La sentenza della Consulta sulla fecondazione eterologa mira alla rivoluzione del concetto di “famiglia”

Il giudizio sulla tecnica di fecondazione è secondario rispetto all’obiettivo di “cambiare” la famiglia dall’alto e togliendo ogni diritto al padre, ammesso e non concesso si possa più parlare di questa figura antistorica che è il “padre”. Famiglia Cristiana: ‘Follia’. La ministro Lorenzin: “Necessaria condivisione col parlamento”. Benvenuta modernità o benvenuto neo-medioevo etico?

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La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa sarà tutta da analizzare, non appena sarà pubblicata la sentenza e il dispositivo. Occorre infatti ricordare che la Consulta dichiara una norma non conforme alla vigente Costituzione, ma ne deve indicare il o gli articoli violati.

Potremmo esercitarci su quale potrebbe essere la parte della Carta Fondamentale violata, ma sarebbe un esercizio sterile. La Consulta ha dunque tagliato quella parte della legge 40/2004, sulla procreazione medicalmente assistita, in cui eleva il divieto di ricorrere alla donazione di gameti (ovociti o spermatozoi) esterni alla coppia, in caso di infertilità assoluta. Cade l’ultimo baluardo che rendeva la legislazione italiana diversa da quella di altri Paesi, in cui il tecnicamente fattibile ha superato – in un’estasi di relativismo – l’eticamente ammissibile.

Si tratta di aprire i portoni del mercimonio di gameti come se fossero figurine di una collezione e non si tiene conto della parte più debole della catena “riproduttiva”, i bambini, che già partono in una condizione alterata di conoscenza: quella di non poter sapere chi è il proprio genitore genetico.

Che la questione non sia proprio di lana caprina è dimostrato dalle raggianti reazione del fronte “progressista” e le più compassate reazioni di quello moderato, che si riconosce nelle posizioni della Chiesa cattolica.

Sulla questione è necessaria una condivisione più ampia, di tipo parlamentare“, ha infatti dichiarato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (NCD), annunciando che “alla luce delle motivazioni della Consulta al più presto comunicheremo la road map per l’attuazione della sentenza“. Lorenzin peraltro centra le questioni aperte dalla sentenza, che introduce – anzi, re-introduce – la fecondazione eterologa nel nostro ordinamento, un fatto definito dalla ministro per la Salute un “evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti”, perché “ci sono alcuni aspetti estremamente delicati che non coinvolgono solamente la procedura medica, ma anche problematiche più ampie, come ad esempio – ha sottolineato Lorenzin – l’anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto di chi nasce da queste procedure a conoscere le proprie origini e la rete parentale come fratelli e sorelle”.

Dunque fino a che non saranno pubblicati gli atti della sentenza, sono da valutare le reazioni ultra tabula, si potrebbe dire.  

La sentenza di oggi ha valore di legge e non è oppugnabile. Da oggi non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa. Tale decisione vale per tutti i cittadini italiani che hanno problemi di sterilità. Nessun vuoto normativo, ma con la legge 40 così modificata garanzie per i nati e per le coppie”, hanno dichiarato gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del procedimento di Firenze, i primi a sollevare il dubbio di legittimità costituzionale sull’eterologa, che hanno seguito 17 casi, sui 29 procedimenti aperti, quest’ultimo segretario dell’Associazione Luca Coscioni e docente all’Università di Firenze.

Soddisfatta anche l’avvocato Maria Paola Costantini, difensore delle coppie ricorse alla Consulta e referente nazionale di Cittadinanzattiva. “Con questa decisione si è eliminato un vuoto normativo – ha dichiarato all’Adnkronos – e al contempo ci saranno tutte le protezioni per le coppie in un sistema gratuito, in cui non si rischia né la commercializzazione dei gameti né la mercificazione delle donatrici e allo stesso tempo situazioni ‘al limite’ come quella delle ‘mamme-nonne’: potranno accedere alla donazione soltanto le coppie sposate o conviventi – ha chiarito l’avvocato Costantini – secondo indicazioni mediche precise e chiare che accertino la sterilità della coppia“. Senonché, non è vero che ci fosse un vuoto normativo, c’era una norma che vietava una pratica da “Stranamore della procreazione”, perché la norma era permeata dei valori della maggioranza parlamentare che l’aveva approvata.

Potrà non piacere o, al contrario, raccogliere consensi, ma il dato è questo: la Consulta sembra aver superato la volontà espressa dal popolo sovrano attraverso i propri rappresentanti parlamentari, che se avessero avuto orientamento contrario avrebbero potuto cambiare la legge.

La reazione del mondo cattolico non si sono fatte attendere. Senza perifrasi la reazione di Famiglia Cristiana, settimanale delle Edizioni San Paolo, che prima apre il sito titolando “Ultima follia italiana”, poi attenua il tiro nella forma, ma non nella sostanza: “Fecondazione selvaggia per tutti”. “È una sentenza choc ma non giunge inaspettata. Per volere della Corte Costituzionale, che l’ha dichiarato illegittimo, – scrive Famiglia Cristiana – cade il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 sulla fecondazione assistita“.

Molto sconcerto e gravi perplessità” sono stati espressi anche dalla Pontificia Accademia della vita, che teme per le conseguenze che potranno derivarne. “Questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità. La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi”, ha detto monsignor Renzo Pegoraro.

Analogo il giudizio di Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma, sentito dall’Adnkronos. “Si tratta di una decisione grave e impegnativa che avrà ripercussioni sulla concezione della famiglia e sulla percezione degli interessi dei soggetti più deboli, che in questa vicenda sono i bambini che nasceranno, ai quali viene privata ogni certezza sulle loro origini“.

Gambino centra esattamente il tema che si porrà per effetto di questa sentenza, che non aveva l’obiettivo di giudicare una tecnica di assistenza alla procreazione, ma di demolire il concetto di famiglia/famiglia, costituita da un padre, una madre e dei figli.

Perché se è la tecnica a fare un figlio, ossia se è il desiderio di procreare – con qualsiasi mezzo – a prevalere, e se il padre non ha più alcun diritto sul nascituro “prodotto” da gameti reperiti da donatori esterni alla coppia, allora significa che la famiglia non conta più come luogo di sviluppo e di crescita della vita umana e che anche i single o le coppie dello stesso sesso hanno lo stesso diritto, con buona pace del diritto del figlio di sapere e capire di chi è figlio e perché.

Per alcuni è benvenuta modernità, a noi – ci scuserete – sembra un medioevo etico dagli scenari che non ci piacciono.

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