Papa Francesco nell’omelia a Santa Marta: “ho pianto” per i cristiani crocifissi in Siria

“Anche oggi c’è questa gente che, in nome di Dio, uccide, perseguita” e “in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere”, un chiaro riferimento alla Corea del Nord, dove la dittatura comunista della famiglia Kim impone un regime di terrore anti-cristiano, ma anche a certi Paesi musulmani – come l’Arabia Saudita – dove il possesso di un crocefisso fa scattare le norme penali della sharia, che prevedono carcere e perfino la pena di morte

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Città del Vaticano – Papa Francesco ha pianto per i cristiani crocifissi in Siria. Lo ha affermato questa mattina, ricordando quanto accaduto in un “Paese non cristiano“, durante la messa celebrata a Casa Santa Marta, commentando il passo degli Atti degli apostoli, in cui si racconta dei seguaci di Gesù fatti flagellare dal Sinedrio. E “anche oggi c’è questa gente che, in nome di Dio, uccide, perseguita” e “in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere“.

Il riferimento è all’esecuzione barbara effettuata in Siria dai miliziani dell’ISIL (Islamic State of Iraq and Levant), che hanno ucciso sette persone a Raqqa alcuni giorni fa, crocifiggendone almeno due. Ma anche a Paesi come la Corea del Nord, sotto la dittatura comunista della famiglia Kim, che ha imposto 20140502-siria-isil-raqqa-crocifissione-320-424il terrore anti-cristiano nel Paese; o come accade in Arabia Saudita, dove il semplice possesso nascosto di un crocifisso vale la carcerazione e perfino, in alcuni casi, la pena di morte per proselitismo.

Nell’omelia il Papa ha fatto riferimento alla flagellazione degli Apostoli, che ha suggerito Francesco tre icone.

La prima è l’amore di Gesù per la gente, la sua attenzione ai problemi delle persone. Il Signore non si preoccupa di quanti lo seguono, non gli “passa per la testa, per esempio, di fare un censimento” per vedere se “è cresciuta la Chiesa … no! Lui parla, predica, ama, accompagna, fa la strada con la gente, mite e umile”. E parla con autorità, cioè con “la forza dell’amore“.

La seconda icona è la “gelosia” delle autorità religiose del tempo.Non tolleravano che la gente andasse dietro a Gesù! Non tolleravano! Avevano gelosia. E’ un brutto atteggiamento, questo. E dalla gelosia all’invidia, e noi sappiamo che il padre dell’invidia” è “il demonio“, per la cui invidia “è entrato il male nel mondo“. “Questa gente sapeva bene chi era Gesù: lo sapeva! Questa gente era la stessa che aveva pagato la guardia per dire che gli apostoli avevano rubato il corpo di Gesù!“, ha detto il Papa.

Avevano pagato per silenziare la verità. Ma, la gente è cattiva, davvero! Perché quando si paga per nascondere la verità, siamo in una cattiveria molto grande. E per questo la gente sapeva chi erano questi. Non li seguivano, tolleravano perché avevano l’autorità: l’autorità del culto, l’autorità della disciplina ecclesiastica a quel tempo, l’autorità sul popolo … e la gente seguiva“, ha ricordato il Pontefice, che poi ha sottolineato come Gesù dicesse “di loro che legavano pesi opprimenti sui fedeli e li facevano caricare sulle spalle della gente. Questa gente non tollera la mitezza di Gesù, non tollera la mitezza del Vangelo, non tollera l’amore. E paga per invidia, per odio“.

La terza icona è il sacrificio dei martiri per la fede. Durante la riunione del Sinedrio, ha rammentato ai partecipanti alla messa mattutina, c’è un “uomo saggio“, Gamaliele, che invita i leader religiosi a liberare gli apostoli. Così ci sono queste due prime icone: Gesù che si commuove nel vedere la gente “senza pastore” e le autorità religiose … “Questi, con le loro manovre politiche, con le loro manovre ecclesiastiche per continuare a dominare il popolo … E così, fanno venire gli apostoli, dopo che parla questo uomo saggio, richiamarono gli apostoli e li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. ‘Ma, qualcosa dobbiamo fare: daremo loro una bella bastonata e poi a casa!’. Ingiusta, ma l’hanno fatto. Loro erano i padroni delle coscienze, e si sentivano con il potere di farlo. Padroni delle coscienze … Anche oggi, nel mondo, ci sono tanti“, ha detto.

Io“, ha detto a questo punto il Papa, “ho pianto quando ho visto sui media” la notizia di “cristiani crocifissi in un certo Paese non cristiano. Anche oggi c’è questa gente che, in nome di Dio, uccide, perseguita. E anche oggi” vediamo tanti che, “come gli apostoli“, sono “lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”. Questa “è la terza icona di oggi. La gioia della testimonianza“.

Dunque, ha riassunto Papa Francesco, dobbiamo ricordarci delle tre icone: la “Prima icona: Gesù con la gente, l’amore, la strada che Lui ci ha insegnato, sulla quale dobbiamo andare. Seconda icona: l’ipocrisia di questi dirigenti religiosi del popolo, che avevano imprigionato il popolo con questi tanti comandamenti, con questa legalità fredda, dura, e che hanno anche pagato per nascondere la verità. Terza icona: la gioia dei martiri cristiani, la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storia hanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E oggi ce ne sono tanti! Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno pagare la multa. Ma il cuore è lieto“.

Le tre icone“, ha concluso il Papa, “guardiamole, oggi. E’ parte della nostra storia del salvezza“.

(AsiaNews)