apertura del 15° Forum di Cernobbio.

Se l’output pubblico attualmente acquistato dai cittadini italiani di tutte le regioni fosse pagato ai costi unitari sostenuti dai cittadini lombardi (che hanno la spesa più bassa) – viene detto nello studio, disponibile integralmente quisi otterrebbe un risparmio di circa 82,3 miliardi. Il 43,3% di queste inefficienze è attribuibile a Sicilia, Campania e Lazio“, afferma la Confcommercio. “Le distanze tra i livelli di servizio pubblico nelle regioni italiane, insieme alle differenze nella spesa pubblica pro capite suggeriscono che un’ampia frazione di questo massimo è davvero aggredibile“. L’utilizzo del verbo “aggredire” e dell’aggettivo “aggredibile” non sembra casuale: ci vuole forza, coraggio e determinazione per conseguire questo obiettivo, teso ad abbassare il livello di tassazione, ormai divenuto insostenibile.

Secondo Confcommercio infatti è “urgente” e “necessario riqualificare la spesa pubblica per ridurre immediatamente il carico fiscale e dunque “riavviare il meccanismo inceppato della crescita“. Il monito è forte: “La spesa pubblica italiana non genera crescita” e serve “l’introduzione di un processo più profondo di riqualificazione, eliminando inefficienze e sprechi da destinare in parte a riduzione del carico fiscale e in parte a re-investimento in aree dell’intervento pubblico produttive di benefici per i cittadini“.

In Italia l’aumento della spesa pubblica non si è tradotto in un aumento del Pil e quindi il nostro Paese si colloca come fanalino di coda tra i principali del mondo, vicino a Giappone e Grecia. I Paesi che hanno tagliato la spesa improduttiva hanno sperimentato tassi cumulati di crescita da tre a sei volte superiori a quello dell’Italia. L’ufficio studi della Confcommercio porta delle cifre come esempio: nel corso del 2013, una famiglia di tre persone ha speso più o meno 4.100 euro per interessi sul debito pubblico, 2.100 euro per sostenere i sussidi alle imprese, 8.200 euro per dipendenti pubblici (parlamentari e sindaci inclusi), ossia la politica costa più degli interessi sul debito e dei sussidi alle imprese. Una voce di costo che deve essere ridotta in modo approfondito e veloce.

Sangalli ha affermato che le misure annunciate dal presidente del Consiglio dei ministri , Matteo Renzi, “sono azioni coraggiose” che vanno “nella giusta direzione“, ma non bisogna lasciare spazio a “facili ottimismi“. Il presidente di Confcommercio ha avvertito che l’Italia è uscita dalla crisi “più povera” e quest’anno sarà di “convalescenza” per il nostro Paese. Le due leve da azionare per favorire crescita e occupazione sono tasse e spesa pubblica: “ridurre e riqualificare la nostra spesa pubblica” per tagliare le tasse.

Risulta “evidente che, in questo scenario, nonostante le prime misure annunciate dal Governo nei giorni scorsi vadano nella giusta direzione – ha spiegato Sangalli – non c’è spazio per il facile ottimismo. Sarà un anno di transizione, un anno di convalescenza, in cui il Paese è debole e va scongiurato il pericolo di una grave ricaduta.  Infatti, le nostre previsioni per l’anno in corso confermano ancora i consumi fermi sul fondo e un Pil in crescita di appena mezzo punto percentuale“.

La proiezione della Confcommercio : fermi nel 2014, +0,7 per cento nel 2015

La spesa delle famiglie italiane per il 2014 resterà ferma: è questa la previsione di Confcommercio, il cui Ufficio Studi ha stimato che i consumi resteranno fermi per l’ano in corso, mentre nel 2015 registreranno un incremento pari allo 0,7 per cento.

Si tratta – fanno sapere dall’associazione dei commercianti e Rete Imprese Italia – di una revisione al rialzo rispetto alle stime precedenti, secondo cui nel 2014 ci sarebbe stato un’ulteriore contrazione dello -0,2 per cento. Negli anni passati comunque si sono registrati tutti segni negativi negli indici del consumo: -2,6 per cento nel 2013, -4 per cento nel 2012. Quanto al reddito disponibile, dopo una tendenza negativa (-4,6 per cento nel 2012 e -1,5 per cento nel 2013) si passa a un debole +0,2 per cento sia per il 2014 che per il 2015.

(Credit: AGI)

3 pensieri riguardo “La Confcommercio ha la ricetta per abbassare le tasse: riqualificare la spesa pubblica

  • 22/03/2014 in 07:44:56
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    Benissimo questa ipotesi di riduzione, ottima e strutturale, salverebbe noi e i nostri figli.
    Speriamo che venga presa sul serio!

  • 22/03/2014 in 06:36:53
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    Non da oggi i politici hanno usato gli apparati pubblici come allocare adepti ma se in clima di guerra fredda ciò poteva essere giustificato oggi non più e le Regioni a suo tempo (il liberale Malagodi) aveva avvertito sarebbero diventate buro-carrozzoni….

    • 22/03/2014 in 13:42:55
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      Mauro La Spisa, ma noi ci conosciamo, vero? (Enzo Scichilone)

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