Laura Boldrini chiede al capo della Polizia di Stato di togliere il segreto ai procedimenti disciplinari interni (video)

La presidente della Camera, nel suo consueto sermone del sabato, dà conto della settimana trascorsa e racconta, tra gli altri avvenimenti, l’incontro con la mamma di Federico Aldrovandi, chiedendo al prefetto Alessandro Pansa di rendere pubblici i provvedimenti disciplinari interni. Perché non mettere dei manifesti nelle principali piazze del Paese?

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Roma – La presidente della Camera, Laura Boldrini, nel suo consueto sermone settimanale del sabato, ha affrontato il “caso Aldrovandi”, sollecitando il capo della Polizia, Alessandro Pansa, “affinché valuti la possibilità di togliere il segreto ai procedimenti disciplinari interni“.

Dopo aver analizzato la ricorrenza del Primo Maggio e aver criticato la “delocalizzazione selvaggia” (silenzio assoluto però su un fisco che uccide le imprese con tasse assurde come l’Irap…), Boldrini ha affrontato il tema dell’incontro con Patrizia Moretti Aldrovandi, mamma di Federico, il ragazzo morto sotto le mani di poliziotti incoscienti, condannati per omicidio colposo.

In linea con il mio impegno per la trasparenza e con quanto si sta facendo in questo senso alla Camera dei deputati – ha affermato Boldrini – ho accolto l’appello del presidente della commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi, a sollecitare il capo della Polizia affinché valuti la possibilità di togliere il segreto ai procedimenti disciplinari interni“.

Come si ricorderà, Laura Boldrini ha incontrato Patrizia Moretti Aldrovandi, mercoledì scorso a Montecitorio e oggi ha ricordato di avere “espresso indignazione per gli applausi riservati ai poliziotti condannati per la morte del ragazzo durante il congresso del sindacato autonomo Sap che considero un gesto provocatorio che non solo fa male a chi crede nella giustizia, ma danneggia soprattutto i tanti agenti che fanno il proprio dovere rispettando le regole“.

A questo proposito – ha sottolineato – ho riferito che il Parlamento si propone di migliorarle quelle regole, anche introducendo nel codice penale italiano il reato di tortura, e che la Commissione Giustizia della Camera avvierà la prossima settimana la discussione del disegno di legge già approvato dal Senato“.

Naturalmente, gli applausi ai poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi costituiscono una pagina vergognosa della storia della Polizia di Stato, un momento che contrasta con il sacrificio quotidiano dei poliziotti e della stragrande maggioranza dei tutori dell’ordine.

Ma associare la tortura con i fatti che hanno causato la morte di Federico Aldrovandi è fare controinformazione: si tratta, piuttosto, dell’applicazione distorta delle regole di comportamento operativo, gravissime ma non certo associabili alla tortura.

I poliziotti condannati per omicidio colposo del giovane ferrarese andrebbero estromessi dal servizio, ma la soluzione di desecretare le disposizioni disciplinari interne produrrebbe un effetto altrettanto grave di delegittimazione delle forze di polizia, che invece hanno bisogno di attenzione generale maggiore: sia in senso proattivo – non colpendole con assurdi tagli di risorse che producono un peggioramento della sicurezza nel Paese – sia nel senso di incrementare i sistemi interni di monitoraggio dei comportamenti dei tutori dell’ordine.

Laura Boldrini, messaggio del sabato alla nazione…

Laura Boldrini finisce per fare lo stesso errore commesso da Gianluca Pantaleoni, segretario generale del Consap (Confederazione sindacale autonoma di Polizia), promotore di una raccolta di firme per le dimissioni del capo della Polizia, per “manifesta e generalmente riconosciuta inadeguatezza a svolgere il ruolo di Direttore Generale della Pubblica Sicurezza“.

Pantaleoni infatti ha spiegato che “etichettare come ‘cretino’ un operatore di polizia impegnato in duri scontri di ordine pubblico e non comprendere che gli applausi ai poliziotti condannati per la sconcertante vicenda Aldrovandi sono la conseguenza del malessere che serpeggia tra i colleghi a seguito del blocco degli stipendi, del blocco dei contratti, del ritardo nel pagamento degli straordinari, della diminuzione degli organici e dei ricorrenti linciaggi a cui sono sottoposti gli operatori di polizia ogni qual volta ci sono vicende di ordine pubblico in cui“, ha affermato il segretario generale del Consap “per definizione, si dà torto alla Polizia prima ancora di controllare circostanze e fatti, significa non avere il polso della situazione e soprattutto una inaccettabile lontananza dal personale“.

Il che equivale associare due fenomeni reali per giungere a conclusioni infondate. Un poliziotto che “calpesta” una manifestante esce dal seminato, commette un abuso, perché è dalla parte della legge: se vogliamo, un manifestante violento fa il proprio lavoro, mentre un poliziotto violento non fa il proprio lavoro, non rispetta la legge che rappresenta.

E non si serve il Paese con responsabilità confondendo i piani della riflessione e rivendicando il rispetto del lavoro della forze dell’ordine – effettivamente troppo spesso vituperate ingiustamente – giustificando comportamenti che risultano ingiustificabili quando non proprio illegali.

(Fonte: TMNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

2 pensieri riguardo “Laura Boldrini chiede al capo della Polizia di Stato di togliere il segreto ai procedimenti disciplinari interni (video)

  • 03/05/2014 in 15:11:34
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    Chi sbaglia è giusto che paghi, ma solo in Italia si intitola no strade a facinorosi in passamontagna e santificano invasati

    • 03/05/2014 in 15:12:29
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      Concordo e aggiungo: si intitolano aule di sedi istituzionali. (Vincenzo Scichilone)

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