Doppietta Mercedes a Sepang, Hamilton vince su Rosberg e Vettel. Alonso quarto eroico

Sfortunato Räikkönen in partenza, Ricciardo parte come un fulmine, passa Vettel, poi si arrende a un mare di guai. Williams, i soliti problemi di strategia: Massa resiste agli ordini di scuderia

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Sepang – Lewis Hamilton e Nico Rosberg hanno portato a casa la prima doppietta stagionale sul circuito di Sepang, in Malesia. Il pilota inglese campione del mondo 2008 ha vinto dominando la gara dal primo giro, con una partenza perfetta. Poi ha solo gestito, assecondato da una monoposto che non ha manifestato alcun problema. Il compagno di squadra Rosberg, stretto in partenza verso il muretto box da un arrembante (troppo?) Vettel, ha corso con la testa e con il secondo posto mantiene la leadership nella classifica piloti.

Sul terzo gradino del podio il quattro volte campione del mondo, Sebastian Vettel, che in partenza si era dovuto arrendere peraltro allo start garibaldino del compagno di squadra, Daniel Ricciardo, che pensava di mettere a segno una vendetta australo-sicula. Niente da fare, perché la monoposto di Ricciardo ancora una volta ha manifestato problemi con il sensore di rilevazione del consumo e poi, in gara, ha patito un problema all’ultimo pit, con il meccanico dell’anteriore sinistra non in grado di stringere la ruota. Nonostante lo stop già in pit lane, il team di Milton Keynes non è sfuggito alla penalità per “rilascio pericoloso”. Poi un problema all’ala anteriore ha definitivamente cassato ogni speranza. Infine il ritiro per il riproporsi di guai elettronici sul motore Renault della sua RB10. Però la “sfrontatezza” di Danieluzzo nostro fa ben sperare per un po’ di movimento in questa noiosa F1.

Ferrari in chiaro-scuro in Malesia, dove il supporto per il team di Maranello non scema neanche di fronte alle vittorie della Mercedes sponsorizzata dalla compagnia petrolifera nazionale. Alonso è partito quarto, è arrivato quarto e se non si mette a lanciare improperi a destra, manca, sopra e sotto è veramente un signore. Ha fatto tutto quel che poteva per non fare una brutta figura, mentre alla Ferrari – siamo quasi al punto di non ritorno – va compiuta una ricognizione per capire se ci sono margini di miglioramento. Alonso sempre più uomo squadra nell’elogiare i meccanici. Räikkönen ha patito la foratura in partenza, che è una fase delicata: lo sanno pure i ragazzini che gareggiano sui kart. La penalizzazione di 5” inflitta a Magnussen – per non avere lasciato troppo spazio al pilota finlandese – si innesta nella idiota deriva giustizialista intrapresa dalla FIA, spesso da gente che non guida neanche, perché scarrozzata da autisti. Per il pilota finlandese non si può esprimere un giudizio, se non che in partenza è stato giudizioso a non intraprendere una battaglia inutile e intempestiva con Alonso. I problemi al DRS, dovuti al dialogo tra centralina unica MES fornita dalla FIA e l’elettronica Magneti Marelli, sono la ciliegina sulla torta di una debacle di tutto questo ambaradan messo in piedi dalla Federazione e dai team: chi è causa del suo mal…

Giudizio ottimo invece può essere espresso per Hülkenberg, che ha guadagnato due posti rispetto alla partenza e ha avuto sprazzi di guida, come nella battaglia con Alonso per il quarto posto: ma è solo l’episodio finale di una gara condotta senza paura, nonostante il compagno di squadra Perez non sia riuscito a prendere il via per problemi elettronici al motore. Ridicolo.

Il sesto posto di Jenson Button non è forse quello che si aspettava il campione del mondo 2009, però è il massimo per ora ottenibile con una McLaren-Mercedes in evoluzione, però Magnussen con la stessa monoposto – senza impedimenti e penalizzazioni – avrebbe fatto meglio. Urge reset psicologico per Jenson, al quale pesa – e si capisce – l’assenza di suo padre.

La Williams dovrebbe essere soddisfatta a metà, per aver portato entrambe le monoposto al traguardo. Però il vizietto della strategia errata e della gestione carlonesca dei piloti talvolta riemerge dal passato e cade come un macigno. Al di là dell’andamento della gara e della velocità di Bottas, autore di una bella gara senza se e senza ma, come si può chiedere alla seconda corsa di lasciare spazio al proprio compagno di squadra, senza che all’orizzonte ne possa derivare un beneficio per il team e per le classifiche? Diciamocelo, una sciocchezza che però esacerba il clima tra Massa e Bottas e spezza la serenità di un ambiente che avrebbe al contrario bisogno di tranquillità e di lavorare con lucidità, senza polemiche.

Di Magnussen, nono al traguardo, abbiamo detto, mentre di Kvyat non si può dire che bene: ancora una volta Helmut Marko ha visto giusto. Puntare sul russo di Roma è stata una scelta intelligente. Sfortuna per Vergne, con il motore ko.

Tra i figli di un dio tecnico minore e per le nobili decadute (per il momento, si spera), menzione per Grosjean, autore di una gara costante e intelligente: non era un dato acquisito che portasse la sua Lotus E22 a fine gara. Altrettanto dicasi per i due della Caterham, Kobayashi 13° e Ericsson 14°, che hanno basato la gara sulla regolarità e tratto beneficio anche dei ritiri altrui. Chilton, ultimo dei classificati, può dirsi soddisfatto di aver battuto il compagno di squadra Bianchi…

Per la seconda gara stagionale lo spettacolo è durato 5 giri. Poi per ridestarsi dal sopore bisognava aspettarsi qualche noia tecnica, un innalzamento dei consumi di qualcuno, una ruota montata male in pit lane o qualche lotta fratricida scelerata. Francamente troppo poco per la massima serie automobilistica, che dovrebbe essere un intelligente banco di prova tecnico e invece sembra una gabbia di soldatini dove certe cose si possono fare, molte altre sono vietate.

È mai venuto in mente a qualcuno che gli appassionati potrebbero dirottare la propria passione verso altri campionati, tipo IndyCar? Il crollo degli ascolti dovrebbe essere un sufficiente campanello di allarme.

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