Dopo colloqui Kerry-Lavrov, “Mosca avvia ritiro da confine ucraino”. De-escalation in progress

Il Centro di Studi Militari ucraino: ridotte le possibilità di invasione. Il primo incontro tra Lavrov e Kerry definito “costruttivo” e “franco”. Kerry: Ucraina deve essere parte del processo diplomatico. Il ministro degli Esteri russo: “Struttura federale per l’Ucraina”. La reazione di Kiev: ”Mosca ci chiede capitolazione totale”. Sinferopoli si allinea al fuso orario di Mosca: lancette degli orologi in avanti di due ore

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Mosca – La Russia avrebbe già cominciato a ritirare le sue truppe dal confine con l’Ucraina dopo l’avvio dei colloqui – definiti “intensi” – tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di Stato americano John Kerry.

Per ora non ci sono conferme ufficiali, ma il numero delle truppe russe al confine con l’Ucraina è diminuito secondo quanto annunciato sulla sua pagina Facebook dal direttore del Centro di Studi Politici Militari dell’Ucraina, Dmitry Tymchuk, da Kiev. “Questo non significa che possiamo prendere il cappotto e tornare a casa, ma la probabilità di invasione ora è significativamente ridotta; direi: se una settimana fa abbiamo valutato la probabilità di invasione della Russia all’80%, ora è intorno al 50% e fa piacere…“, ha scritto Tymchuk.

Il primo incontro tra Lavrov e Kerry è durato circa quattro ore e ha segnato una inversione di tendenza. Se le posizioni restano “divergenti” è però vero che è stato avviato l’iter per trovare una soluzione diplomatica alla crisi Ucraina/Russia.

Abbiamo delle posizioni divergenti sulle ragioni della crisi ucraina“, ha detto Lavrov al termine dell’incontro, che però ha definito “costruttivo“. “Abbiamo concordato sulla necessità di trovare dei punti di accordo per arrivare a una soluzione diplomatica della crisi“, ha spiegato il ministro degli Esteri russo.

Anche il Segretario di Stato americano ha dato una valutazione positiva del colloquio, definito “franco“, ma ha spiegato che la definizione diplomatica della disputa passa per una partecipazione dell’Ucraina al processo diplomatico.

Kerry ha anche chiesto il ritiro delle truppe russe dal confine ucraino, affermando che creano un clima di intimidazione e paura che non favorisce il dialogo. Ritiro che a quanto pare è già iniziato e che segnerebbe un gesto di buona volontà della Russia propedeutico al raggiungimento di una soluzione diplomatica.

Ieri Lavrov aveva sostenuto che se l’Occidente riconosce il governo di Kiev, nato da un golpe, non può non riconoscere la legittimità del referendum in Crimea. Il ministro degli Esteri russo lo ha dichiarato in un’intervista concessa al canale russo Channel One, a poche ore dall’incontro a Parigi con il segretario di Stato americano John Kerry sulla crisi ucraina.

Da un punto di vista diplomatico – aveva detto il capo della diplomazia di Mosca – non ha senso riconoscere come legittimo quello che è accaduto su Maidan (nome della piazza simbolo della rivolta filoeuropea e contro il presidente deposto Viktor Yanukovich, ndr), mentre allo stesso tempo sostenere che è illegittimo quanto è avvenuto in Crimea. Se (l’Occidente) è pronto ad accettare come legittimo il primo evento, allora è sicuramente obbligato a riconoscere il secondo“.

Quanto alle sanzioni americane ed europee contro Mosca, Lavrov aveva sottolineato che fosse una decisione che portano a “un binario morto“. “C’è l’impressione che i nostri partner occidentali stessero creando da tempo le condizioni per ‘separare’ l’Ucraina dalla Russia – aveva detto – Quando hanno capito di avere sbagliato e di aver commesso un errore, intraprendendo azioni che hanno indebolito gli accordi raggiunti dopo il collasso dell’Unione Sovietica, non sono stati in grado di riconoscerlo. Un falso orgoglio glielo ha impedito“.

Lavrov aveva perciò lanciato un appello all’Occidente perché sostenga la soluzione di una “struttura federale” per l’Ucraina, con la concessione di una maggiore autonomia alle regioni orientali e meridionali filorusse. “Se i nostri partner occidentali sono pronti – ha detto – allora la Russia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea potrebbero formare un gruppo di sostegno sull’Ucraina e formulare appelli condivisi a coloro che sono al potere a Kiev“.

In questo modo, ha continuato, si potrebbe arrivare a colloqui tra “tutte le forze politiche ucraine, senza eccezioni, escludendo naturalmente i radicali armati” con l’obiettivo di una nuova Costituzione per “una struttura federale” da dare al Paese, aveva spiegato, ribadendo che Mosca “non ha alcun interesse a varcare le frontiere” ucraine.

LA REAZIONE DI KIEV – L’Ucraina ha respinto le proposte russe per una struttura ‘federale‘ del Paese e in una nota, ripresa dall’agenzia di stampa Interfax-Ukraine, il ministero degli Esteri di Kiev ha espresso il suo profondo disappunto per le dichiarazioni di Lavrov, definite “paternalistiche“. “Questo aggressore chiede solo una cosa, la capitolazione totale dell’Ucraina, la sua divisione e la sua distruzione come Stato“, aveva dichiarato Andrii Deshchytsia.

RASMUSSEN – Per il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, sulla crisi ucraina la Russia ha violato il principio della sovranità degli Stati, indebolendo il rispetto del diritto internazionale. Rasmussen ha rilanciato l’accusa in un articolo scritto per il domenicale tedesco ‘Welt am Sonntag‘ e intitolato ‘Il diritto di scegliere‘.

La Russia ha violato il principio secondo il quale ogni Stato è sovrano e libero di scegliere il proprio destino”,  ha osservato Rasmussen, osservando come questo principio abbia “permesso all’Europa di superare le divisioni della Guerra Fredda“. “La crisi in Ucraina ricorda a tutti noi che dobbiamo difendere questo principio“, ha spiegato Rasmussen.

FUSO ORARIO – La Crimea si è intanto allineata al fuso orario di Mosca, come era stato deciso dal Parlamento di Simferopoli. Durante la notte le lancette degli orologi sono state spostate in avanti di due ore per coincidere con l’orario della capitale russa. “L’adozione del fuso orario di Mosca è un’ulteriore integrazione nelle strutture russe“, ha commentato sabato sera un portavoce dell’autoproclamato governo di Simferopoli.

(Credit: TMNews, Adnkronos)