Papa Francesco ai vescovi dell’Africa meridionale parole chiare contro l’aborto: “aggrava il dolore delle donne”

Secondo il Pontefice, le donne che hanno praticato un’interruzione di gravidanza “portano con sé profonde ferite fisiche e spirituali dopo aver ceduto alle pressioni di una cultura secolare che svaluta il dono di Dio della sessualità e il diritto alla vita del nascituro”. Poi sul matrimonio. “Crescono separazioni e divorzi, con ricadute sulla stabilità dei figli“. Servono linguaggi nuovi per comunicare valori solidi e immodificabili, per avvicinare le persone a Cristo e cibare lo spirito

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Città del Vaticano – Aborto, separazioni e divorzi, violenza sulle donne, crisi della famiglia, calo demografico e delle vocazioni sono alcuni temi toccati da Papa Francesco nel discorso consegnato ieri ai presuli di Sudafrica, Botswana e Swaziland, ricevuti in visita ad limina apostolorum, ossia l’incontro fisso che i vescovi hanno di norma ogni cinque anni con il Pontefice per illustrare i problemi religiosi, sociali e culturali incontrati nel proprio apostolato e relativi alle specifiche peculiarità della propria regione ecclesiastica.

A due giorni dalla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Papa Francesco è tornato su temi per i quali spesso le sue parole sono state interpretate come “aperture” alla contemporaneità e a posizioni progressiste, mentre a un’analisi più attenta si innestano nel solco solido del predecessori, anzitutto quei due pontefici che si appresta a canonizzare.

L’aborto aggrava il dolore di molte donne – ha affermato Bergoglio in un passaggio del proprio discorso – che ora portano con sé profonde ferite fisiche e spirituali dopo aver ceduto alle pressioni di una cultura secolare che svaluta il dono di Dio della sessualità e il diritto alla vita del nascituro”. “Crescono separazioni e divorzi, con ricadute sulla stabilità dei figli”, ha sottolineato Francesco, che ha poi elevato la propria deplorazione all’incremento “della violenza contro donne e bambini”, problemi che minano “la vita della società nel suo complesso”.

Le famiglie cattoliche – ha osservato ancora Francesco – hanno meno figli e ciò si ripercuote sul numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Alcuni cattolici si allontanano dalla Chiesa verso altri gruppi che sembrano promettere qualcosa di meglio”.

Il Pontefice ha poi ricordato poi il quotidiano servizio della Chiesa “ai figli e alle figlie di Dio più vulnerabili: vedove, madri sole, divorziati, bambini a rischio”, in particolare “ai diversi milioni di orfani” causati dall’Aids. Ormai, ha notato il Papa, diminuiscono sempre di più gli aiuti dei Paesi che una volta avevano una propensione missionaria, perciò le Chiese locali sono obbligate a contare solo sulle proprie forze, che vengono impegnate in tante operazioni di carità e impongono “gravi sfide pastorali”.

La sfida per i vescovi dell’Africa meridionale – e in particolare di Sudafrica, Botswana e Swaziland – è di portare Cristo tra le persone che non lo conoscono, perché “l’assenza di Cristo è per tutti la più grande povertà” e l’evangelizzazione ha bisogno di linguaggi nuovi per rendere possibile e fecondo l’incontro con Gesù. Bisogna “trovare modi nuovi e creativi per aiutare le persone a incontrare Cristo attraverso una comprensione più profonda della fede”.

Ma i nuovi codici comunicativi non possono far dimenticare che i cardini valoriali della vita cristiana sono granitici e vanno promossi per la loro forza, come nel caso della “la santità e l’indissolubilità del matrimonio cristiano, spesso disintegrato sotto la terribile pressione da parte del mondo laico”. Valori che possono essere approfonditi “da una dottrina chiara” e sostenuti “dalla testimonianza di sposi impegnati”, perché si comprenda come il cattolicesimo chiede che “bambini e adulti siano avvicinati alla vita di preghiera e a una fruttuosa recezione dei Sacramenti”, specie quello della Riconciliazione.

(Credit: Adnkronos)