Filippine, Daniele Bosio in carcere in condizioni subumane. Un Comitato internazionale testimonia la sua innocenza

L’ex ambasciatore italiano in Turkmenistan è accusato di aver violato la legge sulla tutela dei minori, ma il quadro accusatorio è sempre più vago. Mobilitazione internazionale a favore del diplomatico, con centinaia di testimonianze sul suo impegno a favore dei bambini sofferenti. Si distingue su tutto il vergognoso silenzio della Farnesina, malgrado la richiesta esplicita dell’avocato di Bosio, Elisabetta Busuito: e se il diplomatico italiano fosse innocente? I nostri articoli sulla vicenda

La Farnesina, sede del ministero degli Esteri italiano

Manila – Peggiorano le condizioni di salute di Daniele Bosio, l’ex ambasciatore italiano in Turkmenistan detenuto da inizio aprile in un carcere delle Filippine per violazione della legge a tutela dei minori. Bosio, secondo quanto rende noto il suo legale italiano, Elisabetta Busuito, ha perso oltre 10 chili di peso e ha sofferto di diversi episodi di coliche renali.

20140503-DanieleBosio-208x274Il diplomatico (nella foto a sinistra), per il quale domani – domenica 4 Maggio – è stata organizzata una veglia di preghiera durante l’Angelus in Vaticano, è rinchiuso dal 5 aprile in una cella di 30 metri quadri assieme ad altri 80-90 detenuti. Nei suoi confronti non è stata ancora presentata alcuna accusa formale (il caso marò fa scuola nel mondo contro gli italiani…), né sono state stabilite date per le prossime udienze, dopo l’ultima del 30 Aprile scorso, che è stata sospesa su richiesta della controparte in modo da bloccare al collegio di difesa italo-filippino la presentazione di prove, documentali e testimoniali, a favore di Bosio.

L’avvocato Busuito ha fatto sapere che le istituzioni italiane e internazionali sono state assenti e non stanno sostenendo lo sforzo per fare emergere la verità, ossia l’innocenza di Bosio. La cella – ha spiegato l’avvocato – “non ha letti sufficienti e i detenuti dormono a turno per terra o sulle stuoie. Vi è un solo bagno con lavandino e per i bisogni fisiologici i reclusi sono costretti ad utilizzare delle bottiglie di plastica“. La cella ha un’unica finestra che lascia passare l’aria, mentre “non è consentito ai detenuti di uscire nei cortili per prendere aria o passeggiare“.

A difesa di Daniele Bosio è stato costituito un “Comitato internazionale” che ha aperto anche un gruppo su Facebook (oggi chi non è su FB praticamente non esiste…) e si moltiplicano le testimonianze di chi lo conosce e sa, ha avuto evidenza, del suo sincero interesse per il benessere dei bambini in generale, di quelli sofferenti in particolare.

Pio d’Emilia – giornalista, collaboratore di SkyTG24 dal Giappone ed esperto di cultura e pensiero nipponico – ha testimoniato la sua conoscenza di Daniele Bosio in un articolo sul blog de “Il Fatto Quotidiano” dal titolo significativo:  “Filippine: e se l’ambasciatore Daniele Bosio fosse innocente?“. D’Emilia conosce Bosio dai tempi in cui era addetto commerciale a Tokyo. “Conosco personalmente Daniele Bosio“, ha scritto, “Ci siamo spesso frequentati, sia per motivi professionali e istituzionali, sia in occasioni private“, ha spiegato, per poi sottolineare: “L’idea che Daniele Bosio sia un pedofilo mi fa rabbrividire. Primo perché come penso chiunque l’abbia conosciuto – e lo dimostra la pagina aperta creata su Facebook da alcuni suoi amicinon lo ritengo possibile. Secondo perché, se lo fosse, significa che il male è davvero ovunque, e che l’unico modo per evitarlo e per proteggere noi e la nostra famiglia è quello di barricarci in casa. E non sarebbe forse neanche sufficiente, perché a questo punto anche dietro ad un membro della nostra famiglia potrebbe nascondersi un mostro“.

Lo dico perché Daniele Bosio è una persona alla quale“, ha sintetizzato d’Emilia, “come hanno fatto e spero possano ancora fare molte altre persone, leggetevi le testimonianze che stanno fioccando sulla pagina sopracitata, affiderei i miei figli“. Il giornalista ha peraltro assicurato i lettori il suo impegno per approfondire la questione e capire se davvero Bosio sia colpevole, nel qual caso “se nei prossimi giorni dovessi – spero di no – avere dei dubbi o addirittura cambiare idea, lo annuncerò pubblicamente“. Ma anche che “oggi mi sento in dovere di esprimere pubblicamente la speranza che quel signore di mezzà età dall’aspetto e dai modi gentili sia vittima di un colossale malinteso e venga al più presto scagionato. Non ci possono, non ci devono essere solo orchi, in giro“.

Una testimonianza di particolare importanza, cui però si contrappone un imbarazzante silenzio della Farnesina, che si è preoccupata di fare sapere al mondo di aver scaricato un diplomatico italiano in servizio, senza neanche mettere in conto una macchinazione, un complotto, una manovra Elisabetta Busuito, l'avvocato di Daniele Bosio membro del collegio di difesa del diplomaticomirata per diffamare un proprio rappresentante all’estero. Il silenzio del ministero degli Esteri è gravissimo, perché significa – dalla debolezza del quadro accusatorio – che ragioni di demagogia politica muovono l’Italia e chi la guida (sotto il profilo politico) sul piano internazionale, anche a costo di abbandonare servitori dello Stato alla mercé di accuse infamanti (ma non provate). L’intervento del ministro degli Esteri è stato chiesto in modo esplicito dall’avvocato Busuito qualche giorno fa, ma evidentemente non merita attenzione.

Forse l’Italia merita di meglio, perché anche a noi – fin dalle primissime battute – è balenato in mente l’interrogativo centrale che dovrebbe rendere insonni le notti della ministro Mogherini, dei membri dell’Unità di crisi e del personale della Farnesina: e se Daniele Bosio fosse innocente e vittima di una macchinazione per motivi che ignoriamo?

Abbiamo un terribile sospetto: che l’avvocato Elisabetta Busuito non sia ascoltata per essere stata in passato legale di Silvio Berlusconi. Sarebbe un fatto di gravità inaudita.

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