Mosca ammonisce: imminente disastro umanitario nell’Est dell’Ucraina. A rischio la pace in Europa

Al via “Tempesta di primavera“, esercitazione della NATO nel Baltico, per prevenire avventurismi russi, tra provocazione e precauzione. Il Segretario Generale dell’Onu offre la propria mediazione. Mercoledì il presidente svizzero, Didier Burkhalter, presidente di turno dell’Osce, si recherà a Mosca per tentare un rilancio dell’azione diplomatica che sembra impantanata dagli estremismi dei filo-russi e del governo ad interim dell’Ucraina

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Roma – Nell’Est dell’Ucraina è imminente un disastro umanitario: è l’avvertimento lanciato dal governo russo, mentre si intensificano i combattimenti in questa zona. La Russia ha avvertito che, se non si ferma l’escalation, il conflitto “minaccerà” la pace in tutta Europa. Le milizie separatiste filo-russe che combattono a Slavyansk hanno comunicato che 10 persone, tra cui alcuni civili, sono morte e 20 sono rimaste ferite nell’assalto dell’esercito ucraino a un posto di controllo della città orientale ucraina.

Il governo di Kiev ha invece ammesso che negli scontri sono rimasti uccisi 4 soldati, mentre una trentina sarebbero rimasti feriti. Un elicottero è stato poi abbattuto dal fuoco delle mitragliatrici dei separatisti mentre sorvolava una zona della città controllata dai ribelli e i due piloti sono riusciti a mettersi in salvo.

Nel frattempo, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon si è offerto di mediare nella crisi. Il presidente dell’Osce, Didier Burkhalter (che è il capo dello Stato della federazione Svizzera), è atteso a Mosca mercoledì, dove incontrerà il presidente Putin, nel tentativo di avviare una discussione per trovare i 20140505-didier-burkhalter-320x186termini per avviare un “dialogo nazionale” grazie alla mediazione proprio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

La proposta in fieri sarebbe una sorta di conferenza di pace, da temere a Ginevra. La prima, quella del 17 aprile, è finita in un nulla di fatto, malgrado un accordo sottoscritto dalle parti, ma gli sforzi diplomatici rischiano di essere superati dal precipitare degli eventi sul terreno.

Slavyansk, la città roccaforte della rivolta separatista contro il governo di Kiev, è completamente circondata dalle truppe ucraine che adesso avanzano verso l’interno. Le truppe lealiste hanno anche riconquistato il controllo della torre della tv. “Stanno combattendo una guerra contro di noi, sul nostro territorio“, ha detto il ministro dell’Interno, Arsen Avakov, che sovrintende alle operazioni dalla zona dei combattimenti. “La mia missione è eliminare i terroristi“, ha spiegato.

Il capo della Guardia Nazionale, Stephan Poltorak, anche lui in loco, ha affermato intanto che gli avversari “sono ben addestrati e ben attrezzati“. “Stanno facendo di tutto per costringerci a usare le armi pesanti, ma non lo faremo per risparmiare la popolazione civile“.

La Russia, che nega qualsiasi ruolo nei disordini, ha messo in guardia che, se non si metterà fine ai crescenti disordini, la situazione minaccerà la stabilità dell’intero continente. Non solo. Secondo Mosca, le forze “ultranazionaliste, estremiste e neonaziste” hanno commesso violazione “di massa” dei diritti umani in Ucraina. E le due posizioni potrebbero non escludersi reciprocamente.

La propaganda è in azione e sfrutta i social media per diffondere la posizione che si vuole difendere o su cui si vuole attrarre l’indignazione del resto d’Europa, che forse non ha ben chiaro cosa stia accadendo e quali pericoli si corrano in Ucraina.

Allies enhance NATO air-policing duties in Baltic States, Poland, Romania

Non c’è dubbio che la presenza di razzi anticarro e anti-aereo, impossibile per persone non addestrate in modo specifico, manifesta in modo inequivocabile il dispiegamento occulto di militari russi, ben capaci di utilizzare queste armi pesanti da guerra e dà ragione a chi sostiene che la protesta dei filo-russi sia etero-diretta da Mosca. Ma è altrettanto evidente la mano occidentale (anche sotto forma di semplice, quanto irresponsabile, sostegno politico) nei moti di ribellione che hanno portato alla destituzione di Viktor Yanukovich.

Ne consegue che le ragioni e i torti in questa brutta faccenda europea – non dimentichiamolo – dovrebbe essere risolta con la ragionevolezza della politica, mentre si assiste a tutto il contrario. Non ultimo dalla posizione degli Stati Uniti sotto l’Amministrazione Obama, all’interno della quale probabilmente c’è chi pensa di distrarre dai fallimenti a catena nella politica estera per convogliare l’attenzione sull’attivismo in Europa orientale, come capro espiatorio della politica democratica americana, che da Clinton a Obama ha conosciuto una lunga serie di inconcludenze.

Lo testimonia il fatto che da oggi al prossimo 23 maggio circa seimila militari della Nato partecipano in Estonia alle più imponenti manovre militari della storia post-sovietica nella repubblica baltica. L’esercitazione – denominata in modo ben augurante “Tempesta di primavera” – vedranno la partecipazione di truppe della 172nd Infantry Brigade dell’US Army, oltre che di truppe di fanteria di Gran Bretagna, Francia, Polonia, Lituania, Belgio e Paesi Bassi.

La componente aerea sarà assicurata da quattro F-16 della Kongelige Danske Flyvevåbnet(Royal Danish 173Airborne_Brigade_Shoulder_Patch-230x379Air Force) delle Aeronautica danese, che già pattugliano i cieli del Mar Baltico dall’inizio di maggio. Anche la Polonia ha inviato tre aerei da combattimento Su-22 e un’unità di difesa anti-aerea, mentre la Francia ha messo a disposizione un’unità di ‘cyber-difesa’ che opera per la prima volta, oltre a quattro caccia Rafale dell’Armée de l’Air, rischierati nella base aerea di Malbork in Polnia. Il Canada partecipa con sei caccia CF-18, la versione canadese degli F-18. Al rafforzamento del fronte orientale e baltico partecipano anche quattro Typhoon della RAF (Royal Air Force) britannica.

Parteciperanno alle esercitazioni anche 150 dei 600 militari del 173rd Airborne Brigade Combat Team, di stanza a Vicenza, nata nel 1915 come 173th Infantry Brigade (una brigata di fanteria), e con esperienze in Vietnam, nella Seconda Guerra del Golfo (2003), in Afghanistan durante “Enduring Freedom”. Il rischieramento nel Baltico rientra nelle scelte della Nato di rafforzare la propria presenza in Estonia, Lettonia e Lituania, Stati ex sovietici dell’Unione Europea e entrate nell’Alleanza Atlantica nel quinto allargamento, il 29 marzo 2004. In questi tre Paesi vivono importanti minoranze russe, che in Estonia e Lituania arrivano al 30 per cento della popolazione.

Insomma, un rischieramento che potrebbe essere inteso da Mosca come una provocazione, ma va considerato una situazione di oggettivo pericolo: che accadrebbe se i russofoni richiedessero l’intervento “liberatorio” della Russia?

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