Kabobo, 20 anni per aver ucciso tre persone. La rabbia di Andrea Masini, figlio di uno delle vittime

Il Gup di Milano, Manuela Scudieri, ha condannato il ghanese di 31 anni a 20 anni di reclusione e 3 di casa di cura in custodia per aver ucciso tre persone a picconate. Masini: “altrove pena di morte o ergastolo. Non ce l’ho con il giudice, ce l’ho con lo Stato”

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Milano – Mada Kabobo, il ghanese di 31 anni che nel maggio del 2013 uccise a picconate tre persone a caso, è stato condannato a 20 anni di reclusione dal Giudice delle Udienze Preliminari di Milano, Manuela Scudieri, con rito abbreviato.

Oltre ai 20 anni di reclusione, Kabobo dovrà scontare tre anni in una casa di cura in regime di custodia. Accolta dunque la richiesta del pubblico ministero, che aveva chiesto 20 anni di carcere e 6 anni di casa di cura, col riconoscimento della semi-infermità mentale, che il Gup ha accolto.

20140415-Andrea-Masini-figlio-Ermanno-Kabobo-308x177La condanna ha suscitato sdegno per la moderazione della pena e perché Kabobo, nullatenente, non risarcirà alcuna delle vittime, per quanto risarcibile sia una vita umana. “In qualsiasi altro Paese, come negli Stati Uniti, Kabobo sarebbe stato condannato alla pena di morte o all’ergastolo“, ha dichiarato Andrea Masini, (nella foto a sinistra), figlio di Ermanno Masini una delle vittime delle picconate, subito dopo la lettura della sentenza.

Non ce l’ho con il giudice, che era obbligato a pronunciare questa sentenza, visto il riconoscimento della semi infermità mentale e il rito abbreviato, ma ce l’ho con lo Stato italiano che fa entrare i clandestini e non li segue“, ha spiegato Masini. “Era le sentenza che mi aspettavo – ha aggiunto – non sono sorpreso, ma se penso che vent’anni di carcere sono sei anni a omicidio, dico che in un Paese normale non è giustificabile“.

In relazione al risarcimento del danno che il giudice gli ha concesso, Masini ha affermato “mio padre non è monetizzabile, lo Stato dovrebbe risarcirmi in automatico, non dovrei essere io a chiedere a Kabobo che è nullatenente“.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA