Veglia pasquale, Bergoglio come Wojtyla: “Non abbiate paura!”

Papa Francesco ha officiato la messa della Veglia di Pasqua (trasmessa anche da noi in streaming), ripetendo le parole del Vangelo di San Matteo divenute il simbolo del pontificato di Giovanni Paolo II, che sarà canonizzato domenica 27 Aprile

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Città del Vaticano – Papa Francesco ha ripetuto questa sera – nel corso della Veglia di Pasqua celebrata nella Basilica di San Pietro – le parole del Vangelo di Matteo divenute il simbolo del Pontificato di Giovanni Paolo II che esattamente tra una settimana egli stesso proclamerà santo: “Non abbiate paura!”. Parole, ha ricordato, rivolte da “un angelo potente” alle donne, che furono le prime testimoni della Risurrezione.

“Dopo la morte del Maestro – ha ricordato Francesco – i discepoli si erano dispersi; la loro fede si era infranta, tutto sembrava finito, crollate le certezze, spente le speranze. Ma ora, quell’annuncio delle donne, benché incredibile, giungeva come un raggio di luce nel buio. La notizia si sparge: Gesù è risorto, come aveva predetto, e c’era quel comando di andare in Galilea dove tutto era iniziato! Tornare la’, tornare al luogo della prima chiamata sulla riva del lago, e rileggere tutto, a partire dalla croce e dalla vittoria: la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento, rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore”. Secondo Bergoglio, “per ognuno di noi c’è una ‘Galilea’ all’origine del cammino con Gesù” e dunque “andare in Galilea significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana”.

“Tornare in Galilea – ha spiegato il Pontefice – significa anzitutto tornare li’, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. è da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite”. Francesco ha parlato dunque di “una Galilea piu’ esistenziale: l’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione”. “In questo senso – ha scandito – tornare in Galilea significa custodire nel cuore la memoria viva di questa chiamata, quando Gesu’ è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo; recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava”.

“Oggi, in questa notte, ognuno di noi – ha suggerito Francesco – può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dove è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l’hanno fatta dimenticare?”. “Cercala, non temere, è la’ che ti aspetta il Signore”, ha esortato rivolto ad ognuno dei presenti. “Il Vangelo di Pasqua – ha affermato ancora il Papa – parla chiaro: bisogna ritornare la’, per vedere Gesù risorto, e diventare testimoni della sua Risurrezione”. “Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia. è ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra”. Ecco – ha poi concluso Bergoglio – la “Galilea delle genti: orizzonte del Risorto, orizzonte della Chiesa; desiderio intenso di incontro. Mettiamoci in cammino!”.

(Credit: AGI)