“Facebook spegnerà Whatsapp”? Ma quando mai. Storia di una bufala che diventa scoop

Il circolo vizioso generato da un gioco di parole del titolo di una notizia diffusa dal Daily Mail e rilanciata anche da alcune importanti (anche italiane) agenzie di stampa. Anche noi abbiamo sbagliato, ce ne scusiamo con i nostri cinque lettori (erano quattro, aumentano…)

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Roma – ‘Drogati’ di Whatsapp tranquilli. Facebook non intende chiudere la popolare applicazione di messaggistica. Almeno per il momento. La notizia diffusa ieri in rete dal quotidiano britannico Daily Mail, ripresa da molti siti online (compreso questo) e rilanciata anche nel cartaceo, si è infatti rivelata una bufala mediatica fondata su un gioco di parole nel titolo.

Lo rivela l’Adnkronos, che provvede a bacchettare tutti i media – online e non – che hanno rilanciato la notizia sulla base del titolo: “What’sApp with that? Facebook is to shut down its popular chat function” per alcune ore ha scatenato il panico tra i seguaci del servizio acquistato da Mark Zuckerberg per 19 miliardi di dollari, in realtà non si riferiva ad altro che a una notizia diffusa una settimana prima e che parlava dell’intenzione di Facebook di rimuovere la funzione chat per il mobile, per obbligare gli utenti a utilizzare l’app specifica Messenger.

Insomma, chi ha preso il clamoroso ‘granchio’ si è fermato al titolo, senza approfondire ulteriormente il testo, generando quella vorticosa diffusione di notizie non vere su internet – che spesso contagia il giornalismo online – che contagia anche le agenzie di stampa.

E non solo sulla fondatezza delle notizie, ma anche per quanto riguarda sintassi, grammatica e ortografia, che spesso spingono un interrogativo: ma chi sta al desk delle agenzie di stampa? Stranieri che sconoscono l’italiano? Ma questo noi all’Adnkronos non lo diciamo per due motivi: perché non è elegante e perché all’agenzia diretta da Alessia Lautone non hanno di certo l’esclusiva delle corbellerie.

Capita, si può sbagliare, ma c’è una differenza: ammettere l’errore. Se si ammette l’errore – perfino di aver preso una notizia da un’agenzia di stampa e di averla “caricata” senza controllarla a fondo – si fa un servizio alla propria onestà intellettuale, prima che ai lettori, che per molte testate sono molti e che per noi sono quattro o cinque (ma in costante aumento).

Quindi, touché. Abbiamo sbagliato, lo ammettiamo e chiediamo scusa. Ma mai come in questo ambiente, chi non ha peccato scagli la prima pietra (per restare in tema con il periodo pasquale).