Scatta lo ‘spesometro’ controlli su acquisti sopra i 3.600 euro

Scattano i controlli per verificare le incongruenze tra tenore di vita e spese. Una misura per contrastare l’evasione fiscale, ottima e giusta in momenti di floridezza: una mossa tafazziana (e recessiva) in momenti di crisi economica. Il risultato? Prevedibile…

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Roma – L’Agenzia delle Entrate si mette all’opera per controllare da vicino gli acquisti di maggior valore: coloro che liquidano l’Iva trimestralmente devono adempiere oggi a quanto previsto dallo ‘spesometro’; gli operatori finanziari avranno invece tempo fino al 30 aprile.

La legge stabilisce che si debbano comunicare i dati delle operazioni Iva di importo pari o superiore a 3.600 euro, effettuate nel 2013 attraverso carte di credito, di debito o prepagate.

20131122-agenziaentrate-redditometro-garanteprivacy-660x363Nella comunicazione, tutta telematica, devono essere indicati i dati anagrafici del contribuente che ha sostenuto l’acquisto, gli importi complessivi di ogni singola transazione, la data in cui e’ stata effettuata, il codice fiscale dell’operatore commerciale presso il quale è avvenuto il pagamento elettronico. L’Agenzia delle Entrate dovrebbe così essere in grado di confrontare le spese e il tenore di vita del contribuente e rilevare eventuali incongruenze.

Un mezzo ottimo per confrontare le spese effettuate dai cittadini e le relative dichiarazioni dei redditi e per scovare le incongruenze, ma restano alcuni dubbi sull’effettiva efficacia dello strumento, che sarebbe ottimo in momenti di “vacche grasse”, non certo in momenti di crisi economica, in cui a soffrire sono i consumi.

È indubbio infatti che lo “spesometro” avrà un effetto psicologico negativo sulla propensione alla spesa dei cittadini “normali”, mentre non intaccherà minimamente la spesa di chi evade le tasse, che di certo non usa strumenti di pagamento20140422-tafazzi-216x305 elettronico e non si fa fatturare gli acquisti per non lasciare alcuna traccia. Chi vorrà spendere i propri soldi senza l’occhio del fisco incombente, potrà continuare a farlo oltre-confine. Ne risulteranno avvantaggiati gli abitanti delle regioni del Nord Italia, a due passi da Svizzera, Francia, Slovenia e Austria, dove molti già si recano per rifornirsi semplicemente di carburante e magari fare la spesa in supermercati dove il risparmio è garantito.

Insomma, una manovra tafazziana e demagogica, per quietare il protagonismo di chi intende la lotta all’evasione fiscale solo da parte dello Stato spendaccione, inefficiente e corrotto, non certo da parte del contribuente vessato, destinatario di servizi pubblici di qualità spesso infima (anche in settori importantissimi, come la sanità, dove si arricchiscono i delinquenti e i corrotti e patiscono i cittadini bisognosi di cure).

Pagare le tasse è un dovere etico indiscutibile e perfino un obbligo religioso (per chi crede), ma non è un dovere farsi vessare dalla “Bestia” che va piuttosto affamata. Come? Licenziando i “padreterni” al potere e cambiando la struttura dello Stato, che deve servire il cittadino e non essere servita dal cittadino.

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