In Turchia il voto amministrativo è quasi un referendum sul Primo Ministro Erdogan

53 milioni di turchi chiamati a rinnovare gli organi amministrativi locali, ma con un occhio alla politica reazionaria del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo al governo del Paese

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Ankara – In Turchia si vota da questa mattina per le amministrative, ma si tratta in realtà di un referendum su Recep Tayyp Erdogan e il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo al governo. Il Primo Ministro ha mostrato un volto sempre più duro e autoritario dall’inizio delle proteste a Gezi Park.

L’esplosione di uno scandalo che lo ha coinvolto ne ha appannato ancor di più la figura. Su Erdogan, artefice di un imponente processo di modernizzazione avviato dodici anni fa, quando conquistò il potere, ma anche fautore di un “ritorno” neo-ottomano negli ultimi anni, sono chiamati a dare un giudizio 53 milioni di aventi diritto al voto.

I seggi sono stati aperti prima nella parte orientale della Turchia e via via anche nelle zone più occidentali, dove l’opposizione di piazza al premier turco è più forte e visibile.

Come si ricorderà, lo scontro tra piazza e governo esplose a partire dalla violenta e sanguinosa repressione della protesta dei giovani a Gezi Park, contro la costruzione di un centro commerciale e di una grande moschea al posto del parco cittadino, polmone verde di Istanbul.

Di recente, Erdogan ha tuonato contro un complotto orditogli contro dall’imam Fetullah Gullen, che vive in autoesilio negli Stati Uniti: il complotto, secondo il primo ministro, sarebbe dimostrato dalla divulgazione di intercettazioni riguardanti una “tangentolpoli” nel Bosforo che sta mettendo in imbarazzo l’intero Paese, soprattutto perché ne sono coinvolti ministri, personaggi a vicini al premier e al figlio Bilal.Una bufera cui Erdogan ha risposto nell’ultima settimana con la censura prima di Twitter e poi di YouTube, quest’ultima per aver pubblicato l’audio di una riunione segreta in cui si ipotizzava un attacco alla Siria.

I seggi chiuderanno alle 17. Gli occhi sono puntati sulle grandi città, Istanbul (di cui Erdogan fu sindaco negli anni ’90), la capitale Ankara e la terza città Smirne. Un risultato seguito nelle capitali occidentali e a Washington per il ruolo strategico rivestito dalla Turchia, ultimo Paese orientale del fronte sud dell’Alleanza Atlantica, una “qualità” che Erdogan ha saputo gestire a proprio favore, ma che potrebbe non essere eterna.

(Credit: AGI)