La Ferrari in pompa magna nel giorno del 20° anno senza Ayrton Senna: un errore di stile

Tutta la squadra di Maranello parteciperà – da oggi al 4 maggio – alle celebrazioni del 20° Anniversario della morte del grande pilota brasiliano. Montezemolo: “ci incontrammo il 27 Aprile, ci saremmo rivisti”, ma tutto questo ha il sapore dell’occasione mancata per un profilo basso che avrebbe avuto il gusto del gesto elegante

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Ci sono occasioni in cui tacere è uno splendido modo di comunicare. Splendido e affettuoso. Vicino ed elegante. Il 20° Anniversario della morte di Ayrton (Da Silva) Senna rischia di trasformarsi in un’occasione mancata per la Ferrari, per tutta la squadra e il management, che parteciperà in pompa magna agli avvenimenti organizzati a Imola per celebrare un mito volato via troppo presto. Da oggi al 4 maggio prossimo “Senna” avrebbe dovuto essere il centro del mondo, rischia di ricevere l’ombra di un cavallo non rampante, ma ragliante.

Molti degli appassionati che accorreranno a Imola saranno di fede Ferrari, secondo il rito accettato e confermato della gran loggia rampante di Maranello; ma altri non lo saranno: vorranno solo ricordare il loro mito, la loro passione o la passione trasmessa da un genitore, da uno zio, da un fratello più grande, dai media, dai libri, dai film.

Che cosa c’entra la Ferrari con Ayrton Senna? Non c’entra niente. Vero è che Senna e Ferrari si “annusarono” in diverse occasioni ed è probabile che il pilota brasiliano avrebbe fatto di tutto per “chiudere la carriera” ad alto livello a Maranello. E alla fine di tutto, sarebbe rimasto – secondo quanto promesso a Giancarlo Minardi dallo stesso Senna – quell’ultimo anno con la monoposto di Faenza, per vedere l’effetto che avrebbe fatto: gratis et amor Dei. Soprattutto “amor Dei”.

Ma tutto questo non è potuto accadere e resterà nelle ipotesi di una storia contro-fattuale che non potrà mai essere provata. È un’elucubrazione che non giustifica un gesto di presunzione e di ineleganza.

Che avrebbe pensato Luca Cordero di Montezemolo se Frank Williams lo scorso anno si fosse presentato a Maranello e a Modena – per le manifestazioni in occasione del 30° Anniversario della morte di Gilles Villeneuve – e avesse dichiarato “nel 1983 Villeneuve avrebbe corso con noi e noi gli avremmo dato la monoposto vincente per il titolo iridato”? E che avrebbe detto se con Frank Williams si fosse presentato Ron Dennis, patron della McLaren, la squadra con cui Gilles Villeneuve aveva debuttato in F1, prima di finire alla Ferrari per sostituire Lauda? Noi pensiamo che Montezemolo non l’avrebbe presa bene, avrebbe reagito con stizza, considerando quella presenza e quelle parole inopportune.

Così come è stato inopportuno che la Ferrari abbia amplificato in modo inelegante un legame – Senna/Ferrari – che era solo nel limbo dei desideri, nell’armadio delle speranze, nel classificatore delle pratiche da evadere: ma niente di tutto questo è accaduto.

Purtroppo? Assolutamente sì: Senna aveva il carisma dei grandi, calamitava come Villeneuve con gesta eroiche da fare accapponare la pelle anche a chi non tifava per lui (come chi scrive). Ma Senna possedeva anche una malizia sportiva sconosciuta a Gilles e avrebbe orchestrato per rendere indelebile il suo passaggio a Maranello, se non fosse accaduto quel che malauguratamente accadde.

L’adesione alla “fede rossa” della Ferrari forse avrebbe favorito la composizione dello “Scisma villeneuviano”, scoppiato all’indomani del tradimento di Imola del 1982 e dell’affaire Villeneuve-Pironi. Noi ferraristi di rito villeneuviano, confermato e accettato della Gran Loggia Canadese, quello “scisma” lo manteniamo in animo e lo celiamo in corpore. Partecipiamo di tanto in tanto alle funzioni, ma conserviamo il dolore nicodemico della ferita inferta al cuore di una passione leale male interpretata dal management della Rossa. Avremmo seguito Villeneuve alla Williams? Probabilmente sì, ma tutto questo – repetita iuvant – non lo sapremo mai. Semplicemente non è accaduto.

E tuttavia, seppur “scismatici” teniamo molto al dogma del Cavallino Rampante e ci sentiamo in dovere di rivolgere una preghiera agli attuali cardinali ufficiali di Maranello. Da oggi fino al prossimo 4 maggio, sarebbe perfetto se manteneste un profilo bassissimo, se non ostentaste loghi di sponsor e mise di marketing; se indossaste giacche e cravatte ufficiali e, per quanto possibile, se sceglieste le terze o le quarte file di poltrone in ogni occasione.

Sarebbe molto inelegante se trasformaste – cari amici della Ferrari – la celebrazione del mito Ayrton Senna in una messa cantata secondo la liturgia di Fiorano, la Castelgandolfo di Maranello. Al contrario, se foste lievi ed eleganti ci guadagnereste in ammirazione, perché finora – duole dirlo con il massimo della considerazione – siete stati grevi e ineleganti.

Siate trasparenti, non trapananti. Il popolo di Ayrton lo apprezzerà. Noi ferraristi dei riti eretici confermati e accettati della Gran Loggia Canadese ve ne saremo grati. Assai grati.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.